Scrivere un CV a 22, 23 o 24 anni può sembrare un’impresa impossibile. Poche esperienze, qualche lavoretto, magari uno stage o un Erasmus. Eppure, là fuori, ti chiedono di presentarti come se avessi già un profilo da professionista. La verità? Non è tanto quello che hai fatto che conta, ma come lo racconti.
Chi legge il tuo curriculum non si aspetta che tu abbia già dieci anni di esperienza. Ma vuole capire chi sei, come ragioni, che tipo di persona potresti essere sul lavoro. In questo articolo ti spieghiamo:
- come costruire un CV chiaro e leggibile, anche se hai ancora poca esperienza
- quali sezioni sono davvero importanti (e cosa puoi valorizzare)
- cosa evitare (anche se ti sembra “riempitivo”)
- come scrivere in modo efficace, senza esagerare
- quali errori fanno perdere punti, anche con un ottimo profilo
Perché un buon CV prima dei 25 anni non è perfetto — ma funziona. E può essere la tua prima vera occasione per raccontarti bene.
CV e poca esperienza: perché non è un problema (se sai come valorizzare quello che hai)
La domanda più frequente è: “Ma cosa ci scrivo se non ho mai lavorato davvero?”
Risposta breve: più di quanto pensi.
Il punto non è “riempire il foglio” a tutti i costi, ma selezionare bene quello che conta. Anche se hai meno di 25 anni, puoi già avere fatto esperienze utili da raccontare. Non solo stage o contratti veri: anche attività universitarie, progetti, collaborazioni, volontariato, esperienze all’estero, competenze digitali… tutto può parlare di te, se inserito nel modo giusto.
Un selezionatore non cerca solo esperienza
Soprattutto per posizioni entry-level, chi valuta il tuo CV sa benissimo che non puoi avere anni di lavoro alle spalle. Quello che cercano, in realtà, è:
- chiarezza (hai un’idea di dove vuoi andare?)
- motivazione (ti sei dato/a da fare, anche in piccolo?)
- potenziale (riesci ad apprendere, lavorare in team, comunicare bene?)
- autenticità (stai raccontando te stesso, o stai copiando frasi fatte?)
Un CV ben scritto non maschera la poca esperienza, ma la valorizza per quello che è: un punto di partenza solido su cui costruire.
Sì, anche una tesi o un progetto contano
Hai fatto una tesi sperimentale? Hai partecipato a un laboratorio o a un hackathon? Hai gestito una pagina Instagram per un’associazione? Tutto questo può dimostrare:
- spirito d’iniziativa
- capacità organizzativa
- autonomia e responsabilità
- competenze digitali o comunicative
Non servono job title ufficiali: serve il contesto giusto per raccontarli.
E sì, anche l’università dice qualcosa di te
Molti sottovalutano il percorso di studi. Ma se lo racconti in modo ragionato — specificando ad esempio qual è il focus della tua laurea, le materie più seguite, eventuali workshop o progetti interdisciplinari — non è solo “una laurea”: è un percorso formativo attivo.
Dunque non avere ancora esperienza non è un difetto. Quello che conta è dimostrare che stai costruendo il tuo profilo, passo dopo passo. E che sai raccontarlo in modo chiaro, onesto, credibile.
Struttura base: cosa non può mancare in un CV efficace (prima dei 25 anni)
Un buon CV non è un elenco di tutto quello che hai fatto nella vita. È una mappa sintetica, leggibile e ben costruita di quello che hai fatto e che può interessare davvero a chi legge. Soprattutto se hai meno di 25 anni, non devi strafare: basta che ci siano le sezioni giuste, nell’ordine giusto, e scritte con cura.
Vediamo quali sono gli elementi essenziali da non lasciare fuori.
1. Dati personali (ma senza esagerare)
- Nome e cognome
- Email professionale (niente soprannomi, per favore)
- Numero di telefono
- Città (la residenza completa non serve)
- LinkedIn (se curato)
- Portfolio online (se rilevante)
Evita di indicare: età, stato civile, codice fiscale, foto se non richiesto.
2. Formazione
Sii essenziale, ma preciso.
Inserisci:
- Laurea (titolo, ateneo, periodo, voto se buono)
- Diploma (solo se utile a completare il profilo)
- Erasmus o periodi all’estero
- Corsi extracurricolari rilevanti
Puoi anche aggiungere un rigo sul focus della tua tesi, se in linea con la posizione per cui ti candidi.
