Come diventare attore o attrice: formazione teatrale, accademie e primi passi nel mondo dello spettacolo

Cosa serve davvero per iniziare a studiare recitazione e costruire una strada nel mondo dello spettacolo.

di Anna Castiglioni
14 novembre 2025
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Diventare attore o attrice è il sogno di molte persone, spesso coltivato fin dall’infanzia davanti a uno specchio o recitando battute tra amici. Ma trasformare questa passione in una professione richiede impegno, studio e pazienza. Entrare nel mondo dello spettacolo non è semplice, ma con una buona formazione e i giusti strumenti si può iniziare a costruire un percorso solido e gratificante.

Da dove si comincia: la passione che diventa scelta

La prima vera spinta verso la recitazione nasce spesso da un desiderio profondo di esprimersi, di raccontare storie o di mettersi nei panni di qualcun altro. È una vocazione che si manifesta in modi diversi per ciascuno, ma che ha bisogno di essere riconosciuta e alimentata. Il primo passo concreto è quello di iniziare a studiare. Non basta avere talento: servono disciplina, apertura mentale e la voglia di mettersi in discussione.

Costruire una carriera come attore o attrice non è una corsa veloce, ma un cammino fatto di tentativi, audizioni andate male, piccoli ruoli e tanta perseveranza. È normale attraversare momenti di dubbio o scoraggiamento, ma chi riesce a mantenere viva la motivazione e ad aggiornarsi costantemente ha molte più possibilità di emergere. Oggi, con l’espansione delle piattaforme digitali e delle produzioni indipendenti, le opportunità sono più numerose e diversificate rispetto al passato. Serve intraprendenza, spirito di adattamento e una buona dose di coraggio.

Scuole pubbliche, private e accademie indipendenti

In Italia esistono diversi tipi di scuole di recitazione, e scegliere quella giusta può fare la differenza nel proprio percorso formativo. Le opzioni principali sono le accademie pubbliche, le scuole private riconosciute e le realtà indipendenti più piccole ma spesso molto dinamiche. Ogni tipologia ha caratteristiche, costi e approcci didattici differenti.
Le accademie pubbliche sono istituti statali a numero chiuso, come l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico a Roma o la Scuola del Piccolo Teatro di Milano. L’ammissione avviene tramite concorso e le selezioni sono molto competitive. Offrono una formazione triennale di alto livello, con docenti di grande esperienza e spesso con accesso a produzioni professionali già durante il percorso di studi. Il vantaggio principale è la qualità e la serietà del programma, oltre al riconoscimento istituzionale del titolo. Tuttavia, per entrare serve preparazione e spesso è necessario tentare più volte prima di essere ammessi.

Le scuole private riconosciute sono molto diffuse su tutto il territorio nazionale. Alcune hanno una lunga tradizione e collaborazioni con teatri, registi o produzioni cinematografiche. Rispetto alle accademie pubbliche, l’accesso è più flessibile, anche se ci sono comunque audizioni o colloqui motivazionali. Offrono percorsi di studio completi, con moduli teorici e pratici, e spesso permettono di personalizzare il proprio percorso in base agli obiettivi. I costi possono essere elevati, ma in alcuni casi sono previste borse di studio o formule agevolate.

Esistono poi realtà indipendenti, spesso fondate da attori, registi o professionisti del settore che desiderano trasmettere la propria esperienza in modo più diretto e meno istituzionale. Queste scuole sono ideali per chi cerca un ambiente creativo, sperimentale e meno accademico. Offrono corsi annuali, workshop intensivi o laboratori tematici, anche per chi lavora già o studia altro. In alcuni casi possono rappresentare un primo passo utile prima di tentare l’accesso ad accademie più strutturate.
Ogni scuola ha un’identità propria, uno stile di insegnamento e una visione del mestiere. Per questo è importante informarsi bene, visitare gli spazi, parlare con ex allievi e, se possibile, assistere a una lezione di prova. La scelta giusta dipende non solo dal livello di preparazione ma anche dalla sensibilità personale, dal metodo che si sente più affine e dal tipo di attore o attrice che si desidera diventare.

