Partire per studiare all’estero non è più un sogno per pochi. Anzi, per molti è ormai una tappa naturale del percorso: che sia un Erasmus, una laurea completa in un’università straniera, un master o anche solo un semestre fuori, sempre più studenti scelgono di mettersi in gioco lontano da casa. Lo fanno per mille motivi: per imparare una lingua sul serio, per respirare un sistema scolastico diverso, per crescere anche fuori dall’aula. Qualcuno sceglie mete tradizionali come Stati Uniti, Regno Unito, Francia o Germania. Altri guardano più lontano: Canada, Corea del Sud, Australia, Emirati Arabi, Giappone.
C’è entusiasmo, voglia di partire, mille ricerche su dove andare, cosa studiare, come candidarsi. Ma spesso, tra tutte queste cose, c’è un dettaglio che passa in secondo piano — almeno all’inizio: la burocrazia. Sì, perché anche se hai fatto tutto bene — hai trovato il corso giusto, sei stato ammesso, hai preparato i documenti — senza un visto valido non puoi partire. O peggio: parti e poi scopri che non puoi restare.
Se non hai i documenti in regola, non parti. O, peggio, parti e poi ti blocchi. Non importa quanto sia prestigiosa l’università che ti ha accolto, né quanto sia motivata la tua candidatura. Senza un visto valido, non puoi vivere, studiare o lavorare legalmente all’estero. Il punto è che le regole non sono mai uguali ovunque. Cambiano da Paese a Paese, a volte anche da università a università. E quello che vale in un posto, in un altro può essere completamente diverso.
Prendiamo l’Europa, per esempio. In teoria tutto dovrebbe filare liscio, senza troppa burocrazia. Ma nella pratica scopri che in alcuni paesi devi registrarti entro 48 ore, in altri devi aprire un conto bloccato con una certa cifra, altrove ti chiedono un permesso temporaneo anche solo per seguire i corsi. Non è complicato, ma nemmeno scontato. E arrivare tardi — o peggio, impreparati — può significare perdere tempo, soldi e serenità. E sono dettagli che — se ignorati — possono diventare un problema serio.
Questa guida nasce proprio per aiutarti a non perdere l’orientamento. Ti accompagna punto per punto: quando iniziare, quali documenti servono davvero, cosa controllare (due volte) prima di inviare una domanda. Perché perdere tempo su queste cose è facile. Ma perdere un’opportunità, quando l’avevi già tra le mani, fa decisamente più male.
Serve davvero un visto per studiare all’estero?
Dipende. Se hai la cittadinanza italiana, quindi sei cittadino dell’Unione Europea, per studiare in un altro Paese UE non ti serve un vero e proprio visto. Puoi partire liberamente, senza dover fare richieste complicate all’ambasciata.
Ma attenzione: questo non significa che non ci siano pratiche da sbrigare. In molti casi, soprattutto se resti per più di tre mesi, ti verrà chiesto di registrarti come residente temporaneo, oppure di ottenere un permesso di soggiorno per motivi di studio. Sono procedure che variano da Paese a Paese — e spesso non te le spiegano chiaramente fino a quando non sei già lì.
Per i Paesi extra-UE, invece, serve sempre un visto studentesco. Anche per programmi brevi. Alcuni esempi:
- Regno Unito → serve un visto per qualunque corso universitario dopo la Brexit
- Stati Uniti → servono i visti F-1 (studio accademico) o J-1 (scambio)
- Canada → serve un Study Permit, anche per i master
- Giappone e Corea del Sud → richiedono visti anche per summer school e corsi brevi
Attenzione: anche per tirocini non retribuiti o volontariato, molti Paesi richiedono un visto specifico. Non basta “essere studenti”: serve essere in regola con il tipo di attività prevista.
Visti studenteschi Paese per Paese (aggiornati 2025/26)
Stati Uniti: F-1 e J-1
Per studiare in college, università, master o scuole superiori americane serve il visto F-1. Se invece partecipi a un programma di scambio (es. Fulbright, Erasmus+ con accordi USA), potresti avere un visto J-1.