3. Esperienze (anche piccole)
Non importa che siano contratti “veri”: conta che siano significative. Per ogni esperienza, includi:
- ruolo (anche se era un tirocinio o volontariato)
- nome dell’ente/azienda
- periodo (mese/anno)
- 2–3 punti che descrivano cosa hai fatto o imparato
Sii concreto/a. Usa verbi attivi: “Gestito”, “Sviluppato”, “Collaborato”, “Analizzato”…
4. Competenze (ma niente liste infinite)
Meglio poche ma ben contestualizzate. Ad esempio:
- Competenze digitali: Canva, Excel, Notion, WordPress, Figma, social media, ecc.
- Soft skill: comunicazione, lavoro in team, problem solving (ma solo se lo dimostri da qualche parte)
Puoi anche dividere tra competenze tecniche e trasversali, se vuoi.
5. Lingue
Sii onesto/a. Evita formule generiche come “inglese buono”. Meglio:
- Inglese – B2 (scritto e parlato), certificazione Cambridge (se c’è)
- Spagnolo – A2 (base, scolastico)
Se hai certificazioni ufficiali, inseriscile.
6. Altre info utili
Facoltative, ma possono aiutare a completare il profilo:
- Attività di volontariato
- Partecipazione a progetti o associazioni studentesche
- Interessi coerenti con il profilo
- Patente (solo se richiesto nel lavoro)
Un buon CV non deve essere lungo, ma essenziale, ben organizzato e scritto con cura. Ogni sezione deve rispondere a una domanda: “Perché questa informazione mi rende un candidato interessante?”
Poche esperienze? Ecco cosa puoi valorizzare davvero
Se hai meno di 25 anni è normale non avere ancora un percorso professionale strutturato. Ma questo non significa che il tuo CV debba sembrare vuoto. Il trucco è saper riconoscere e raccontare le esperienze che contano, anche se non sono “lavori veri” nel senso classico del termine.
Vediamo alcuni esempi di attività che puoi (e dovresti) valorizzare.
Progetti universitari (soprattutto se pratici)
Hai lavorato a un project work, a una tesi sperimentale o a un caso studio concreto? Se hai fatto ricerca sul campo, analisi di dati, collaborazione in gruppo… sono tutte competenze da mettere in luce.
Come raccontarlo nel CV:
Project work sul comportamento degli utenti online – Università di Torino
Analisi dati + presentazione finale in team – Python e Excel
Erasmus o esperienze all’estero
Sei stato/a in Erasmus o in una summer school internazionale? Hai studiato o lavorato anche solo per qualche settimana in un altro Paese? Oltre alla lingua, mostra adattabilità, autonomia, apertura mentale: qualità molto apprezzate.
Attività di volontariato, tutoraggio, mentoring
Hai fatto l’animatore, aiutato in un doposcuola, supportato eventi culturali, dato una mano in biblioteca? Hai fatto da tutor a studenti più piccoli o collaborato in associazioni universitarie?
Tutte queste attività parlano di relazione, responsabilità, problem solving reale.
Social media, blogging, contenuti digitali
Hai curato una pagina Instagram, un canale YouTube, un podcast, un blog? Hai gestito la comunicazione di un’associazione o di un progetto?
In un mondo sempre più digitale, queste competenze comunicative sono importanti, soprattutto se documentate.
Progetti personali (soprattutto se coerenti con il profilo)
Hai creato un’app, progettato una presentazione, lanciato un e-commerce, fatto editing video, tradotto testi per un amico? Hai costruito un sito, una campagna online o realizzato una grafica?
Anche i progetti nati “per passione” possono raccontare molto. L’importante è spiegare cosa hai fatto e come.
Corsi extra, certificazioni e workshop
Hai seguito un corso online (su Coursera, Udemy, edX, ecc.)? Hai partecipato a un bootcamp, a un laboratorio, a un workshop? Inseriscilo nella sezione “formazione extra” con nome, ente, data e contenuto principale.
Non serve aver lavorato in azienda per avere qualcosa da raccontare. Serve solo guardare il proprio percorso con occhi nuovi e capire dove hai dimostrato iniziativa, impegno, crescita. E questo vale — forse più di tutto — proprio all’inizio del tuo percorso.
Come scrivere bene le descrizioni: verbi forti, chiarezza e credibilità
Hai individuato le esperienze da inserire. Bene. Ora viene la parte cruciale: come raccontarle. Scrivere “ho fatto uno stage in azienda” o “partecipato a un progetto” non basta. Serve concretezza, ordine e un linguaggio attivo, che dia l’idea di quello che sai fare.
