Nel contesto della Manovra finanziaria 2026 del Governo Meloni, uno dei capitoli più discussi riguarda la previdenza e le regole per l’accesso alla pensione, e al suo interno il tema del riscatto della laurea. Questa operazione, già prevista dal sistema pensionistico italiano, consente a chi ha conseguito un titolo universitario di convertire gli anni di studio in contributi utili ai fini pensionistici. La discussione politica è intensa, perché le modifiche proposte dalla manovra possono incidere sui tempi di uscita dal lavoro e sul valore stesso del riscatto futuro.
Che cos’è il riscatto della laurea
Il riscatto della laurea è uno strumento che permette di trasformare gli anni trascorsi all’università in anni contributivi ai fini previdenziali. In pratica, si valuta come se chi ha studiato avesse lavorato per quel periodo, con un versamento all’INPS che accredita tali anni nella propria posizione contributiva. Questo meccanismo può servire sia per raggiungere più velocemente i requisiti per la pensione sia per aumentare l’importo dell’assegno pensionistico finale, perché i contributi aggiuntivi aumentano il montante contributivo.
Le novità nella Manovra 2026
La Manovra di Bilancio 2026 include, tra i capitoli di intervento sulla previdenza, modifiche al sistema di accesso alla pensione e alla convenienza del riscatto della laurea. In particolare, nel maxi‑emendamento in fase di approvazione si prevede una stretta sul valore contributivo degli anni riscattati, con misure che entreranno gradualmente in vigore nei prossimi anni.
Una delle novità più discusse riguarda il fatto che il riscatto della laurea, pur restando possibile, varrà progressivamente di meno ai fini dell’accesso alla pensione anticipata. Secondo quanto previsto, il conteggio degli anni riscattati non influirà più nello stesso modo sul tempo necessario per raggiungere i requisiti contributivi e anagrafici per la pensione anticipata, rendendo quindi meno vantaggioso, in alcuni casi, ricorrervi.
Parallelamente, la manovra prevede un allungamento delle cosiddette finestre mobili per il riconoscimento della pensione anticipata: le decorrenze tra il momento in cui si raggiungono i requisiti contributivi e l’effettivo inizio dell’erogazione dell’assegno si allungheranno progressivamente fino a sei mesi entro il 2035. Questo significa che chi raggiunge i requisiti prima del 2031 non subirà cambiamenti immediati, ma chi lo farà negli anni successivi dovrà attendere più a lungo per ricevere la pensione.
Finestre pensionistiche e legame con il riscatto
Un altro elemento che incide in modo diretto sulla convenienza del riscatto della laurea riguarda l’allungamento delle cosiddette finestre per la pensione anticipata. La finestra è il periodo di tempo che intercorre tra il momento in cui si maturano i requisiti per andare in pensione e l’effettivo inizio dell’erogazione dell’assegno.
Oggi, per la pensione anticipata, questo intervallo è pari a tre mesi: anche dopo aver raggiunto i requisiti contributivi (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne), è necessario attendere prima di ricevere la pensione.
La Manovra finanziaria 2026 introduce un allungamento progressivo di questa finestra. In base alle previsioni contenute nel maxi-emendamento, l’attesa aumenterà di un mese dal 2032, di due mesi dal 2034 e di tre mesi dal 2045, arrivando così a un massimo di sei mesi complessivi tra il raggiungimento dei requisiti e l’uscita effettiva dal lavoro. Secondo le stime del governo, questa misura consentirà un risparmio di quasi 2 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, contribuendo a rendere sostenibili le maggiori spese previdenziali previste nel medio periodo.
Questo intervento è strettamente collegato al tema del riscatto della laurea. Anche nel caso in cui gli anni di studio riscattati consentano di raggiungere prima i requisiti contributivi, l’allungamento delle finestre riduce l’effetto pratico dell’operazione: non solo diventa più difficile anticipare il momento in cui si maturano i requisiti, ma anche quando ciò avviene l’uscita dal lavoro viene comunque posticipata.
