Abbiamo provato a rispondere a questa domanda anche grazie all’esperienza di chi questo percorso lo ha vissuto in prima persona: Dario Domeniconi, laureato Fisioterapia da 25 anni, terapista manuale, fondatore, insieme al collega Massimiliano Bartoccioni, di Fisiomilano, centro fisioterapico che si occupa di tutte le tipologie riabilitative e di recupero fisico. Undici anni fa Domeniconi ha fondato anche Fisiorunning, che nello specifico riabilita e previene le patologie e gli infortuni dei runner.
Il percorso formativo del fisioterapista tra università e pratica clinica
“Per diventare fisioterapisti in Italia abbiamo due percorsi ufficiali: università correlate alle principali università pubbliche italiane, ad indirizzo medico sanitario oppure università private istituite da grandi ospedali privati”, spiega Domeniconi.
Infatti il corso di laurea triennale in Fisioterapia (classe L/SNT2) è un corso di laurea a numero chiuso, appartenente all’area delle professioni sanitarie. Può essere frequentato in:
- Università pubbliche (es. Statale di Milano, La Sapienza di Roma, Università di Bologna ecc.)
- Università private collegate a ospedali o fondazioni sanitarie (es. Humanitas, Campus Bio-Medico, San Raffaele ecc.)
Per iscriversi al corso, è necessario superare un test di ingresso, che solitamente si svolge a settembre. Il test comprende domande a risposta multipla su:
- Biologia
- Chimica
- Fisica
- Matematica
- Logica
- Comprensione del testo
Ogni università ha un numero limitato di posti (spesso poche decine per sede), quindi la preparazione al test è fondamentale.
Il piano di studi è organizzato in tre anni, e comprende:
Materie teoriche:
- Anatomia, Fisiologia, Patologia, Neurologia
- Principi di riabilitazione, Chinesiologia, Biomeccanica
- Psicologia, Etica e Deontologia professionale
Laboratori e lezioni pratiche
- Tecniche di valutazione e trattamento
- Mobilizzazioni, esercizi terapeutici, uso di apparecchiature elettromedicali
E poi c’è il tirocinio clinico che è fondamentale, inizia dal primo anno e si svolge in ospedali, ambulatori, centri di riabilitazione. Durante questa fase si è affiancati da un tutor fisioterapista, imparando sul campo. Ogni anno il tirocinio aumenta in complessità e autonomia.
L’esame finale alla fine del terzo anno prevede una prova pratica abilitante e la discussione di una tesi. Dal 2021, la laurea è abilitante: non serve più un esame di stato separato. “Una volta laureati ci si iscrive, obbligatoriamente per poter lavorare, all’Albo dei fisioterapisti, istituito nel 2022. Diffidate di percorsi alternativi a questi” sottolinea Domeniconi.
Dopo aver conseguito il titolo triennale quindi il neo-fisioterapista può:
- Iniziare subito a lavorare
- Proseguire con master di I livello o corsi ECM
- Frequentare una laurea magistrale (es. Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie)
- Accedere a dottorati di ricerca per la carriera accademica
Avviare uno studio: tra burocrazia e strumenti giusti
Una volta diventati fisioterapisti abilitati, in molti scelgono di aprire un proprio studio professionale. Anche in questo caso, ci sono regole precise da seguire. “Per aprire uno studio di fisioterapia bisogna contattare la ASL di competenza territoriale e rispettarne le direttive. Ogni Regione e territorio ha la sua regolamentazione. Primo requisito di apertura è il possesso del titolo di studio naturalmente. Oltre che avere una partita IVA e una polizza professionale”.
Sul piano pratico, è necessario dotarsi di una struttura adeguata. “Oltre agli arredi di base per ogni studio professionale (scrivania, sedie, sala d’aspetto, pc, etc) sarà necessario avere un lettino professionale per trattare il paziente. Da qui si possono integrare una moltitudine di apparecchiature e arredi specifici per offrire un servizio sempre più ampio. Come strumentazione per l’elettroterapia e attrezzature da palestra riabilitativa” spiega Domeniconi.
Il rapporto con i pazienti: competenza, fiducia e comunicazione
Per costruire una clientela solida e fidelizzata, non basta essere bravi. Serve anche saper comunicare e farsi conoscere. “Fondamentale è la comunicazione attraverso molteplici canali (sito web, social, pubblicità, tv ecc) e la collaborazione con diverse figure sanitarie attinenti che permette di considerare il paziente a 360 gradi”, racconta Domeniconi.
Ma alla base di tutto resta la relazione umana: “Il vero motivo per cui i pazienti si riferiscono a un fisioterapista è perché si sono trovati bene professionalmente e umanamente. Non scordatevi mai che i pazienti vengono da voi perché hanno una patologia o un dolore. È importante il canale diretto con il professionista. In questo modo consiglieranno a parenti e amici le vostre specialità”.
Specializzarsi, inoltre, può fare la differenza: “Essere specialisti in un ramo riabilitativo non guasta. Il fisioterapista studia e si laurea per avere una conoscenza completa di tutti i rami della riabilitazione. Ma specializzarsi su una patologia o categoria suggerirà al paziente di venire da voi”.
Burocrazia, formazione continua e consigli pratici
Come ogni attività professionale, anche quella del fisioterapista comporta aspetti burocratici e contabili da non sottovalutare. “Fondamentale è la presenza di un commercialista che gestisca la parte contabile e di una segretaria per quella burocratica. Le complicazioni che possono avvenire non sono né più né meno di quelle di qualsiasi altro lavoro. Trovare queste due figure competenti è importantissimo per potersi concentrare esclusivamente sul proprio lavoro” chiarisce Domeniconi.
Infine, un punto spesso trascurato ma essenziale: l’aggiornamento continuo. “Importante è la formazione annuale continua in medicina. Obbligatoria attraverso l’acquisizione di crediti ECM, ottenibili attraverso i corsi di aggiornamento. Senza i quali si possono avere problemi con l’albo di categoria”.
E un consiglio finale da chi ha alle spalle una carriera solida: “I piani di studio e i tirocini della laurea in fisioterapia permettono di avere una ottima base per poter iniziare a lavorare. Ma per eccellere consiglio sempre di non smettere mai di studiare, fare tanti corsi specialistici, aggiornarsi sulle ultime pubblicazioni scientifiche e confrontarsi con i colleghi. Questo vi formerà nel tempo permettendovi di dare molteplici soluzioni riabilitative al paziente. E questo vuol dire arrivare sicuramente e precocemente alla soluzione del problema” conclude Domeniconi.
