Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia: perché restano i corsi più contesi

Dalla domanda crescente agli accessi selettivi e percorsi professionalizzanti: scopriamo cosa rende questi tre percorsi tra i più ambiti dagli studenti.

di Lucia Resta
16 dicembre 2025
1 MIN READ

Ci sono tre corsi di laurea che, più di tutti, continuano a riempire le aule di candidati ogni anno: Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia. Non è una moda del momento né un effetto passeggero. È una tendenza stabile, che resiste da anni e che i dati del 2025-26 confermano con chiarezza: questi percorsi sono quelli con il maggior numero di aspiranti rispetto ai posti disponibili, spesso con margini che nessun’altra professione sanitaria riesce a raggiungere.

Le ragioni non stanno solo nell’immaginario che circonda queste professioni — lavori concreti, fortemente a contatto con le persone, con un’identità chiara sin dal primo anno — ma soprattutto nella realtà del mercato. Sono tre ambiti in cui la domanda cresce più velocemente dell’offerta, sia nel pubblico sia nel privato. E mentre alcune professioni mostrano oscillazioni legate ai concorsi o ai territori, qui l’attrattività rimane costante.

La competizione è alta, i posti non sempre aumentano al ritmo necessario e chi prova a entrare deve mettere in conto un percorso di selezione più impegnativo rispetto alla media delle lauree sanitarie. Questo articolo prova a spiegare, dati alla mano, perché proprio questi tre corsi continuano a essere i più contesi e cosa significa davvero per chi si prepara a sceglierli.

I numeri che spiegano tutto: quanto sono davvero contesi

Per capire perché Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia siano così difficili da conquistare, basta guardare un dato semplice: il rapporto domande/posti. È l’indicatore più immediato per misurare la competitività di un corso, e nel 2025-26 questi tre profili occupano senza eccezioni le prime posizioni.

I numeri del report parlano chiaro:

  • Fisioterapia → 6,4 domande per ogni posto disponibile
  • Logopedia → 4,5 domande per posto
  • Ostetricia → 3,3 domande per posto

Sono valori altissimi se confrontati con la media dell’area sanitaria, che si ferma a circa 1,7 domande per posto, e soprattutto se consideriamo che altre professioni molto diffuse — per esempio Infermieristica — hanno un rapporto inferiore a 1 (0,9), segno che in molti casi i posti non vengono nemmeno saturati.

Quello che impressiona, però, è la stabilità di questo fenomeno: ogni anno Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia si confermano tra i corsi più ambiti, anche quando le università aumentano i posti disponibili. Non è un’oscillazione momentanea ma un equilibrio strutturale: la domanda cresce più velocemente dell’offerta.

Un altro elemento entra in gioco nel 2025: l’effetto delle seconde scelte di Medicina. Con la possibilità di indicare corsi sanitari affini come opzione alternativa, migliaia di candidati hanno inserito proprio questi percorsi nelle preferenze. Solo per fare un esempio, Logopedia e Fisioterapia compaiono tra le scelte aggiuntive più frequenti, ampliando ulteriormente la platea di chi aspira a entrare in questi corsi.

In altre parole, questi tre percorsi non sono solo popolari: sono l’incrocio tra forte identità professionale, alta occupabilità e posti limitati. Ed è questo insieme di fattori che li rende così contesi, anno dopo anno.

Fisioterapia: un corso che “scoppia” perché il mercato non basta più

Tra tutte le professioni sanitarie, Fisioterapia è quella che da anni registra la competizione più alta. E non è difficile capire perché: è uno dei pochissimi percorsi in cui domanda e offerta non si incontrano quasi mai, con un mercato del lavoro che continua a crescere più velocemente del numero di laureati.

Il dato è eloquente: nel 2025-26 il rapporto domande/posto è arrivato a 6,4, il più alto dell’intera area sanitaria. Significa che, in media, per ogni posto disponibile ci sono più di sei candidati che provano ad accedere al corso. Le ragioni sono diverse e tutte molto concrete.