In questo senso, il riscatto della laurea perde progressivamente la funzione di “acceleratore” dell’accesso alla pensione anticipata, pur restando valido come strumento per aumentare il montante contributivo e quindi, potenzialmente, l’importo dell’assegno finale.
Impatto sulla convenienza del riscatto
Queste modifiche incidono sul rapporto costi‑benefici del riscatto della laurea. Finora, riscattare gli anni di università poteva rappresentare una strategia per aumentare l’anzianità contributiva e quindi anticipare l’età pensionabile o migliorare l’importo dell’assegno finale. Con le nuove regole, l’effetto pratico di quegli anni riscattati potrebbe essere ridotto, perché il valore contributivo di quegli anni sarà progressivamente “tagliato” in relazione ai requisiti per la pensione anticipata.
In termini più concreti, questo significa che anche con anni riscattati, la possibilità di andare in pensione prima o con condizioni migliori potrebbe essere più difficile da ottenere rispetto al passato. Le generazioni più giovani, che contano di sfruttare tali meccanismi per raggiungere la pensione anticipata, potrebbero essere tra le più penalizzate dal nuovo regime.
Altre proposte e iniziative in discussione
Parallelamente alla manovra, nel dibattito parlamentare ci sono proposte di legge che mirano a rendere il riscatto della laurea più accessibile o addirittura gratuito per determinate categorie di lavoratori, come personale scolastico e ricercatori. Nel 2024 e nei mesi scorsi sono state depositate proposte per introdurre un riscatto agevolato o gratuito per periodi di studio universitario, con costi molto inferiori rispetto agli importi attuali. Queste iniziative non fanno ancora automaticamente parte della Legge di Bilancio 2026, ma mostrano come il tema sia aperto al confronto politico e alla possibile evoluzione normativa.
Cosa cambia per chi ha già riscattato o intende farlo
Per chi ha già riscattato gli anni universitari in passato, le modifiche normative non cancellano il diritto a quel riscatto; tuttavia, il valore di quegli anni ai fini pensionistici potrebbe essere riclassificato secondo i nuovi criteri in vigore nei prossimi anni. Per chi intende riscattare la laurea in futuro, diventa fondamentale valutare con attenzione costi, benefici previdenziali e l’impatto delle nuove regole sui requisiti di accesso alla pensione.
Quando conviene riscattare la laurea: guida pratica
Il riscatto della laurea è uno strumento previdenziale che permette di far valere agli effetti della pensione gli anni di studio universitario, cioè di trasformarli in anni contributivi. Non è automatico: occorre presentare all’INPS una domanda formale per chiedere che il periodo in cui si è frequentato l’università venga considerato come contribuzione. Questo può essere utile sia per raggiungere prima i requisiti pensionistici sia per aumentare l’assegno pensionistico futuro.
Dal 2019 esiste anche una forma di riscatto agevolato per chi rientra nel sistema contributivo puro, cioè per i lavoratori che iniziano a versare contributi dopo il 1996. Questo tipo di riscatto costa meno rispetto al calcolo ordinario e può rendere l’operazione più conveniente, soprattutto per i più giovani o per chi non ha ancora carriere contributive lunghe.
Come funziona il calcolo e il pagamento
Il costo del riscatto della laurea può essere calcolato in modi diversi a seconda della situazione personale e del metodo scelto. Nel riscatto ordinario il calcolo si basa sulla retribuzione attuale o su una media degli ultimi redditi, e tende a essere costoso. Nel riscatto agevolato il costo è spesso inferiore perché si tiene conto solo della contribuzione futura, con una base di calcolo più favorevole.
L’INPS, una volta presentata la domanda, fornisce l’importo da versare; poi chi richiede il riscatto può scegliere di pagare in un’unica soluzione oppure di dilazionare l’importo fino a 120 rate mensili. I versamenti sono deducibili fiscalmente, permettendo di recuperare parte dell’onere sotto forma di minore Irpef.