Cosa serve:
- Lettera di ammissione dell’istituzione
- Pagamento della tassa SEVIS (circa 350$)
- Dimostrazione di fondi sufficienti per sostenerti (tuoi o della famiglia)
- Assicurazione sanitaria
- Appuntamento all’ambasciata o consolato, con colloquio individuale
Tempistiche: da iniziare almeno 3-4 mesi prima della partenza
Regno Unito: Student Visa
Dopo la Brexit, il Regno Unito richiede sempre un visto per studiare più di 6 mesi. Il Student Visa copre lauree triennali, magistrali, corsi di lingua lunghi.
Requisiti:
- Lettera di accettazione (CAS)
- Livello di inglese certificato (IELTS, TOEFL o equivalente)
- Dimostrazione di fondi (requisiti più severi per Londra)
- Versamento di una tassa sanitaria (IHS)
Durante gli studi puoi lavorare fino a 20 ore a settimana.
Canada: Study Permit
Il permesso di studio canadese è uno dei più richiesti al mondo, perché consente anche di ottenere un permesso di lavoro post-laurea (PGWP). Per ottenerlo serve:
- Lettera di ammissione
- Prova fondi: almeno 10.000 CAD l’anno (esclusi i costi di studio)
- Certificato linguistico (di solito IELTS o CELPIP)
- Assicurazione medica
- Eventuale esame biometrico e visita medica
Il permesso consente di lavorare fino a 20 ore/settimana durante i corsi e full-time nei periodi di pausa.
Australia: Student Visa (subclass 500)
Per studiare in Australia serve la subclass 500, che copre corsi universitari, corsi di lingua, VET e altri percorsi formativi.
Da sapere:
- Possibilità di lavorare fino a 48 ore ogni 15 giorni
- Accesso a permessi post-laurea
- Richiesta prova fondi + assicurazione OSHC
Germania: permesso di soggiorno anche per studenti UE
Se sei cittadino UE, non serve il visto, ma devi registrarti entro 90 giorni e ottenere un permesso di soggiorno temporaneo. Se sei extra-UE, serve il visto per motivi di studio.
La Germania è molto rigida su:
- Prova fondi (10.332 € bloccati su un conto dedicato)
- Assicurazione sanitaria
- Dimostrazione di livello linguistico (tedesco o inglese, a seconda del corso)
Altri paesi UE: occhio alle tempistiche
- In Spagna e Francia i cittadini UE possono iscriversi senza visto, ma devono regolarizzare la permanenza
- I tempi possono variare da città a città
- Nei Paesi Bassi è l’università stessa a richiedere il permesso per conto dello studente: attenzione alle scadenze
Un consiglio pratico: fai sempre riferimento all’ambasciata ufficiale del Paese in questione e controlla il sito dell’università ospitante. Le informazioni online non aggiornate sono tra le principali cause di errori.
Studiare all’estero fuori dai soliti circuiti: i Paesi meno noti e cosa sapere sui loro visti
Quando si parla di studio all’estero, i nomi che vengono in mente sono quasi sempre gli stessi: Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Germania. Ma ogni anno cresce il numero di studenti italiani che scelgono mete meno scontate, più lontane — o semplicemente diverse dalle solite rotte. Chi parte per queste destinazioni ha spesso una motivazione forte: imparare una lingua che oggi apre molte porte, entrare in contatto con culture molto diverse, o studiare in sistemi educativi all’avanguardia su settori specifici (design, tecnologia, medicina…). Ma con queste opportunità arrivano anche sfide burocratiche diverse, che è meglio conoscere in anticipo.
Ecco una panoramica dei Paesi “fuori circuito” più interessanti e delle loro regole principali per ottenere un visto da studente.
Corea del Sud
La Corea del Sud ha investito moltissimo sull’istruzione internazionale. Università come Yonsei, Korea University o KAIST sono oggi riconosciute globalmente, e molti corsi sono offerti interamente in inglese.
