Contratti di apprendistato e forme contrattuali per i neolaureati: cosa sapere per iniziare col piede giusto

Finita l’università, ci si ritrova spesso davanti a un bivio: continuare a studiare, cercare lavoro, capire cosa si vuole davvero. E quando arriva la prima offerta, il dubbio è sempre lo stesso: accettare o aspettare qualcosa di meglio?

di Alpha Orienta
10 giugno 2025
1 MIN READ

Molto dipende dal tipo di contratto. C’è una bella differenza tra uno stage con rimborso spese e un apprendistato con formazione strutturata, tra un contratto a termine e un tempo indeterminato. Capire bene cosa si ha davanti aiuta a fare scelte più consapevoli e ad evitare fregature.

Apprendistato: imparare facendo

L’apprendistato è una formula pensata per chi deve ancora fare esperienza. Esistono varie tipologie, ma le due più interessanti per chi ha una laurea in tasca sono l’apprendistato professionalizzante e quello di alta formazione e ricerca.

Apprendistato professionalizzante

È il contratto più usato tra i giovani: si lavora, si impara un mestiere, si riceve uno stipendio (spesso un po’ più basso all’inizio) e si hanno tutte le tutele di un dipendente. Si parte con un contratto a tempo indeterminato, ma con un periodo di “formazione” che dura due o tre anni.

Nel 2022, secondo INAPP, quasi il 98% degli apprendisti italiani era assunto con questa formula. Se l’azienda ci crede, è un ottimo modo per crescere dentro una realtà. E molti vengono confermati a fine percorso.

Apprendistato di alta formazione e ricerca

Qui si lavora mentre si studia: per un master, una magistrale, un dottorato o un progetto di ricerca. L’azienda e l’università firmano un accordo, si definisce un piano formativo, e si parte. Si è assunti con un contratto a tempo indeterminato, ma la retribuzione iniziale può essere più bassa rispetto a ruoli simili senza formazione.

Secondo dati INAPP, nel 2022 c’erano poco più di 1.300 apprendisti in alta formazione in tutta Italia. Pochi, troppo pochi. Eppure è uno strumento che, se fatto bene, può aprire strade vere nella ricerca, nell’innovazione, nei settori tecnici.

Stage e tirocini: esperienza, ma con cautela

Molti iniziano con uno stage. In alcuni casi può essere un trampolino: si entra in azienda, si impara, ci si fa conoscere. Ma va scelto con cura. Lo stage non è un contratto di lavoro: non si maturano contributi, non si ha diritto a ferie o malattia, l’indennità minima varia da Regione a Regione (spesso intorno ai 500 euro al mese).

Secondo dati ANPAL riferiti al 2022, circa il 60% dei tirocinanti trova lavoro entro sei mesi dalla fine dello stage. Ma solo una parte di questi rimane nella stessa azienda. Quindi conviene chiedersi: che tipo di esperienza è? C’è un progetto formativo vero? Ci sono possibilità di assunzione?

Contratto a termine: l'inizio più comune

Molti neolaureati iniziano con un contratto a tempo determinato. Dura qualche mese, a volte si rinnova, altre no. Può essere un buon modo per farsi le ossa e capire se un certo ambiente fa per noi. Ma non sempre porta a una stabilizzazione.

La legge permette massimo 24 mesi di contratto con lo stesso datore, poi bisogna passare a tempo indeterminato (o lasciarsi). Alcune aziende assumono a termine per valutare il lavoratore, altre lo fanno per necessità momentanee e non prevedono inserimenti futuri.

Tempo indeterminato: quando si parte con il piede giusto

C’è chi riesce ad avere un contratto a tempo indeterminato già dal primo giorno. Non è la norma, ma capita, soprattutto nei settori più tecnici e nelle aziende che puntano sui giovani.

In questi casi, dopo un periodo di prova, si entra a tutti gli effetti in organico. È la formula più sicura e stabile, e permette di concentrarsi sulla crescita professionale senza l’ansia della scadenza.

Co.co.co e collaborazioni: flessibilità, ma meno tutele

Le collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co) esistono ancora, anche se meno diffuse di un tempo. Spesso vengono proposte per incarichi specifici, soprattutto nel pubblico, nell’editoria, nella ricerca.

Non si ha un orario fisso, si è autonomi, ma mancano molte tutele: niente ferie retribuite, niente malattia, contributi versati alla gestione separata. Possono andare bene per esperienze brevi o se si ha già un altro lavoro, ma vanno valutate con attenzione.

Un consiglio in più

Ogni contratto ha le sue regole. Leggere bene cosa si firma, informarsi, fare domande è fondamentale. Non esistono formule magiche, ma è importante sapere cosa aspettarsi.

Il primo contratto non è per forza quello della vita. Ma può essere un buon inizio, se scelto con consapevolezza.

Dove cercare le opportunità

  • Università e career service: pubblicano offerte, organizzano eventi, mettono in contatto con le aziende.
  • Portali come Almalaurea, ClicLavoro, Garanzia Giovani: raccolgono offerte specifiche per neolaureati.
  • LinkedIn, Indeed, Infojobs: si possono filtrare le offerte per “junior”, “apprendistato”, “stage”.
  • Siti aziendali: molte aziende pubblicano direttamente le loro offerte.
  • Agenzie per il lavoro: aiutano nella ricerca e spesso propongono percorsi in apprendistato.
  • Contatti personali: amici, ex colleghi, docenti: a volte il passaparola è ancora il canale più veloce.
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