1) La richiesta arriva da più fronti contemporaneamente

La fisioterapia non è più legata solo all’ambito ospedaliero. Oggi il lavoro si trova in:

  • cliniche e poliambulatori privati,
  • centri riabilitativi,
  • RSA e servizi per anziani,
  • ambulatori territoriali e servizi domiciliari,
  • studi professionali specializzati.

È uno dei pochi ambiti in cui pubblico e privato crescono insieme, creando una spinta costante alla ricerca di nuovi professionisti.

2) Cresce il bisogno di riabilitazione — in tutte le fasce d’età

Non è solo l’invecchiamento della popolazione a generare domanda.
A pesare molto sono anche:

  • l’aumento delle diagnosi precoci in età pediatrica,
  • l’incremento dei disturbi posturali legati alla vita sedentaria,
  • i percorsi riabilitativi dopo incidenti, traumi e interventi chirurgici,
  • la richiesta di trattamenti personalizzati per sportivi e persone con patologie croniche.

È un mercato ampio, continuo e in parte difficilmente sostituibile.

3) Il post-pandemia ha lasciato un’eredità

La riabilitazione respiratoria e motoria ha vissuto una crescita significativa negli ultimi anni, e molti reparti hanno mantenuto o ampliato le strutture nate in emergenza. Anche questo ha aumentato la domanda di fisioterapisti.

4) I posti aumentano, ma non abbastanza

Nel 2025-26 le università hanno incrementato l’offerta con +440 posti, pari a un +15,6%. È uno degli aumenti più grandi dell’intera area sanitaria. Eppure non basta: la domanda resta molto superiore.

Il risultato è che la selettività del corso rimane altissima, indipendentemente dal territorio.

5) È una professionalità fortemente riconosciuta

Un altro aspetto da non sottovalutare è la percezione del ruolo: quello del fisioterapista è un lavoro concreto, visibile e immediatamente comprensibile, con una forte identità professionale. Chi sceglie questo percorso lo fa spesso con una motivazione chiara, e questo contribuisce a mantenere la competizione alta.

In breve, Fisioterapia è il corso più conteso perché è la professione che, oggi, riesce meno a soddisfare la richiesta reale del Paese. È un settore in espansione continua, con sbocchi immediati e molteplici possibilità di specializzazione: un mix che attira molti candidati e che rende l’accesso un passaggio inevitabilmente selettivo.

Logopedia: il peso delle diagnosi precoci e del privato specializzato

Se c’è un corso che negli ultimi anni ha visto crescere la domanda in modo costante, quello è Logopedia. Ed è un dato che non sorprende gli addetti ai lavori: la figura del logopedista è diventata centrale in molti percorsi clinici, soprattutto in età evolutiva, e la richiesta supera ormai stabilmente l’offerta formativa.

Nel 2025-26 il rapporto domande/posto è di 4,5, uno dei più alti di tutto il sistema sanitario. E come per Fisioterapia, anche qui non si tratta di un fenomeno passeggero: da anni Logopedia è tra i corsi più competitivi d’Italia. Ma perché è così contesa?

1) Crescono le diagnosi in età pediatrica

Una delle spinte principali è l’aumento delle diagnosi precoci legate a:

  • disturbi del linguaggio,
  • disturbi della comunicazione,
  • disturbi della deglutizione,
  • disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).

I servizi pubblici, spesso sotto-organico, non riescono a rispondere in modo tempestivo, e le liste d’attesa si allungano. Questo crea un fabbisogno costante di logopedisti nel settore privato e accreditato.

2) Il privato è cresciuto più velocemente del pubblico

Da Nord a Sud, centri multidisciplinari, studi professionali, strutture specialistiche e servizi domiciliari hanno aumentato l’offerta. Per molti neolaureati l’ingresso nel mondo del lavoro avviene proprio qui, con tempi di assorbimento spesso rapidissimi. È un settore che non “congela” le assunzioni: quando servono logopedisti, li si cerca subito.

