C’è chi lo sceglie per passione, chi perché punta a una professione legale, chi semplicemente perché vuole tenersi aperte più opzioni.
Dentro questa area, però, esistono almeno due vie principali, e non sono affatto equivalenti. Una è la laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza: cinque anni, un percorso lungo, teorico, che prepara a diventare giuristi nel senso pieno del termine. L’altra è la laurea triennale in Scienze dei Servizi Giuridici: più breve, più orientata al lavoro, pensata per formare figure tecnico-giuridiche che operano in ambiti specifici, dall’amministrazione pubblica all’impresa privata.
Si parte magari dallo stesso interesse – la legge, i diritti, le regole – ma si arriva a competenze, sbocchi e orizzonti molto diversi. E capire bene questa differenza è il primo passo per fare una scelta sensata.
Giurisprudenza: il percorso lungo per chi vuole fare il giurista
La magistrale in Giurisprudenza è una di quelle lauree che hanno fatto la storia dell’università italiana. Ancora oggi, in tanti la scelgono con l’obiettivo di diventare avvocati, magistrati, notai. Ma non è solo una questione di titolo: è un corso pensato per chi vuole imparare a leggere il mondo attraverso le regole che lo tengono insieme.
Il percorso è lungo, e anche tosto. Si parte dalle basi – diritto privato, costituzionale, romano – e si prosegue con tutto il resto: penale, amministrativo, commerciale, tributario. In mezzo ci sono anche filosofia del diritto, economia politica, diritto europeo. Il risultato è una formazione molto ampia, che ti insegna a ragionare come un giurista, prima ancora che a fare un mestiere specifico.
Non si tratta solo di studiare leggi. Si tratta di imparare a costruire argomentazioni, scrivere pareri, capire come una norma funziona (o non funziona) dentro la realtà. È un percorso che richiede impegno, metodo, tanta lettura. Ma per chi è motivato, può essere anche un’esperienza formativa profonda, che lascia strumenti spendibili ben oltre il mondo strettamente giuridico.
Secondo il decreto ministeriale che definisce gli obiettivi formativi della classe LMG/01, il laureato in Giurisprudenza deve saper produrre testi giuridici chiari, sostenere un’argomentazione, padroneggiare il lessico tecnico, e orientarsi in un sistema giuridico complesso, nazionale e internazionale. L’idea è formare una figura “generalista”, in grado di affrontare problemi legali anche molto articolati.
Chi sceglie questa strada deve mettere in conto anche ciò che viene dopo: per diventare avvocato, serve svolgere 18 mesi di praticantato e superare un esame di Stato. Per diventare magistrato o notaio, bisogna affrontare concorsi molto selettivi. Non è un percorso breve, né garantito. Ma per chi ha una forte motivazione, può essere una scelta piena di senso.

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Scienze dei Servizi Giuridici: una triennale con sbocchi specifici
Diverso è il discorso per la laurea triennale in Scienze dei Servizi Giuridici (classe L-14). È un corso di tre anni che fornisce una preparazione giuridica di base, ma orientata a contesti più operativi. Qui il diritto si studia per essere applicato: nelle aziende, nella pubblica amministrazione, nel settore bancario e assicurativo, nella consulenza del lavoro, nella sicurezza, nella gestione delle risorse umane.
I corsi L-14 sono spesso organizzati per curricula: “Giurista d’impresa”, “Consulente del lavoro”, “Sicurezza e criminologia”, “Servizi per la PA”, “Legal tech”. Dopo tre anni, si ottiene un titolo spendibile per lavorare in ruoli tecnico-giuridici. Non abilita all’avvocatura o alla magistratura, ma consente – ad esempio – l’accesso all’esame da Consulente del Lavoro, o a concorsi pubblici per funzionari amministrativi, cancellieri, ufficiali delle forze dell’ordine.
È un percorso scelto da chi vuole entrare prima nel mondo del lavoro, senza escludere la possibilità di continuare. Molti laureati in L-14, infatti, passano in seguito a Giurisprudenza (immatricolandosi al quarto anno) o a una laurea magistrale biennale in ambito amministrativo, economico o politico.
Due percorsi, due logiche
In sintesi: Giurisprudenza punta a formare giuristi a tutto tondo. L-14 forma figure più tecniche, legate a specifici ambiti operativi. Non si tratta di un “diritto minore”, ma di un modo diverso di declinare le competenze giuridiche. Il punto è: quale strada è più adatta a te?
I dati: occupazione e prospettive
Alcuni numeri aiutano a capire.
