Un primo sguardo alla ricerca di lavoro
Ti sei laureata da poco. Hai mandato qualche curriculum, risposto a un paio di annunci, magari affrontato anche un colloquio. Ma qualcosa non torna. Nessuna risposta. Oppure solo proposte lontanissime da quello che cercavi. Ti chiedi: “Succede solo a me? Ho sbagliato qualcosa?” La risposta è: forse. E non sei sola. Il passaggio dallo studio al lavoro è una soglia sottile e insidiosa, che in pochi ti insegna davvero ad attraversare. Questo articolo nasce per questo: aiutarti a orientarti, evitando gli errori più comuni e costruendo una strategia realistica e coerente con chi sei, non solo con ciò che hai studiato.
Il mercato del lavoro, oggi
Il mercato del lavoro italiano per neolaureati e neolaureate non è fermo, ma è più selettivo. Secondo i dati AlmaLaurea 2024, a un anno dalla laurea lavora circa il 75% dei laureati magistrali. Ma questa media nasconde forti differenze: informatica, ingegneria, sanitario viaggiano sopra l’87%; lettere, filosofia, psicologia stanno tra il 53% e il 60%. Quindi: sì, la laurea serve, ma non basta. Conta cosa hai studiato, come lo hai fatto e cosa ci hai costruito intorno.
In particolare, le aziende cercano oggi tre cose:
- competenze tecniche specifiche (hard skill)
- competenze trasversali (soft skill)
- esperienze concrete: tirocini, progetti, attività extracurricolari, studio all’estero
Curriculum: errori da evitare
Il tuo curriculum vitae non è una lista. È un racconto strategico. E spesso, il primo problema è proprio qui. I recruiter si affideranno sempre di più a strumenti di intelligenza artificiale per analizzare il tuo cv. Poi, quando leggono un curriculum, lo leggono in pochi secondi. Se in quel tempo non capiscono chi sei, cosa sai fare e perché potrebbero sceglierti, passano oltre.
Ecco gli errori più diffusi tra i neolaureati:
- CV generico: mandato uguale a tutti. Non funziona. Personalizzalo.
- Troppo lungo o troppo vago: una pagina (massimo due), sintetico ma preciso.
- Errori di ortografia, layout confuso, linguaggio verboso: la forma è sostanza.
- Informazioni inutili o poco professionali: niente codice fiscale, niente email tipo @gattina95@, niente foto da Instagram.
- Competenze inventate: dichiarare un livello C1 d’inglese e poi non reggere una domanda in lingua è più comune di quanto pensi.
- Mancanza dell’autorizzazione privacy: sì, va ancora messa.
Curriculum: come farlo bene
Alcuni principi base per costruire un curriculum efficace. Ricordati di inserire sempre:
- titolo: chi sei, in sintesi. Es. “Neolaureata in Scienze Politiche con esperienza in project management europeo”
- profilo: 3-4 righe iniziali con chi sei e cosa cerchi.
- esperienze: anche brevi, anche di volontariato, se coerenti con le competenze richieste.
- competenze: tecniche, linguistiche, digitali, relazionali. Ma con esempi concreti.
- formazione: essenziale. Titolo, ateneo, anno, tesi se rilevante.
CV nel pubblico e nel privato: cosa cambia
Se ti candidi nel settore pubblico (pubblica amministrazione, sanità, scuola, per esempio), spesso è richiesto il formato Europass. Più formale, più dettagliato, meno creativo.
Nel settore privato invece funziona un CV più personale, curato nei contenuti e nella grafica, flessibile, orientato all’impatto e soprattutto personalizzato rispetto all’azienda a cui stai scrivendo. Sono un po’ due logiche diverse: nel pubblico conta l’aderenza ai criteri, nel privato conta la tua storia.