Cosa si studia per diventare attori: le materie fondamentali

Il percorso di formazione per chi vuole diventare attore o attrice è molto più ricco e complesso di quanto si possa immaginare. Recitare non significa solo imparare a dire battute: è un lavoro che coinvolge corpo, mente ed emozioni, e la preparazione tecnica è fondamentale per riuscire a sostenere questo tipo di impegno.
Le accademie e le scuole professionali propongono programmi strutturati su più anni, spesso divisi in moduli teorici e pratici. Tra le materie principali c’è la dizione, cioè lo studio della corretta pronuncia e dell’intonazione, utile per rendere il linguaggio chiaro e comprensibile in ogni situazione. A questa si affianca l’educazione vocale, che aiuta a potenziare la voce, proiettarla correttamente e usarla senza affaticare le corde vocali.

Un altro pilastro della formazione è il movimento scenico. Attraverso esercizi di mimo, danza o biomeccanica teatrale si lavora sull’espressività corporea, sulla postura e sulla relazione con lo spazio. Non manca lo studio dell’improvvisazione, una pratica che sviluppa creatività e prontezza, e che insegna a reagire agli imprevisti mantenendo la coerenza del personaggio.
Spesso si studiano anche materie teoriche come la storia del teatro, l’analisi del testo drammaturgico e la recitazione cinematografica. Quest’ultima, in particolare, è molto diversa da quella teatrale: richiede una recitazione più intima, adatta ai tempi e ai ritmi del set e all’uso della macchina da presa.

Nei corsi avanzati si affrontano anche elementi di regia, sceneggiatura e studio del personaggio, per dare agli allievi una visione completa del lavoro attoriale. Alcune scuole prevedono anche moduli di preparazione ai casting, con simulazioni di provini, consigli pratici su come presentarsi e su come costruire un portfolio efficace. Alla fine del percorso di studi, è frequente che le accademie organizzino spettacoli pubblici o laboratori aperti al pubblico e agli addetti ai lavori. Queste occasioni rappresentano un banco di prova importante e spesso un primo contatto concreto con il mondo professionale.

I diversi approcci alla recitazione: conoscere i metodi più insegnati

Quando si inizia a studiare recitazione, una delle prime scoperte è che esistono tanti modi diversi per affrontare un personaggio e stare in scena. Ogni scuola tende a privilegiare un certo approccio, a volte integrando più metodi, altre volte seguendo una linea precisa. Non è necessario sceglierne uno solo, ma è utile conoscerli per capire cosa ci risuona di più.

Uno dei metodi più noti è il Metodo Stanislavskij, nato in Russia a inizio Novecento. È alla base della recitazione moderna e si fonda sulla ricerca della verità emotiva. L’attore lavora sui ricordi, sulle emozioni personali e sulla comprensione profonda del personaggio, per renderlo credibile e autentico. Molti metodi successivi si sono ispirati a questo approccio. Negli Stati Uniti, da Stanislavskij sono nati diversi filoni. Il più famoso è il Method Acting, sviluppato da Lee Strasberg. Qui l’attore utilizza le proprie esperienze di vita per nutrire le emozioni del personaggio, spesso attraverso esercizi molto intensi e immersivi. È un metodo che ha formato attori come Marlon Brando, Al Pacino e Meryl Streep, ma che richiede grande consapevolezza emotiva.

Un altro approccio molto diffuso è quello di Sanford Meisner, che mette al centro l’ascolto, la spontaneità e la reazione vera all’altro. Non si lavora su ricordi personali, ma su ciò che accade davvero in scena. È un metodo molto usato anche nel cinema perché favorisce una recitazione naturale e viva. Ci sono poi approcci più fisici, come quello del Teatro di Grotowski, in cui il corpo è lo strumento principale di espressione, o il metodo Lecoq, che lavora sul movimento, il ritmo e il gesto, spesso in modo creativo e poetico. Sono molto usati nel teatro fisico, nel clown teatrale e nel lavoro corporeo in generale.