3) Una professione ad alta specializzazione

Il lavoro del logopedista richiede competenze molto specifiche, che non possono essere delegate ad altri ruoli sanitari. Questo rende la professione poco sostituibile e aumenta il suo valore nel sistema sanitario, pubblico e privato.

4) I posti sono limitati e difficilmente ampliabili

A differenza di altri corsi, Logopedia ha un’offerta formativa contenuta: servono tutor esperti, reparti e servizi strutturati, convenzioni adeguate per i tirocini. Non tutte le università possono garantire queste condizioni, e per questo i posti non crescono allo stesso ritmo della domanda.

5) Una professione molto riconoscibile per chi la sceglie

Come Fisioterapia, anche Logopedia ha una forte identità. È un lavoro relazionale, in cui si vede l’evoluzione delle persone da vicino, con un impatto diretto sulla qualità della vita di bambini, adulti e anziani. Chi arriva al test, spesso, lo fa con un’idea chiara e motivata: un fattore che alimenta ulteriormente la competizione.

In sintesi, Logopedia resta uno dei corsi più contesi perché combina posti limitati, crescita della domanda e alta specializzazione. Un terreno in cui chi entra sa di trovare un mercato vivace e una professione in continua evoluzione.

Ostetricia: una professione che resta sotto-organico (e per questo così contesa)

Tra i corsi più ambiti dell’area sanitaria, Ostetricia occupa stabilmente un posto di rilievo. Non raggiunge i livelli estremi di Fisioterapia, ma continua ad attirare molte più domande rispetto ai posti disponibili: nel 2025-26 il rapporto domande/posto è 3,3, uno dei più alti del settore. Il motivo non è solo l’immagine fortemente identitaria della professione — un ruolo chiaro, riconoscibile, spesso scelto per vocazione — ma soprattutto una realtà molto concreta: le ostetriche mancano, e mancano da anni. Ecco perché il corso rimane così competitivo.

Carenza strutturale nelle strutture pubbliche

Molti reparti di ostetricia e ginecologia lavorano con organici ridotti. I pensionamenti non sono compensati da nuove assunzioni, e le aziende sanitarie faticano a reclutare abbastanza professioniste per coprire turni, consultori e ambulatori. In diverse regioni, soprattutto del Centro-Nord, la richiesta è costante e supera l’offerta locale.

Ruolo centrale nei consultori e nella sanità territoriale

Negli ultimi anni l’assistenza territoriale ha assunto un’importanza crescente: consultori, servizi di accompagnamento alla gravidanza, percorsi nascita, assistenza domiciliare. Sono tutti ambiti in cui l’ostetrica è figura cardine, non sostituibile da altri professionisti. Questo ampliamento dei servizi territoriali ha aumentato ulteriormente la domanda.

3) Una professione con un’identità fortissima

Per molte candidate — la maggioranza sono donne — Ostetricia non è una “seconda scelta”: è la professione che vogliono davvero. Il lavoro è concreto, relazionale, profondamente legato a un momento cruciale della vita delle persone. Questa chiarezza di ruolo rende il corso particolarmente attrattivo.

4) I posti formativi sono limitati

Come per Logopedia, anche Ostetricia richiede tirocini molto specifici, reparti adeguati e tutor esperti. Non tutte le università possono garantire queste condizioni, e ciò limita la possibilità di aumentare i posti in modo significativo. Il risultato: la concorrenza rimane alta, anno dopo anno.

5) Nuovi bisogni e nuove competenze

Oggi alle ostetriche non è richiesto solo di assistere il parto.
Si occupano di:

  • educazione alla nascita,
  • prevenzione,
  • assistenza alla genitorialità,
  • continuità assistenziale nel post-parto,
  • supporto alla salute femminile lungo tutto l’arco della vita.

