Crescita personale, fioritura e orientamento: soft skill, obiettivi e mindset da sviluppare

Crescita personale, fioritura individuale e orientamento non sono tre parole di moda. Sono, sempre di più, tre nomi per lo stesso processo: diventare la persona che si vuole essere.

di Alpha Orienta
13 maggio 2025
1 MIN READ

Non basta scegliere: bisogna diventare

Non esistono mappe precostituite, ma esistono strumenti. E tra questi ci sono le competenze trasversali (le cosiddette soft skill), un certo tipo di mentalità (il mindset), la capacità di darsi obiettivi significativi e portare avanti un progetto. In Italia, la scuola e le politiche pubbliche stanno cominciando a riconoscerlo, integrando lo sviluppo delle competenze non cognitive nei percorsi scolastici e di formazione.

Ma cosa significa, in concreto, crescere? E come si può aiutare le persone a orientarsi, a ogni età?

Le competenze non cognitive

Chi riesce ad affrontare un cambiamento? Chi comunica bene? Chi sa chiedere aiuto? Chi non si scoraggia davanti a un errore? Queste persone hanno sviluppato una combinazione di competenze trasversali: emotive, relazionali, cognitive. Sono competenze che si imparano con l’esperienza, ma anche attraverso percorsi educativi consapevoli. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’OCSE e l’UNESCO le considerano fondamentali per la vita, il lavoro, la salute mentale. E anche l’Italia si sta muovendo: dal 2023 è attiva una sperimentazione triennale per portarle in tutte le scuole, con formazione dei docenti e valutazione dei risultati. In Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la Legge 19 febbraio 2025, n. 22 che introduce ufficialmente lo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nei percorsi delle istituzioni scolastiche.

Non esiste un elenco unico, ma si possono riconoscere tre grandi aree:

  • Emotive: consapevolezza di sé, gestione dello stress, resilienza.
  • Relazionali: empatia, comunicazione efficace, cooperazione.
  • Cognitive: pensiero critico, creatività, problem solving, capacità decisionale.

La buona notizia? Si possono allenare. A scuola, al lavoro, nella vita.

Mindset: come pensi cambia tutto

“Non ci riesco”. “Non sono portata”. “Non fa per me”. Se queste frasi ti suonano familiari, forse hai incontrato un mindset fisso. Carol Dweck, psicologa americana, ha dimostrato che la convinzione di non poter migliorare è spesso più limitante della mancanza di abilità. Il contrario è il mindset di crescita: l’idea che le competenze si possano sviluppare con impegno, strategie e feedback.

Secondo i dati di uno studio PISA, gli studenti con un mindset di crescita ottengono risultati migliori e si scoraggiano meno. Ma vale anche per gli adulti. Coltivare una mentalità aperta all’apprendimento continuo, alla sperimentazione, alla gestione dell’errore è una delle chiavi della fioritura personale.

Accanto al mindset, contano anche due elementi spesso trascurati:

  • agency: la sensazione di poter agire, di avere un impatto sulle proprie scelte.
  • autoregolazione: la capacità di gestire tempo, emozioni, energie e obiettivi.

Darsi obiettivi: non è questione di forza di volontà

Impostare obiettivi in modo vago (“Voglio migliorare”) porta spesso alla frustrazione. Esiste invece una metodologia per definire mete significative e raggiungibili: l’approccio SMART (Specifici, Misurabili, Realistici, Rilevanti, Temporalizzati). Ma non basta la tecnica. Serve collegare gli obiettivi ai propri valori, a ciò che conta davvero per noi. E serve tradurre la visione di lungo periodo in passi concreti, micro-azioni da fare ogni giorno.

Alcune idee:

  • Il “backcasting”: partire dal futuro desiderato e costruire a ritroso le tappe.
  • Le mappe delle competenze da acquisire.
  • Le routine settimanali coerenti con i propri obiettivi.

Il concetto di “fioritura personale” viene dalla psicologia positiva, ma ha radici antiche: per Aristotele era la eudaimonia, la vita piena. Oggi Martin Seligman lo declina con il modello PERMA: emozioni positive, coinvolgimento, relazioni, significato, realizzazione. Non si tratta di essere sempre felici, ma di vivere con pienezza, coltivando le proprie risorse, trovando un senso in ciò che si fa, superando le difficoltà senza negarle.

Fiorire significa sentirsi in crescita, in connessione, in cammino. Non è un punto d’arrivo, ma una postura verso la vita.

Orientarsi per scegliere, scegliere per trasformare

L’orientamento non è un test, né un consiglio: è un processo. Richiede informazioni, sì, ma soprattutto consapevolezza di sé. In Italia, la riforma dell’orientamento ha introdotto figure come il docente tutor e il docente orientatore per aiutare gli studenti a esplorare interessi, attitudini e opportunità.

Ma orientarsi riguarda tutte le età. Un adulto che vuole cambiare lavoro, una madre che rientra dopo una pausa, un giovane che non sa da dove partire: tutti hanno bisogno di strumenti per fare scelte significative.

Modelli come il Life Design (Savickas) invitano a pensarsi come progettisti della propria traiettoria, in modo iterativo: esplorare, prototipare, aggiustare. Esempi concreti come il Programma GOL mostrano come orientamento e formazione possano attivare percorsi di fioritura anche per chi parte da una posizione svantaggiata.

Una cultura dell'orientamento è una cultura della fioritura

Orientarsi non serve solo a trovare lavoro o a scegliere una scuola. Serve a non andare alla deriva in un mondo complesso. Serve a riconoscere il proprio valore, a darsi una direzione, a costruire legami tra ciò che si è e ciò che si fa. Una buona cultura dell’orientamento è un diritto, ma anche una risorsa collettiva: rende le persone più libere, e la società più giusta.

L’orientamento è, prima di tutto, una forma di cura: di sé, degli altri, del futuro.

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