Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) è un progetto educativo cucito su misura. Serve a definire, anno dopo anno, il percorso formativo dell’alunno con disabilità. Al suo interno troviamo:
- Gli obiettivi didattici personalizzati
- Le strategie educative e metodologiche da adottare
- Gli strumenti compensativi e le misure dispensative
- I criteri per la valutazione
A differenza di altri piani, tra cui il PDP (per gli studenti con DSA), il PEI è obbligatorio per tutti gli studenti certificati secondo la Legge 104.
Il quadro normativo: da dove nasce il PEI?
Il PEI ha radici solide nella normativa italiana, che da anni lavora per garantire il diritto all’inclusione scolastica. Ecco i principali riferimenti:
- la Legge 104/1992, che è il punto di partenza e riconosce il diritto all’integrazione scolastica degli alunni con disabilità.
- Il Decreto Legislativo 66/2017, che introduce principi innovativi e rafforza il ruolo della personalizzazione dell’insegnamento.
- Il Decreto Interministeriale 182/2020, che fornisce le linee guida aggiornate per la redazione del PEI, basandosi sul modello ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Queste nuove disposizioni hanno rivoluzionato l’approccio al PEI, introducendo concetti chiave. Il più importante è senza dubbio il Profilo di Funzionamento (PF), grazie al quale si guarda all’alunno nella sua interezza, utilizzando i criteri dell’ICF che permettono di descrivere non solo le patologie, ma soprattutto come la disabilità incide sulla partecipazione e l’attività dell’individuo, valorizzandone le capacità e i punti di forza in un’ottica bio-psico-sociale. È una vera e propria lente di ingrandimento sulle risorse e sulle barriere, un punto di partenza più completo per costruire il PEI.
Chi scrive il PEI? Un lavoro di squadra
La redazione del PEI non è un atto solitario. È frutto di una collaborazione tra diverse figure che ruotano attorno all’alunno. In particolare:
- Il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo): composto da docenti curricolari e di sostegno, dirigente scolastico, famiglia, rappresentanti dell’ASL (come neuropsichiatri infantili o terapisti)
- La famiglia: parte integrante e fondamentale del processo, portatrice di un punto di vista unico
- Lo studente stesso: quando possibile, viene coinvolto in prima persona nella definizione dei propri obiettivi e desideri
Questa sinergia è ciò che rende il PEI davvero efficace. Non si scrive su un alunno, ma insieme a lui.
Ruolo e responsabilità dei diversi attori: un impegno corale
Il successo del PEI è frutto di un impegno condiviso, dove ogni attore ha un ruolo definito. I docenti curricolari partecipano attivamente alla progettazione e all’implementazione, adattando le proprie metodologie per favorire l’inclusione. Il docente di sostegno funge da specialista e facilitatore, mediando l’apprendimento e integrando l’alunno. La famiglia è un partner essenziale, fornendo informazioni preziose e collaborando attivamente. L’ASL e i Servizi territoriali contribuiscono con il Profilo di Funzionamento e il supporto specialistico. Il Dirigente Scolastico coordina l’intero processo e promuove una cultura inclusiva. Infine, l’assistente all’autonomia e alla comunicazione supporta l’alunno nelle autonomie personali e nella partecipazione, lavorando in sinergia con i docenti.
Com'è strutturato un PEI e come si procede alla stesura?
Un buon PEI è organizzato, chiaro e facilmente leggibile. Tra le sezioni principali troviamo:
- Profilo di funzionamento (basato sul modello ICF)
- Obiettivi educativi e didattici (personalizzati e realistici)
- Attività e progetti previsti (sia individuali che collettivi)
- Strategie didattiche e strumenti (compensativi e dispensativi)
- Criteri di verifica e valutazione (coerenti con il percorso personalizzato)
Ogni ordine di scuola (infanzia, primaria, secondaria) prevede un modello PEI specifico, adattato all’età e al contesto. Nella pratica, il Dirigente Scolastico veglia sull’intero processo di stesura del PEI, che, come abbiamo visto, è il frutto della collaborazione tra GLO, famiglia e lo studente stesso. I passi avanti si misurano con criteri di verifica e valutazione pensati su misura. E per garantire un viaggio senza intoppi, si progetta la continuità tra un ciclo scolastico e l’altro. Il tutto, con un’attenzione speciale: cercare, quando possibile, di ascoltare la voce dell’alunno, i suoi desideri, perché in fondo, è il suo percorso.
Contenuti e Aree del PEI: un quadro completo
Il PEI adotta un approccio olistico, che va oltre la semplice didattica, per coprire tutte le dimensioni dello sviluppo dell’alunno. In base ai criteri dell’ICF, ossia la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, vengono individuati nel dettaglio gli obiettivi e gli interventi per aree fondamentali che sono:
- La socializzazione e l’interazione
- La comunicazione e il linguaggio
- L’autonomia e l’orientamento
- La dimensione cognitiva (apprendimento)
- Le aree sensoriali, motoria, prassica e neuropsicologica
Particolare attenzione è data anche agli apprendimenti disciplinari. Per ciascuna di queste dimensioni, il PEI specifica obiettivi mirati, interventi personalizzati, metodologie didattiche inclusive (come la didattica laboratoriale o il cooperative learning) e una valutazione personalizzata che si adatti al percorso individuale dell’alunno, privilegiando un approccio formativo.