Una professione che si è ampliata e specializzata, diventando ancora più centrale nel sistema sanitario.

In sintesi, Ostetricia è contesa perché unisce vocazione, spazio occupazionale reale e posti limitati. È uno dei rari casi in cui domanda e identità professionale si muovono nella stessa direzione, rendendo il corso competitivo ma allo stesso tempo molto promettente.

Perché i posti non crescono quanto la domanda

Ogni volta che si osservano rapporti domande/posto così alti, la domanda spontanea è sempre la stessa: “Perché non aumentano semplicemente i posti?”
È una domanda legittima, ma che non tiene conto dei vincoli — molto concreti — che riguardano la formazione sanitaria.

Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia non sono corsi che si possono ampliare “a tavolino”. Richiedono spazi clinici, tutor esperti, reparti disponibili e una rete di servizi che permetta agli studenti di fare tirocinio in condizioni reali. Ed è proprio qui che nasce il principale ostacolo: non esistono abbastanza strutture per ospitare tutti i tirocinanti che servirebbero se i posti fossero ampliati in modo significativo. Vediamo quali sono i fattori più importanti.

1) Tirocini obbligatori che richiedono strutture qualificate

Ogni studente deve svolgere un numero elevato di ore di tirocinio, spesso distribuite su più contesti (ospedali, consultori, ambulatori, centri riabilitativi). Per Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia il tirocinio è un pezzo essenziale della formazione: non un affiancamento, ma un’attività pratica che necessita di:

  • tutor dedicati,
  • pazienti,
  • equipe che possano integrare gli studenti,
  • strutture con volumi adeguati.

Se mancano questi elementi, la qualità della formazione si abbassa. E per questo gli atenei possono aumentare i posti solo in modo molto calibrato.

2) Numero limitato di tutor clinici qualificati

Per seguire gli studenti servono professionisti formati, con esperienza e tempo da dedicare alla supervisione. Ma molti reparti e servizi lavorano già al limite delle possibilità: chiedere loro di assorbire più tirocinanti significherebbe rallentare il lavoro clinico o sovraccaricare ulteriormente chi già è sotto pressione.

Il risultato è un paradosso frequente nelle professioni sanitarie: la domanda di personale è altissima, ma non si possono formare più studenti perché mancano le risorse per formarli bene.

3) Reparti e servizi non omogenei sul territorio

Alcune regioni hanno una rete solida di strutture — consultori attivi, reparti ospedalieri con buona dotazione di personale, centri riabilitativi numerosi — che permette di aumentare i posti. Altre regioni, semplicemente, non hanno abbastanza servizi per garantire tirocini adeguati.

Per esempio:

  • Logopedia ha bisogno di servizi di neuropsichiatria infantile strutturati.
  • Ostetricia ha bisogno di reparti con un certo numero di parti/anno e consultori funzionanti.
  • Fisioterapia richiede poli riabilitativi, RSA e servizi territoriali in grado di ospitare studenti.

Quando questi servizi sono pochi, l’università non può espandere il corso oltre una certa soglia.

4) Gli aumenti recenti non bastano a colmare anni di carenze

Anche quando i posti crescono — come è accaduto per Fisioterapia, con un +15,6% — si tratta comunque di aumenti che si misurano in centinaia di posti, non in migliaia. E il mercato del lavoro, soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, richiederebbe numeri molto più alti. La distanza tra fabbisogno e capacità formativa rimane quindi significativa.

5) C’è un equilibrio tra quantità e qualità

Le università, e soprattutto il MUR, devono mantenere un equilibrio: formare più professionisti, sì, ma senza rischiare un abbassamento della qualità formativa. Un fisioterapista, un logopedista o un’ostetrica formati male sarebbero un problema per il sistema sanitario e per i pazienti. Per questo i numeri vengono aumentati solo quando esiste la certezza che tutti gli studenti possano svolgere tirocinio in presenza, in contesti reali e con tutor esperti.