Che visto serve: il visto D-2 per studio universitario (la versione D-4 è per corsi linguistici).
Cosa richiedono:
- Lettera di accettazione
- Piano di studi
- Prova di fondi (almeno 10.000 USD circa)
- Passaporto con validità residua
- In alcuni casi: esame del sangue o visita medica
Posso lavorare? Sì, ma solo dopo 6 mesi dall’inizio del corso e con l’autorizzazione dell’università. Il lavoro è limitato a un numero massimo di ore settimanali.
Consiglio: tutti i documenti vanno tradotti in coreano o inglese e spesso legalizzati. La Corea è precisa, e piccoli errori possono rallentare l’iter.
Giappone
Il Giappone affascina per cultura, tecnologia e ordine. Sempre più studenti italiani scelgono corsi di lingua, arte, economia o ingegneria nei campus giapponesi.
Che visto serve: il visto per studente a lungo termine, rilasciato dopo l’emissione del Certificate of Eligibility da parte dell’università.
Documenti richiesti:
- Lettera d’ammissione
- CoE (certificato emesso dal Giappone)
- Prova fondi (8.000–10.000 euro minimi)
- Certificato medico
- Traduzioni ufficiali (spesso in giapponese)
Posso lavorare? Sì, ma solo dopo aver ottenuto un permesso part-time (da richiedere dopo l’arrivo). Max 28 ore settimanali.
Il Giappone è molto rigido sui tempi: inizia la procedura almeno 5-6 mesi prima.
Emirati Arabi Uniti
Dubai e Abu Dhabi stanno diventando hub universitari globali. Molti atenei internazionali hanno sedi negli Emirati e offrono corsi in inglese.
Che visto serve: un residence visa per studio, rilasciato direttamente dall’università ospitante (spesso sponsorizzata da aziende private o fondazioni).
Documenti richiesti:
- Passaporto con almeno 6 mesi di validità
- Prova fondi
- Test HIV e certificato di buona salute (obbligatorio)
- Foto tessera biometriche
Posso lavorare? Solo con un permesso aggiuntivo, e non sempre è concesso agli studenti undergraduate. Le regole cambiano in base all’università.
Attenzione: è richiesto un comportamento rispettoso della cultura locale. Alcuni visti possono essere revocati anche per condotte considerate “inappropriate” (es. contenuti social, comportamenti pubblici).
Cina
Nonostante le difficoltà post-Covid, la Cina rimane una meta potente dal punto di vista accademico. Atenei come Tsinghua o Fudan offrono programmi in inglese, soprattutto in economia, ingegneria, medicina.
Che visto serve: visto X1 per chi resta più di 180 giorni (X2 se sotto i 6 mesi).
Cosa richiedono:
- Lettera d’ammissione
- Prova di fondi
- Certificato medico
- Fotocopia passaporto + foto
- Registrazione presso le autorità entro 24 ore dall’arrivo
Posso lavorare? Solo con autorizzazione e mai nei primi mesi di permanenza. I controlli sono molto severi.
Alcune province hanno regolamenti diversi: informarsi sempre sulla città specifica in cui si andrà.
Polonia
La Polonia è diventata una meta interessante per chi cerca corsi universitari in inglese a costi contenuti. Varsavia, Cracovia e Wrocław ospitano molti studenti internazionali.
Serve il visto? Se sei cittadino UE, no. Ma è necessario registrarsi entro 90 giorni dall’ingresso e ottenere un permesso temporaneo. Se sei extra-UE (es. studenti internazionali non europei), serve un visto nazionale per studio.
Posso lavorare? Sì, anche senza permesso specifico, se hai regolarizzato la tua permanenza. La Polonia è piuttosto flessibile su questo.
Le università spesso aiutano gli studenti a compilare i moduli per la registrazione. Ma serve fare attenzione alle scadenze locali, spesso molto rigide.