Attuazione, Monitoraggio e Verifica del PEI: dare vita a un progetto reale
Il PEI non è un foglio da compilare e archiviare: è un progetto vivo, che prende forma ogni giorno tra i banchi di scuola e che viene attuato grazie a un impegno quotidiano da parte di tutti gli insegnanti – sia di sostegno che curricolari.
In cosa consiste concretamente il monitoraggio? Non si tratta di un controllo rigido, ma piuttosto di un’osservazione continua e attenta: si guarda al percorso nel suo insieme, in particolare facendo attenzione a come l’alunno partecipa, impara, cresce. Si colgono i suoi progressi, ma anche le difficoltà, per poter intervenire in modo tempestivo e costruttivo.
Le verifiche, svolte dal GLO almeno una volta per trimestre (o quadrimestre) e sempre a fine anno, sono momenti importanti di confronto tra scuola, famiglia e operatori. Servono per fare il punto, valutare se gli obiettivi sono stati raggiunti e capire se è il caso di modificare il percorso. Il PEI, infatti, è un documento che può e deve essere aggiornato: perché ogni studente cambia, cresce, evolve.
La collaborazione costante tra tutti gli attori coinvolti è essenziale. Solo così il PEI diventa davvero ciò che deve essere: uno strumento per accompagnare l’alunno nella sua esperienza scolastica, con coerenza, cura e visione condivisa.
Inclusione vera: il PEI che funziona
Un PEI efficace fa la differenza tra un alunno che partecipa attivamente alla vita scolastica e uno che resta ai margini. Quando è ben costruito, il PEI:
- Valorizza le capacità dell’alunno
- Favorisce l’autonomia e l’autostima
- Facilita la partecipazione in classe
- Crea un ponte tra scuola, famiglia e territorio
Tuttavia, ci sono ancora ostacoli da superare:
- Poche risorse a disposizione delle scuole
- Formazione carente per i docenti
- Disparità nell’attuazione del PEI tra territori diversi
Le ultime novità e il dibattito aperto
Con l’introduzione del nuovo modello nazionale nel 2020, il PEI è diventato più strutturato, grazie anche all’adozione delle griglie ICF. Ma questo ha portato anche qualche criticità:
- Maggiore complessità burocratica
- Difficoltà di applicazione pratica nelle scuole con meno supporto
- Un dibattito ancora aperto tra esperti, famiglie e operatori su come migliorarlo ulteriormente
Sfide e prospettive future del PEI per costruire una scuola migliore
Il PEI, per quanto sia uno strumento potente e fondamentale, non è una bacchetta magica. Sulla sua strada, come abbiamo visto, incontra ancora parecchie sfide che a volte rischiano di frenare il suo potenziale. Pensiamo alla burocratizzazione: quante volte un genitore o un insegnante si sentono sommersi da scartoffie e procedure che rubano tempo prezioso all’attenzione verso l’alunno? E poi c’è la questione della formazione. Non tutti i docenti, pur con la migliore delle intenzioni, si sentono pienamente preparati ad affrontare le complessità dell’inclusione, ed è comprensibile. Serve più supporto, più strumenti per sentirsi sicuri in classe con ogni studente. Non meno importanti sono le risorse: spesso, scuole e famiglie si trovano a fare i conti con la carenza di personale specializzato, come docenti di sostegno o assistenti, e di materiali adeguati, che sono ossigeno vitale per un’inclusione di qualità. Infine, la comunicazione tra gli enti non è sempre fluida: scuola, ASL, enti locali talvolta faticano a parlarsi, e a farne le spese è proprio il ragazzo, che si ritrova in un percorso a singhiozzo.
Ma non dobbiamo arrenderci a queste difficoltà; al contrario, sono proprio queste le aree dove il PEI può crescere e migliorare, aprendo nuove prospettive. Immaginiamo un PEI che sia davvero flessibile e “cucito addosso” a ogni ragazzo, meno rigido e più capace di seguire i suoi ritmi e i suoi cambiamenti. Per far questo, è essenziale che la formazione diventi un pilastro portante per tutti i docenti, non solo per gli specialisti: l’inclusione è un impegno di squadra, e ogni membro deve sentirsi preparato. Dobbiamo puntare a semplificare le procedure, a liberare energie da dedicare alla relazione e alla didattica, piuttosto che alla compilazione di moduli.
E poi c’è il grande sogno di una sinergia perfetta tra scuola, famiglia e servizi del territorio: un dialogo costante, un’unica voce che accompagni il ragazzo nel suo percorso, anche quando la scuola finisce, proiettandolo verso un futuro fatto di orientamento post-scolastico e di vera inclusione sociale e lavorativa. In fondo, il PEI non è solo un documento. È il simbolo di una cultura dell’inclusione che vogliamo costruire, mattone dopo mattone. È la dimostrazione che non basta rispettare la legge, ma serve un cambiamento nel cuore, una mentalità che veda in ogni diversità non un ostacolo, ma una ricchezza da valorizzare. È la promessa di una scuola che sa accogliere, riconoscere e far fiorire il potenziale unico che è in ciascuno di noi. E il viaggio verso questa scuola è un viaggio che ci riguarda tutti.