6) Un sistema formativo che fatica a espandersi con la stessa velocità del mercato

La crescita del fabbisogno è stata rapida, soprattutto negli ultimi cinque anni: diagnosi precoci, potenziamento del territorio, aumento delle cronicità, espansione del privato. Ma il sistema universitario non può adeguarsi alla stessa velocità. Ha tempi più lunghi, vincoli organizzativi più rigidi e un margine di espansione limitato. Il risultato è che, invece di convergere, domanda e offerta continuano a divergere, mantenendo i tre corsi stabilmente tra i più contesi.

Quindi i posti non crescono abbastanza non per mancanza di volontà politica, ma per limiti strutturali della formazione clinica. E finché questi limiti rimarranno, è molto probabile che la pressione sui test di Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia continuerà a essere alta, indipendentemente dalle oscillazioni annuali.

Cosa deve sapere chi vuole entrare: consigli pratici (realistici)

Sapere che Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia sono tra i corsi più competitivi è utile, ma non basta. Chi decide di tentare l’ingresso deve fare i conti con graduatorie affollate, posti limitati e dinamiche di selezione che cambiano da ateneo ad ateneo. Non si tratta di “avere fortuna”: serve costruire una strategia consapevole, che tenga insieme motivazione, numeri e margini reali di ingresso.
Vediamo i consigli più importanti, basati sui dati del report e sull’esperienza degli ultimi anni.

1) Scegliere più sedi, ma con criterio

Molti studenti si iscrivono solo al test dell’ateneo più vicino o di quello “più prestigioso”. Con corsi così contesi, è una scelta rischiosa.
Ha più senso:

  • selezionare 3–5 sedi con rapporti domande/posto diversi,
  • includere almeno una sede “ambiziosa” e una con D/P più abbordabile,
  • evitare candidature “di massa” nelle regioni più richieste se non si ha un punteggio competitivo.

La strategia non è tentare ovunque, ma tentare bene.

2) Conoscere il tipo di graduatoria dell’ateneo (conta moltissimo)

Il report mostra che alcune università usano graduatorie per punteggio, altre per preferenza.
La differenza è enorme:

  • nelle graduatorie per punteggio conta la performance al test;
  • nelle graduatorie per preferenza conta la prima scelta, e se si “sbaglia” ordine si rischia di restare fuori anche con un buon punteggio.

Molti studenti ignorano questo passaggio e impostano la lista delle scelte in modo impulsivo. È un errore che può costare un anno intero.

3) Prepararsi bene, ma in modo mirato

Questi corsi non premiano solo la conoscenza teorica: il test misura capacità logiche, rapidità, metodo, gestione del tempo. Preparare tutti gli argomenti indistintamente ha un’utilità limitata.
Meglio:

  • esercitarsi molto sui format degli anni precedenti,
  • simulare prove complete in tempo reale,
  • lavorare sulla velocità di risposta,
  • studiare con continuità invece che “intensivo” nelle ultime settimane.

Chi entra spesso non è “il più bravo”, ma quello che ha saputo gestire meglio la prova.

4) Considerare la mobilità come un’opportunità (non come una sconfitta)

Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia sono corsi distribuiti in modo irregolare sul territorio. Chi è disposto a spostarsi — anche solo per i tre anni della laurea — ha:

  • più possibilità di entrare,
  • un mercato del lavoro più ampio,
  • esperienze cliniche spesso più ricche.

La mobilità non è un ripiego, ma una leva strategica in un settore che offre molto a chi è flessibile.

5) Analizzare le sedi non solo per punteggio, ma per tirocini

A parità di corso, le sedi NON offrono tutte le stesse opportunità.
Ci sono differenze evidenti in:

  • reparti convenzionati,
  • quantità e qualità dei tutor,
  • possibilità di seguire casi clinici diversificati,
  • presenza di servizi territoriali o centri riabilitativi d’eccellenza.