A un anno dalla laurea, lavora il 78% dei laureati in L-14 che non prosegue con una magistrale. La retribuzione media è di circa 1.400 euro netti. Per Giurisprudenza, il tasso di occupazione a un anno è più basso (53%), ma l’81% dei laureati prosegue con praticantati o corsi post-laurea, per questo è meno presente nel mercato del lavoro immediato. A cinque anni, però, l’84% dei laureati in Giurisprudenza è occupato, con una retribuzione media che supera i 1.700 euro (dati Almalaurea 2023-24).
Questo riflette due modelli: chi sceglie L-14 spesso punta a entrare nel mercato del lavoro subito, magari in posizioni amministrative o tecniche. Chi sceglie Giurisprudenza sa di dover investire più tempo prima di vedere un ritorno professionale pieno, ma accede a carriere con margini di crescita più alti.
Un dato interessante: il 70% dei laureati in Giurisprudenza, a cinque anni dal titolo, svolge una professione per la quale è formalmente richiesta la laurea. Segno che, nonostante i tempi lunghi, il titolo si conferma utile.
Le università: dove studiare
In Italia, quasi tutti gli atenei pubblici offrono Giurisprudenza. Da Torino a Palermo, da Bologna a Napoli, da Milano a Roma. Alcuni atenei hanno programmi internazionali: doppie lauree con università straniere (Torino-Parigi, Trento-Nanterre), corsi con focus sul diritto europeo o sulla legal tech. Le università telematiche offrono percorsi a distanza sia per Giurisprudenza che per L-14.
I corsi di Scienze dei Servizi Giuridici sono presenti in molti atenei, anche se a volte con nomi diversi: “Consulente del lavoro”, “Scienze giuridiche applicate”, “Diritto per la PA”. In alcuni casi sono attivati negli stessi dipartimenti che offrono Giurisprudenza, permettendo passaggi agevolati tra i due corsi.
Stage, Erasmus, cliniche legali
Entrambi i percorsi prevedono attività pratiche.
In Giurisprudenza, circa un quarto degli studenti svolge un tirocinio durante gli studi. Alcuni atenei hanno attivato “cliniche legali”, dove si lavora su casi reali (spesso in ambito di diritti umani o immigrazione) affiancati da docenti e professionisti. Sono esperienze molto formative, anche se ancora non ovunque sistematizzate.
In L-14, i tirocini sono più frequenti: quasi la metà degli studenti svolge uno stage durante la triennale, spesso in enti pubblici, studi professionali, aziende. Il collegamento col mondo del lavoro è forte. Le esperienze Erasmus sono meno diffuse tra gli studenti di L-14 rispetto a quelli di Giurisprudenza, ma crescono i tirocini all’estero attraverso Erasmus Traineeship.
Il calo di iscritti a Giurisprudenza
Negli ultimi anni, le immatricolazioni a Giurisprudenza sono calate. Si è passati da quasi 28.000 matricole nel 2010 a meno di 17.000 nel 2023, secondo il MUR. Le cause sono molte: il lungo percorso, la concorrenza in ambito forense, la percezione che servano anni prima di avere uno sbocco concreto.
Ma non è detto che questo sia un male. Forse oggi si iscrivono a Giurisprudenza persone più consapevoli, con aspettative più realistiche. E intanto cresce l’interesse per percorsi come L-14, più brevi e spendibili.
Consigli pratici per orientarsi
Se hai una forte passione per il diritto e vuoi accedere alle professioni legali tradizionali, Giurisprudenza è la strada giusta. Ma richiede pazienza, determinazione e una buona dose di metodo.
Se ti interessa il diritto ma preferisci un approccio più operativo, e vuoi entrare prima nel mondo del lavoro, Scienze dei Servizi Giuridici è un’opzione solida e concreta.
Valuta se sei più portato per lo studio teorico e sistematico, o per un apprendimento pratico e applicato.
Considera il tempo che sei disposto a investire: 3 anni per L-14, almeno 5 per Giurisprudenza (più quelli post-laurea).
Pensa anche a cosa potresti voler fare tra 10 anni. Alcune strade si aprono solo con la laurea magistrale.
Informati bene sulle offerte formative locali. Le differenze tra atenei possono essere significative.
Ascolta chi ha già fatto quel percorso. Le testimonianze di studenti e neolaureati, se ben circostanziate, valgono più di mille brochure.
Una scelta che incide
Studiare diritto significa confrontarsi con le regole che governano la convivenza civile, il funzionamento delle istituzioni, i rapporti economici e sociali. È una formazione che richiede rigore e spirito critico, ma che può aprire strade diverse, non solo nei tribunali.
Che si scelga Giurisprudenza o Scienze dei Servizi Giuridici, l’importante è sapere che non si tratta solo di “quale corso frequentare”, ma di come vogliamo entrare nel mondo, con quali strumenti e in quale ruolo.