Alcune scuole italiane integrano anche il lavoro vocale di Kristin Linklater, il training sensoriale di Stella Adler o tecniche derivate dall’improvvisazione teatrale. Sempre più frequentemente, le scuole moderne propongono un approccio misto, in modo che ogni allievo possa esplorare diverse strade e costruire un proprio linguaggio espressivo. Ogni metodo ha una sua efficacia, ma non esiste una tecnica migliore in assoluto. C’è chi si trova più a suo agio con l’introspezione, chi preferisce lavorare sul corpo, chi ama l’improvvisazione o il rigore tecnico. Scoprire i diversi approcci e provarli è parte integrante del percorso: è proprio da questa esplorazione che nasce uno stile personale, autentico e consapevole.

Quanto costa studiare recitazione in Italia

Investire nella propria formazione da attore o attrice comporta anche una valutazione economica. I costi possono variare molto a seconda del tipo di scuola scelta, della città in cui si studia e del percorso formativo intrapreso. È importante avere un’idea chiara delle spese da affrontare per potersi organizzare al meglio, anche a lungo termine.
Le accademie pubbliche, essendo statali, prevedono rette contenute. L’Accademia Silvio D’Amico, ad esempio, ha un costo annuo di iscrizione che può aggirarsi intorno a qualche centinaio di euro, con eventuali esenzioni o riduzioni in base all’ISEE. Tuttavia, i costi indiretti – come vitto, alloggio e trasporti – soprattutto per chi si trasferisce in città come Roma o Milano, possono incidere significativamente sul bilancio complessivo.

Le scuole private hanno costi molto più variabili. Un corso triennale in un’accademia privata può andare da 3.000 a 7.000 euro l’anno, a seconda della reputazione della scuola, del numero di ore settimanali e del corpo docente. Alcuni istituti offrono pagamenti rateizzati o borse di studio parziali, ma nella maggior parte dei casi si tratta comunque di un investimento importante. Esistono anche corsi serali o weekend, spesso pensati per chi lavora o studia, che hanno costi più contenuti e accessibili, ma che offrono una formazione meno intensiva. In alternativa, si può iniziare con laboratori brevi o workshop intensivi, che vanno dai 100 ai 500 euro per pochi giorni o una settimana. Questi possono rappresentare un primo contatto con la recitazione, utile per capire se vale la pena affrontare un percorso più lungo e impegnativo.

A tutto questo vanno aggiunte le spese extra: materiali didattici, abbigliamento tecnico, libri, foto professionali, e a volte costi per viaggi legati a spettacoli o audizioni. È fondamentale considerare anche il tempo da dedicare allo studio, spesso incompatibile con un lavoro a tempo pieno. Studiare recitazione richiede quindi non solo passione e motivazione, ma anche una certa disponibilità economica o una buona capacità di pianificazione. Per questo è utile informarsi bene in anticipo, confrontare le opzioni e valutare tutte le possibili agevolazioni disponibili.

Cosa sapere prima di scegliere una scuola di recitazione

Scegliere dove e come iniziare a studiare recitazione non è solo una questione tecnica o economica: è anche una decisione personale, che coinvolge sensibilità, stile di apprendimento e aspettative. Ecco alcuni aspetti meno visibili ma fondamentali da considerare prima di iscriversi a un corso o a un’accademia.
Il primo è il metodo di insegnamento. Ogni scuola ha un approccio diverso: alcune puntano molto sulla tecnica e sulla disciplina, altre sul lavoro emotivo e sull’esplorazione interiore, altre ancora sono più orientate alla sperimentazione e alla creazione collettiva. È importante capire quale stile si avvicina di più alla propria personalità. Se possibile, assistere a una lezione aperta o fare un colloquio con gli insegnanti può aiutare a farsi un’idea concreta.