Molti studenti guardano solo al test di ingresso, ma sono i tirocini a determinare la qualità della formazione e le opportunità lavorative successive.

6) Valutare la motivazione personale (e non solo i numeri)

Questi tre corsi hanno una caratteristica in comune: richiedono una forte componente relazionale.
Il lavoro quotidiano è fatto di:

  • contatto diretto e prolungato con pazienti,
  • contesti emotivamente intensi,
  • responsabilità cliniche reali,
  • capacità di adattarsi a ritmi e situazioni impreviste.

Non basta volere un lavoro “sicuro”: serve capire se si è davvero adatti a un mestiere che coinvolge profondamente le persone e i loro percorsi di cura.

7) Preparare un “piano B” intelligente

Avere un piano alternativo non significa arrendersi. Molti studenti scelgono corsi “vicini” per impostazione:

  • Terapista della Neuro e Psicomotricità (per chi punta a Logopedia),
  • Educatore Professionale o Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica (per profili affini),
  • Scienze motorie (per chi desidera comunque un percorso riabilitativo, seppur diverso),
  • Infermieristica (per chi è aperto a un ambito più ampio).

Un piano B pensato bene permette di non perdere un anno e, in alcuni casi, di scoprire una professione altrettanto soddisfacente.

8) Tenere i piedi per terra: i corsi sono contesi perché formano professioni utili

Il motivo per cui Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia restano competitivi non è la moda, ma l’utilità sociale delle professioni che formano. Sono ruoli richiesti, visibili, con identità chiara e una forte domanda reale. Prepararsi a entrare significa anche accettare che non esistono scorciatoie, e che la competizione è semplicemente proporzionale al valore di questi percorsi.

Questi consigli non eliminano la difficoltà del test, ma aiutano a muoversi con più consapevolezza, evitando errori prevedibili e aumentando le possibilità di ingresso senza rincorrere strategie improvvisate.

Una scelta impegnativa, ma tra le più sicure

Fisioterapia, Logopedia e Ostetricia non sono corsi contesi per caso. Sono percorsi che si trovano esattamente nel punto in cui si incontrano tre fattori decisivi: una domanda reale e crescente, una formazione che richiede standard elevati e quindi posti limitati, e un’identità professionale forte, capace di attirare studenti motivati e spesso già orientati prima ancora del test.

È un equilibrio particolare: da un lato il sistema sanitario — pubblico e privato insieme — continua a chiedere più fisioterapisti, più logopedisti, più ostetriche; dall’altro, le università possono aumentare i posti solo fino a un certo limite, perché fare formazione sanitaria significa garantire tirocini reali, tutor preparati, contesti clinici adeguati. Il risultato è una pressione costante sugli accessi, che non accenna a diminuire.

Ma la vera ragione per cui questi tre corsi restano così desiderati va oltre i numeri. Sono professioni riconoscibili, in cui si vede concretamente il valore del proprio lavoro: la riabilitazione che permette a una persona di tornare autonoma, il bambino che inizia a comunicare grazie a un percorso logopedico, la nascita accompagnata con competenza e presenza. È questo intreccio tra utilità sociale e identità professionale che continua a spingere migliaia di studenti verso questi percorsi, anche sapendo che l’ingresso è tra i più selettivi dell’intero sistema universitario.

Chi sceglie oggi Fisioterapia, Logopedia o Ostetricia deve mettere in conto impegno, costanza e qualche inevitabile incertezza iniziale. Ma sceglie anche un settore che, più di molti altri, offre prospettive solide, una rapida transizione al lavoro e la possibilità reale di fare la differenza nella vita delle persone.

In un panorama universitario dove la distanza tra aspettative e sbocchi spesso è ampia, questi tre corsi rappresentano ancora una delle poche certezze: percorsi difficili da conquistare, sì, ma capaci di restituire molto a chi decide di intraprenderli con consapevolezza.

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