Brasile
Pochi lo considerano, ma il Brasile ha programmi di scambio e master di ottimo livello, soprattutto in ambito sociale, ambientale e culturale.
Che visto serve: visto temporaneo VITEM IV per studio.
Documenti richiesti:
- Lettera d’ammissione
- Prova fondi
- Certificato penale
- Assicurazione sanitaria
- Registrazione obbligatoria presso la Polizia Federale all’arrivo
Posso lavorare? Solo in casi specifici e previa autorizzazione. La priorità è sempre il completamento del programma di studi.
Alcuni corsi sono offerti in inglese, ma la conoscenza del portoghese è spesso richiesta anche per la vita quotidiana.
Perù
Il Perù non è una destinazione di massa per lo studio, ma negli ultimi anni ha attirato sempre più studenti interessati a storia, antropologia, sostenibilità ambientale e cooperazione internazionale. Università come la PUCP (Pontificia Universidad Católica del Perú) o la Universidad del Pacífico offrono programmi in inglese e ottimi scambi internazionali.
Che visto serve: un visto per studio (Visa para estudios), da richiedere presso l’Ambasciata del Perù in Italia prima della partenza.
Cosa richiedono:
- Lettera di accettazione dell’università
- Passaporto con validità residua
- Prova fondi per il mantenimento (spesso autocertificata)
- Certificato medico
- In alcuni casi: casellario giudiziale
Posso lavorare? In linea generale, no: il visto da studente non prevede il lavoro retribuito. Alcuni tirocini curriculari possono essere accettati, ma solo previa autorizzazione specifica.
Consiglio: in Perù la burocrazia è spesso meno digitalizzata che altrove. Porta copie cartacee di tutti i documenti, e prevedi qualche giorno extra all’arrivo per completare la registrazione migratoria.
Egitto
In crescita l’interesse per l’Egitto, soprattutto per corsi di archeologia, storia, relazioni internazionali e islamistica. Le università del Cairo accolgono ogni anno studenti da tutto il mondo.
Che visto serve: visto per studio, da richiedere prima della partenza e da confermare all’arrivo.
Requisiti:
- Passaporto valido
- Lettera di accettazione
- Prova fondi
- Talvolta: certificato HIV
- Registrazione presso le autorità egiziane
Posso lavorare? Di norma no. Le attività lavorative sono fortemente limitate per gli studenti stranieri.
L’Egitto ha un contesto sociale e politico complesso: informarsi bene prima della partenza è fondamentale.
In sintesi
Scegliere una destinazione “non convenzionale” può offrire opportunità incredibili di crescita, ma richiede anche più attenzione, più preparazione e spesso più pazienza con la burocrazia.
Per non farsi trovare impreparati:
- Studia bene il sistema universitario del Paese
- Verifica sul sito dell’ambasciata ufficiale cosa serve davvero
- Inizia con almeno 5-6 mesi di anticipo
- Non dare mai nulla per scontato — soprattutto per quanto riguarda lingua, fondi e regole locali
Come si ottiene un visto studentesco: la parte pratica
Il consiglio più importante è questo: inizia presto. Anche sei mesi prima della partenza non è troppo. Ogni Paese ha procedure diverse, ma i passaggi chiave sono quasi sempre gli stessi, vediamoli.
- Lettera di accettazione
Non si può richiedere un visto se prima non sei stato formalmente ammesso all’università o all’istituto dove vuoi studiare. La lettera deve essere ufficiale, firmata, spesso con un codice identificativo. - Prova di fondi
Molti Paesi vogliono essere certi che tu possa sostenerti economicamente. Come? Con estratti conto, dichiarazioni della famiglia, borse di studio o documenti che attestano entrate sufficienti. Le cifre richieste variano: da 6.000-7.000 euro fino a oltre 20.000 euro per gli USA o il Regno Unito. - Assicurazione sanitaria
Serve quasi ovunque, anche in Europa. In alcuni casi deve essere una polizza riconosciuta nel Paese di destinazione, quindi meglio controllare in anticipo. - Documenti personali
Passaporto con validità residua, foto tessera, certificati scolastici tradotti, eventuali referenze.