Un altro aspetto da valutare è la dimensione della scuola. Le grandi accademie offrono spesso una formazione completa e il contatto con il mondo professionale, ma possono risultare più strutturate e competitive. Le realtà più piccole, invece, permettono un rapporto diretto con i docenti e una maggiore personalizzazione del percorso, ma possono offrire meno visibilità esterna. In entrambi i casi, è utile informarsi sul numero di allievi per classe, sulla durata effettiva delle lezioni e sull’impegno settimanale richiesto.

Anche il corpo docente è un indicatore importante. Non si tratta solo di nomi noti, ma di persone con esperienza reale sul campo, in grado di trasmettere strumenti utili e concreti. Leggere i profili dei docenti, cercare i loro lavori e ascoltare testimonianze di ex allievi può aiutare a capire se una scuola è seria e stimolante.

Infine, è utile interrogarsi sui propri obiettivi. Vuoi lavorare in teatro? Nel cinema? Nel doppiaggio? Vuoi prepararti a un’audizione per un’accademia pubblica o iniziare subito a fare esperienza? Le risposte a queste domande possono orientare verso un tipo di formazione più mirata. Non tutte le scuole offrono le stesse opportunità in termini di sbocchi professionali, quindi è bene informarsi anche sulle collaborazioni esterne, sulle produzioni con cui lavorano e sulle possibilità concrete di entrare in contatto con il mondo del lavoro. Scegliere una scuola di recitazione è, in fondo, scegliere un ambiente in cui crescere come persona oltre che come artista. Prendersi il tempo per riflettere, visitare, informarsi e ascoltare il proprio intuito è il modo migliore per partire con il piede giusto.

Gli sbocchi professionali per chi studia recitazione

Molti pensano che studiare recitazione significhi puntare solo a diventare attori di cinema o protagonisti in teatro. In realtà, la formazione attoriale apre a una varietà di percorsi professionali, alcuni più noti, altri meno evidenti ma altrettanto stimolanti. Il mondo dello spettacolo è ampio e in continua trasformazione, e chi ha una solida preparazione può trovare spazio in diversi contesti.
Il teatro rimane uno degli sbocchi principali. Si può lavorare con compagnie stabili, circuiti indipendenti, produzioni regionali o festival. Ogni spettacolo, anche il più piccolo, è un’opportunità per crescere, farsi notare e ampliare la propria rete. Alcuni attori si specializzano in teatro ragazzi, teatro fisico o performance site-specific, trovando così nicchie artistiche molto attive.
Il cinema e la televisione rappresentano un’altra possibilità, anche se l’accesso può essere più complesso. I casting per serie, film, fiction e pubblicità sono numerosi, soprattutto nelle grandi città, e sempre più spesso si cercano volti nuovi o profili specifici. Serve preparazione ma anche pazienza: i tempi sono lunghi, e spesso si inizia con piccoli ruoli o figurazioni.

Un settore in espansione è il doppiaggio. Servono competenze vocali molto precise, ma per chi ha una buona dizione e sensibilità interpretativa è un ambito professionale ricco di opportunità, che spazia da film e serie TV ai videogiochi e agli audiolibri. Negli ultimi anni si sono aperte anche nuove strade grazie al digitale. Alcuni attori lavorano come creator, performer online, voci narranti per podcast o video educativi. Altri collaborano con scuole, musei o aziende per progetti culturali, eventi performativi o formazione.

Infine, molti attori affiancano alla pratica artistica altre attività legate all’insegnamento, alla regia, alla scrittura teatrale o alla conduzione di laboratori. Alcuni diventano formatori in ambiti educativi o sociali, portando il teatro nelle scuole, nei centri di aggregazione o in progetti di inclusione. Anche se è un mestiere che non garantisce stabilità immediata, chi ha passione, determinazione e flessibilità può costruire una carriera sfaccettata, personale e ricca di soddisfazioni. L’importante è non limitarsi a un solo modello di successo, ma essere aperti alle tante forme che il lavoro attoriale può assumere.

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