Istituti Professionali: imparare un mestiere, costruirsi un futuro

A tredici o quattordici anni, scegliere che scuola fare dopo le medie può sembrare un salto nel vuoto. C’è chi ha già le idee chiare e chi ancora no, ed è normale. Ma tra le tante strade possibili, ce n’è una che spesso viene sottovalutata, e invece merita di essere raccontata per quello che è: concreta, ricca di possibilità, capace di aprire porte subito dopo il diploma ma anche di accompagnarti più lontano. È quella degli Istituti Professionali.

di Alpha Orienta
4 giugno 2025
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Una scuola che ti mette in movimento

Gli Istituti Professionali sono scuole superiori che uniscono le materie generali (italiano, matematica, inglese…) con attività pratiche, laboratori, stage, esperienze sul campo. Non sono scuole “facili” o “di serie B”, come qualcuno ancora si ostina a pensare. Sono scuole dove si impara a fare, a risolvere problemi reali, a costruire competenze utili per il lavoro e per la vita.

La differenza si nota già dai primi anni. Mentre in altri percorsi si passano ore e ore sui libri, negli istituti professionali si alternano lezioni in classe e attività nei laboratori: officine meccaniche, cucine professionali, studi grafici, sale di accoglienza, laboratori tecnici, aziende agricole… dipende dall’indirizzo che si sceglie. L’obiettivo è chiaro: darti le competenze per entrare nel mondo del lavoro da protagonista, ma senza chiuderti la porta degli studi futuri.

Tanti indirizzi, una sola logica: imparare facendo

Il mondo degli istituti professionali è diviso in due grandi settori: Servizi e Industria e Artigianato. Dentro ci sono tantissimi indirizzi diversi. Ce n’è per chi ama la cucina e il turismo, per chi sogna di lavorare con i bambini o con gli anziani, per chi vuole progettare vestiti, aggiustare motori, occuparsi dell’ambiente, della terra, del mare, del benessere o della tecnologia.

Un esempio? Se ti piace cucinare o ti affascina il mondo degli hotel e della ristorazione, l’indirizzo Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera (il classico alberghiero) ti porta in cucina, in sala, in reception. Se invece vuoi aiutare le persone, magari lavorare in una casa di riposo, in un asilo, in un centro per disabili, esiste l’indirizzo Servizi per la sanità e l’assistenza sociale. Se sei bravo con le mani e ami i motori o l’elettronica, l’indirizzo Manutenzione e assistenza tecnica ti insegna ad aggiustare impianti, sistemi elettrici, apparecchiature.

E potremmo continuare con agraria, moda, pesca, ottica, odontotecnica, artigianato per il made in Italy. Ognuno con il suo percorso, ma con una cosa in comune: la voglia di mettere le mani in pasta fin da subito.

Una scuola che ti fa entrare nel mondo del lavoro

Il bello è che negli istituti professionali si lavora sul serio. Non solo in laboratorio, ma anche fuori da scuola, grazie agli stage e ai percorsi di formazione in azienda (i cosiddetti PCTO, cioè Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento). E non è un’esperienza da poco: in molte scuole, già dal secondo anno si può fare uno stage. Dal terzo in poi è obbligatorio, e può arrivare fino a 210 ore.

Ci sono storie che raccontano bene come funziona. Giulia, ad esempio, ha frequentato l’alberghiero con indirizzo pasticceria. In terza media aveva già le idee chiare. In terza superiore ha fatto lo stage in una pasticceria e il titolare l’ha tenuta a lavorare nei weekend e d’estate. In quarta è finita in un ristorante stellato. Dopo il diploma ha frequentato la scuola ALMA, una delle migliori scuole di cucina italiane, e oggi è una pastry chef professionista.

Un’altra ragazza, Elisabetta, ha fatto l’indirizzo socio-sanitario. Durante la scuola ha potuto ottenere anche la qualifica OSS (Operatore Socio-Sanitario). Subito dopo il diploma ha cominciato a lavorare in una struttura pediatrica a Milano. Intanto si è iscritta all’università, al corso di Scienze e Tecniche Psicologiche. Lavora e studia, perché ha le competenze giuste e ha trovato una strada che le piace.