Quando il riscatto può convenire
Il riscatto della laurea può convenire soprattutto in due casi principali: quando serve ad anticipare l’accesso alla pensione e quando serve ad accrescere il montante contributivo, cioè la base su cui verrà calcolato l’importo finale della pensione.
In passato il riscatto della laurea era particolarmente interessante per chi voleva utilizzare gli anni universitari per raggiungere prima i requisiti della cosiddetta pensione anticipata, dove il requisito contributivo (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne) è un elemento chiave. In questi casi riscattare anni di laurea significava effettivamente aggiungere anni contributivi utili.
Oggi, con le modifiche in corso di approvazione nella Manovra finanziaria 2026, questa strategia può risultare meno efficace di prima. Il testo in discussione prevede che gli anni riscattati valgano progressivamente meno nella maturazione dei requisiti per la pensione anticipata, perché il nuovo sistema taglierà una parte dei mesi riscattati se si usa quel periodo per andare in pensione anticipata. Le diminuzioni sono graduali e ammontano fino a 30 mesi in meno rispetto a quanto era possibile nel passato. Lungo questa transizione, per chi maturerà i requisiti negli anni successivi il beneficio effettivo del riscatto potrebbe essere molto ridotto. In concreto, anche se si riscattano tre anni di laurea, solo una parte di quei tre anni potrebbe effettivamente contare ai fini dei requisiti.
Quando potrebbe non convenire
Con le regole attuali e con le novità in arrivo, il riscatto può non convenire se chi lo considera non sta per raggiungere i requisiti pensionistici a breve o se il costo del riscatto è troppo alto rispetto al beneficio previdenziale atteso. In altre parole, se si è molto distanti dall’età pensionabile o non si riesce a sfruttare gli anni riscattati per anticipare l’uscita, il vantaggio economico potrebbe essere limitato o addirittura nullo.
Inoltre, la riforma allunga i tempi di attesa tra il raggiungimento dei requisiti e l’erogazione della pensione, le cosiddette “finestre”, che diventano più lunghe. Anche questo può ridurre l’efficacia pratica del riscatto, perché non basta avere i requisiti per andare in pensione subito: bisogna poi attendere più a lungo rispetto a prima.
Per chi ha già riscattato la laurea
Chi ha già riscattato la laurea in passato non perde il diritto ai periodi riscattati. Tuttavia, il valore pratico di quei periodi ai fini della pensione anticipata potrebbe essere ricalcolato secondo le nuove regole se la pensione viene richiesta dopo l’entrata in vigore delle modifiche. Questo significa che, pur avendo riscattato anni di studi in passato, il loro effetto nel calcolo della pensione futura potrebbe risultare ridotto rispetto a quanto ci si aspettava.
Nuove proposte e altri riscatti
Nel dibattito parlamentare ci sono anche proposte che mirano a rendere il riscatto della laurea più accessibile o addirittura gratuito per alcune categorie, come insegnanti, personale scolastico o under 30, oppure a introdurre il riscatto di periodi di stage o tirocinio tramite un meccanismo simile a quello della laurea. Queste iniziative non sono ancora parte ufficiale della legge di bilancio, ma mostrano che il tema resta aperto e soggetto a possibili evoluzioni normative.
Cosa valutare prima di decidere
Prima di scegliere se riscattare o meno la laurea è importante fare una simulazione personalizzata. Va verificato quanto effettivamente quel riscatto inciderebbe sui requisiti per la pensione e sull’importo dell’assegno finale. Spesso può essere utile confrontarsi con un patronato o un consulente previdenziale per capire esattamente se, nella propria situazione personale, il riscatto comporterà davvero un vantaggio o se è meglio attendere altre soluzioni previdenziali.