Usa verbi forti e attivi
Evita frasi passive o vaghe tipo “mi sono occupato di” o “partecipavo a”. Meglio iniziare ogni punto con un verbo d’azione.
Ecco qualche esempio efficace:
- Gestito
- Coordinato
- Creato
- Analizzato
- Presentato
- Risolto
- Contribuito
- Supportato
- Ottimizzato
- Progettato
- Rielaborato
- Sviluppato
Sii specifico/a: cosa, come, con che strumenti?
Un buon bullet point non è generico, è concreto. Cosa hai fatto? In che contesto? Con quali strumenti? Quale obiettivo avevi?
Esempio chiaro: “Coordinato una campagna Instagram per un’associazione studentesca (da 0 a 1500 follower in 2 mesi)”
Esempio da evitare: “Gestione social”
Oppure:
Esempio chiaro: “Analizzato dati su comportamenti d’acquisto con Excel e Google Forms (campione: 250 risposte)”
Esempio da evitare: “Raccolta dati per progetto universitario”
Se puoi, mostra un risultato
Non servono cifre stratosferiche, ma un piccolo risultato concreto rende tutto più credibile e memorabile. Può essere:
- una crescita (es. +30% di visualizzazioni)
- un miglioramento (es. ridotto il tempo di lavoro)
- un impatto reale (es. semplificato un processo, aiutato un team)
- un riconoscimento (es. selezionato tra i 10 migliori progetti)
Togli il superfluo
Evita frasi troppo generiche come:
- “Ho svolto varie mansioni”
- “Mi sono impegnato al massimo”
- “Ho avuto modo di imparare molto”
Meglio far parlare i fatti: usa esempi concreti per dimostrare ciò che vuoi far emergere.
Ogni bullet point deve dire qualcosa di preciso
Pensa a chi leggerà il tuo CV in pochi secondi: ogni riga deve comunicare un’azione, una competenza, un risultato. Scrivere bene il tuo CV significa rispettare il tempo di chi lo legge — e valorizzare il tuo.
Gli errori da evitare (che fanno scartare un buon profilo)
A volte non è questione di mancanza di esperienza, ma di come viene scritto il CV. Un contenuto interessante può finire scartato per dettagli evitabili — o per errori di forma che danno una cattiva prima impressione.
Scopriamo quali sono gli sbagli più comuni, da evitare (soprattutto prima dei 25 anni).
1. Curriculum troppo lungo (o troppo corto)
Un CV da una pagina è perfetto per un profilo junior. Due solo se hai già avuto varie esperienze diverse e ben documentate. Più di due… no: meglio essenziale, ma denso.
2. Impaginazione confusa
Font diversi, sezioni che si spostano, troppo testo attaccato: tutto questo rende il CV difficile da leggere. Usa un modello chiaro, ordinato, con:
- spaziature leggibili
- sezioni ben separate
- uso coerente di grassetti e puntini
- margini regolari
Evita effetti grafici inutili, sfondi colorati, emoticon o frasi decorative. Non deve sembrare un poster.
3. Errori di ortografia e punteggiatura
Sono tra le prime cose che saltano all’occhio — e danno l’impressione di scarsa cura. Controlla bene:
- gli accenti
- i verbi (tempi, coniugazioni)
- le maiuscole
- l’uso dei punti e delle virgole
Fai rileggere il Cv da qualcuno: un errore può costare un colloquio.
4. Sezioni inutili (o troppo vaghe)
Evita di riempire il CV con frasi come:
- “Sono una persona motivata, determinata, con grande spirito di adattamento”
- “Mi piace lavorare in team e sotto pressione”
- “Uso bene internet”
Meglio dimostrare tutto questo con esempi, o lasciare fuori del tutto.
5. Informazioni poco aggiornate o incoerenti
Assicurati che:
- la mail sia funzionante e professionale
- i link (es. LinkedIn, portfolio) siano corretti
- le date tornino
- le esperienze siano presentate in ordine cronologico inverso (dalla più recente alla più vecchia)
Se presenti incongruenze, il selezionatore potrebbe pensare che non sei affidabile.
6. Mentire (o gonfiare troppo)
Esagerare nel CV è una tentazione forte, soprattutto se pensi di avere poco da dire. Ma non ne vale la pena. Se verrai selezionato, ti chiederanno conferma di ciò che hai scritto. E se qualcosa non torna, rischi di bruciarti subito. Essere onesti non significa sminuirsi: significa costruire fiducia.