Le aziende cercano giovani che sanno fare

Chi esce da un istituto professionale ha una marcia in più quando si tratta di mettersi al lavoro. Perché non ha solo studiato: ha fatto, ha provato, si è sporcato le mani, ha sbagliato e ha imparato. Ed è proprio questo che le aziende cercano. Gente capace, concreta, che sappia usare la testa ma anche le mani. Che entri in un’officina, in un laboratorio, in una cucina, e sappia orientarsi.

I numeri lo confermano: il 43% dei diplomati professionali lavora già a un anno dal diploma. È la percentuale più alta tra tutti i tipi di scuola superiore. E spesso il lavoro arriva proprio da dove si è fatto lo stage.

In alcune regioni si può persino studiare e lavorare insieme, grazie all’apprendistato: due o tre giorni a scuola, gli altri in azienda, con un vero contratto e uno stipendio. Si finisce il quinto anno con un diploma in tasca e una bella esperienza sulle spalle. E, il più delle volte, un posto già assicurato.

E dopo il diploma? Puoi continuare a studiare

A volte si pensa che chi sceglie un professionale non possa andare all’università. Niente di più falso. Con il diploma professionale puoi iscriverti a qualsiasi corso universitario, come chi esce da un liceo. Certo, alcune facoltà teoriche richiedono più studio, ma ci sono anche tante strade più pratiche, come le ITS Academy.

Gli ITS sono scuole post-diploma che durano due o tre anni, dove si diventa super tecnici in settori come meccanica, moda, turismo, agricoltura, digitale. Il bello è che si lavora tantissimo in azienda e, in media, 8 diplomati su 10 trovano lavoro stabile entro un anno.

Chi ha voglia di continuare a imparare ha tutte le possibilità. E chi invece vuole entrare subito nel mondo del lavoro, può farlo. Alcuni prendono una qualifica professionale già dopo tre anni e cominciano a lavorare. Altri completano il percorso di cinque anni e poi si muovono. Ci sono tante strade possibili, e una non esclude l’altra.

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Non è una scelta di ripiego, è una scelta di valore

Capita, a volte, che qualcuno dica: “Ma perché fai il professionale?” come se fosse una scelta di serie B. Bisogna rispondere con i fatti. Perché il mondo del lavoro ha bisogno di chi sa fare. Perché chi esce da queste scuole trova lavoro prima. Perché puoi fare esperienze, guadagnare, crescere, magari metterti in proprio. E perché imparare un mestiere non vuol dire rinunciare alla cultura. Vuol dire costruire la propria identità, passo dopo passo, con la testa e con le mani.

Ogni mestiere ha dignità. Ogni studente ha diritto a una scuola che lo aiuti a scoprire il proprio talento. E in questo, gli istituti professionali possono essere una risposta concreta, viva, moderna. Non per tutti, ma per molti.

Come ha scritto una studentessa in una lettera alla sua scuola: «Per me questo istituto è stata la cosa che mi ha fatto diventare la persona che sono oggi». E forse è questo il punto. Scegliere un istituto professionale, per chi lo sente davvero, può essere il primo passo per diventare se stessi.

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Area Design e Arti Visive: lauree in design, moda e arti applicate

C’è chi disegna scarpe da ginnastica e chi progetta un sito web pensando a come lo userai con le dita. Chi crea un abito partendo da una sensazione, e chi studia le forme di una lampada come fossero quelle di un corpo umano. Se ti affascina questo mondo fatto di idee che diventano oggetti, immagini, spazi, forse è il caso di capire meglio cosa offre davvero il panorama formativo in design, moda e arti applicate. Non è solo questione di talento: è anche una faccenda di scelte concrete, di percorsi da costruire con pazienza, di contaminazioni tra discipline.