In alcuni casi servono anche: certificazioni linguistiche; lettere motivazionali; piano di studi. - L’intervista (quando richiesta)
Per alcuni visti, come quelli statunitensi, è obbligatorio un colloquio consolare in ambasciata o consolato. Non è un esame, ma è importante rispondere in modo chiaro, coerente, senza contraddizioni. Di solito ti chiedono:
– Perché hai scelto quel Paese e quel corso
– Come intendi finanziare il tuo soggiorno
– Cosa pensi di fare dopo la laurea
Consiglio pratico: porta sempre fotocopie di tutti i documenti, anche quelli non richiesti esplicitamente. Meglio una carta in più che una in meno.
FAQ: le domande che tutti si fanno
Posso lavorare se sono in Erasmus?
Dipende dal Paese ospitante. Di solito sì, ma con i limiti previsti per gli studenti stranieri. In alcuni casi serve una comunicazione preventiva o un permesso aggiuntivo.
Se mi bocciano a un esame, perdo il visto?
No, ma se salti i corsi o non raggiungi il numero minimo di crediti, il tuo status di studente può essere messo in discussione. Rischi una revoca se risulti inattivo per troppo tempo.
Posso cambiare università una volta ottenuto il visto?
In alcuni Paesi sì, in altri no. Ad esempio, negli USA il visto è legato all’università che ti ha emesso il modulo SEVIS. In caso di trasferimento, va notificato e approvato.
E se voglio restare a lavorare dopo la laurea?
Controlla subito se esistono permessi post-studio (come in UK, Canada, Germania). Spesso vanno richiesti prima che il tuo visto attuale scada.
Devo tornare in Italia per rinnovare il visto?
In genere no, puoi fare tutto nel Paese dove ti trovi. Ma alcune eccezioni esistono, soprattutto se cambi status (da studente a lavoratore).
Se qualcosa va storto: visto scaduto, in ritardo o respinto
È raro, ma succede. E bisogna sapere come reagire senza farsi prendere dal panico.
Se il visto viene respinto
I motivi più comuni sono:
- documenti incompleti o incoerenti
- fondi insufficienti
- sospetto che tu voglia restare nel Paese oltre la scadenza
In questi casi si può fare ricorso o presentare una nuova domanda, ma servono tempi tecnici e, a volte, un’assistenza legale.
Se il visto scade mentre sei ancora lì
È un problema serio. In molti Paesi diventi automaticamente “irregolare” e potresti ricevere un ordine di espulsione. Questo può compromettere anche futuri ingressi.
Cosa fare: controlla sempre la scadenza del visto. Alcuni ti danno una finestra di tempo per regolarizzarti, altri no.
Se sei in ritardo con la domanda
Se non hai ancora fatto domanda e mancano poche settimane alla partenza, potresti non farcela con i tempi. In questo caso:
- contatta subito l’università
- verifica se puoi posticipare l’arrivo
- non improvvisare soluzioni “fai da te”
Studiare all’estero è un progetto, non un salto nel buio
Trovare un’università, fare domanda, preparare tutto: studiare all’estero è una scelta ambiziosa, ma possibile. Il visto non è un ostacolo insormontabile: è solo una parte concreta del percorso, che va affrontata con organizzazione e lucidità. Non sei il primo a doverlo fare — e non sarai l’ultimo. Ma chi parte preparato parte meglio, e soprattutto parte con più serenità.
5 consigli per non perdere tempo (e soldi) con i visti
- Inizia almeno 6 mesi prima della partenza
- Controlla sempre i requisiti ufficiali del Paese e dell’università
- Prepara i documenti in lingua originale e, se serve, tradotti ufficialmente
- Chiedi chiarimenti al consolato, non affidarti solo a forum e gruppi social
- Tieni sempre una copia cartacea di tutto — anche se “tanto c’è la mail”