Un buon CV si gioca tanto sul contenuto quanto sul rispetto di alcune regole di base. Cura, sintesi e chiarezza valgono quanto (e più) delle parole “giuste”.
Piccole strategie che fanno la differenza
Un buon curriculum non nasce solo dai contenuti, ma anche da come li presenti, in che ordine, con quale attenzione ai dettagli. Quando sei all’inizio, ogni accorgimento può fare la differenza tra un “CV come tanti” e uno che spicca.
Vediamo qualche strategia semplice ma efficace per fare colpo senza esagerare.
Inizia dal titolo (sopra il tuo nome)
È facoltativo, ma può aiutare a posizionarti subito. Sotto il tuo nome, aggiungi una riga che dica chi sei in modo sintetico e mirato:
Studente di Economia | Interesse per marketing e data analysis
Neolaureata in Filosofia | Competenze comunicative e organizzative
Junior Front-End Developer | HTML, CSS, React | Portfolio online
Evita frasi generiche tipo “alla ricerca di nuove opportunità” o “motivato/a e dinamico/a”.
Personalizza ogni volta
Usare un CV “standard” per tutte le candidature è comodo — ma spesso poco efficace.
Meglio adattare:
- il titolo
- le prime esperienze valorizzate
- le competenze in evidenza
…in base al tipo di posizione o azienda a cui ti rivolgi.
Non devi riscrivere tutto ogni volta, ma puoi cambiare l’ordine e le priorità per far emergere quello che conta di più per quel ruolo.
Se hai un portfolio, inseriscilo (anche se è piccolo)
Hai fatto un sito, una grafica, un progetto, un contenuto digitale, un report? Anche uno solo, se fatto bene, vale più di mille parole. Metti il link (ben funzionante!) sotto i tuoi contatti o nella sezione “Progetti”.
Cura la versione PDF
Invia sempre il tuo CV in formato PDF, con un nome file leggibile, tipo:
Nome_Cognome_CV.pdf
CV_Laura_Bianchi_2025.pdf
Evita “CV definitivo 3 aggiornatissimo.zip” o “curriculum-per-lavoro-nuovo-buono-vero.docx”.
Se puoi, allega una lettera di presentazione (breve, vera)
Anche se non è sempre richiesta, una buona lettera scritta ad hoc per quella posizione può farti notare. Non deve essere lunga: 5-7 righe, con tono diretto, meglio se personalizzata. Serve per far capire perché ti interessa quel ruolo e cosa potresti portare.
Consiglio utile: cura i dettagli, usa il buon senso, personalizza quando serve. Un CV scritto bene non urla “assumimi”: dimostra che sai comunicare, organizzare, presentarti. E a volte, questo basta per ottenere il primo colloquio.
Un buon CV non ti inventa un profilo, ma lo fa emergere
Quando si è all’inizio, l’idea di scrivere un curriculum può sembrare un gioco al ribasso. Hai 22, 23 o 24 anni, magari stai ancora studiando, o hai fatto solo lavoretti saltuari. Eppure, devi già presentarti “come un professionista”, e sperare che qualcuno ti scelga per un tirocinio, uno stage, o un primo impiego vero.
La buona notizia? Non devi aver fatto tutto. Devi solo imparare a raccontarti bene. Un curriculum efficace non inventa nulla. Non ti trasforma in quello che non sei, e non serve riempirlo di paroloni, inglesismi o frasi da manuale. Al contrario: funziona quando è onesto, curato, concreto, e capace di mostrare il potenziale di una persona che ha voglia di mettersi in gioco.
Anche con poche esperienze, puoi fare la differenza:
- scegliendo bene cosa inserire
- scrivendolo con verbi attivi e contenuti specifici
- evitando frasi vuote o autoreferenziali
- curando forma, impaginazione, ordine
Ma soprattutto, pensando al CV come a un esercizio di consapevolezza.
Scriverlo bene ti obbliga a farti delle domande utili:
Cosa ho fatto davvero finora?
In che cosa mi sento più forte?
Cosa mi piacerebbe imparare?
Come posso raccontarmi senza gonfiare nulla, ma senza sminuirmi?
Chi seleziona, questo lo percepisce. Anche tra decine di CV, nota quello scritto con intelligenza, precisione, personalità. Un buon curriculum non serve per fingere: serve per far emergere chi sei davvero, e dove stai andando. E se oggi ti sembra di avere poco da dire, ricordati questo: non è la quantità che conta, ma la qualità con cui racconti i tuoi primi passi.




