Garanzia Giovani: cosa resta del programma e cosa lo ha sostituito

Dalla Garanzia Giovani al programma GOL: un cambio di passo per i NEET

di Anna Castiglioni
21 ottobre 2025
1 MIN READ

Garanzia Giovani è stato, per quasi un decennio, il principale programma italiano rivolto a giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi. Lanciato nel 2014 e finanziato dall’Unione Europea, il programma aveva un obiettivo ambizioso: offrire a ogni giovane un’opportunità concreta entro quattro mesi dall’adesione, attraverso attività di orientamento, formazione, tirocini o inserimento lavorativo. La sua struttura prevedeva l’adesione online, un colloquio iniziale nei Centri per l’Impiego, e la costruzione di un piano personalizzato.
Nel tempo, Garanzia Giovani è diventata un punto di riferimento per le politiche attive del lavoro rivolte ai cosiddetti NEET, una categoria sempre più ampia e trasversale nella società italiana.

Chi sono i NEET

L’acronimo NEET deriva dall’inglese Not in Education, Employment or Training e indica i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione professionale. In Italia, questa categoria comprende persone tra i 15 e i 29 anni, ma in alcuni studi e programmi, come Garanzia Giovani, il limite può essere esteso fino ai 34 anni.
Essere NEET non significa semplicemente essere disoccupati. Si tratta di una condizione più complessa, che spesso riflette un insieme di fattori economici, sociali, culturali o psicologici. Alcuni NEET hanno lasciato precocemente la scuola, altri hanno terminato un ciclo di studi senza riuscire a inserirsi nel mondo del lavoro. C’è chi ha perso la fiducia nel sistema, chi non trova opportunità adeguate, chi vive situazioni familiari difficili o chi semplicemente non sa da dove cominciare.

L’Italia è tra i Paesi europei con la più alta percentuale di NEET: secondo i dati Eurostat, nel 2023 erano circa 1,6 milioni, pari al 19% dei giovani nella fascia d’età 15–29 anni. La percentuale è particolarmente alta tra le donne, nel Sud del Paese e tra chi ha un basso livello di istruzione. Affrontare il fenomeno dei NEET significa non solo offrire opportunità di lavoro o formazione, ma anche ricostruire relazioni di fiducia, creare percorsi personalizzati, migliorare l’accesso ai servizi e rendere più inclusivo il sistema di orientamento. È qui che programmi come Garanzia Giovani, se ben strutturati, possono fare la differenza.

L’eredità del programma Garanzia Giovani

Nonostante i suoi limiti, Garanzia Giovani ha coinvolto circa 1,8 milioni di giovani, e almeno 1,3 milioni sono stati presi in carico dai servizi pubblici per l’impiego. Oltre il 50% ha avuto accesso a un’opportunità concreta: un tirocinio, un contratto di lavoro, un’attività formativa. I tirocini extracurriculari sono stati lo strumento più utilizzato e, in molti casi, hanno rappresentato una prima vera esperienza professionale. Anche se non sempre si sono tradotti in un’occupazione stabile, hanno contribuito a rafforzare il legame tra giovani e imprese.
L’impatto del programma è stato anche indiretto: ha costretto i territori a riorganizzare parte dei servizi pubblici per l’impiego, ha riportato l’attenzione sul problema dei NEET, e ha reso più visibile il bisogno di una rete di orientamento più solida e capillare. In questo senso, Garanzia Giovani ha aperto una strada che oggi viene percorsa da strumenti più evoluti, ma ancora legati a quel primo esperimento nazionale.

Programmi che sostituiscono e integrano Garanzia Giovani

Dopo la chiusura ufficiale del programma a fine 2023, le sue funzioni sono state in buona parte assorbite in nuovi strumenti più articolati e integrati. Il più importante è il programma GOL – Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, una riforma strutturale delle politiche attive che punta a offrire percorsi personalizzati di inserimento, riqualificazione e formazione per disoccupati, giovani, donne e categorie vulnerabili. Finanziato con risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), nasce per superare i limiti dei programmi precedenti, come Garanzia Giovani, e per offrire percorsi più strutturati, inclusivi e personalizzati.

A differenza di Garanzia Giovani, pensato principalmente per i giovani NEET, GOL si rivolge a una platea molto più ampia, che comprende:

  • disoccupati beneficiari di ammortizzatori sociali
  • persone con fragilità o a rischio esclusione
  • giovani senza lavoro
  • donne inoccupate
  • lavoratori in transizione o in condizioni di svantaggio occupazionale

L’obiettivo è offrire non un singolo intervento, ma un percorso completo di accompagnamento verso l’occupazione o la riqualificazione, con una presa in carico reale da parte dei Centri per l’Impiego.

I cinque percorsi del programma

Il cuore del programma GOL è la personalizzazione del percorso, che viene definito durante un colloquio individuale con gli operatori del Centro per l’Impiego. A ogni persona viene assegnato un profilo e inserito in uno dei cinque percorsi previsti, in base al livello di occupabilità:

  1. Reinserimento occupazionale
Per chi è già vicino al mercato del lavoro. Prevede un orientamento rapido e accompagnamento alla ricerca di lavoro.
  2. Aggiornamento (upskilling)
Per chi ha bisogno di potenziare le proprie competenze. Comprende corsi di breve durata mirati all’inserimento.
  3. Riqualificazione (reskilling)
Per chi deve cambiare ambito professionale. Prevede formazione più lunga e mirata a nuovi settori.
  4. Lavoro e inclusione
Per chi ha fragilità sociali (disabilità, marginalità, bassa scolarizzazione). Prevede un lavoro congiunto tra CPI, servizi sociali e sanitari.
  5. Ricollocazione collettiva
Attivato in caso di crisi aziendali o settoriali, coinvolge gruppi di lavoratori in uscita da aziende in ristrutturazione.

Ogni percorso prevede azioni specifiche, che possono includere orientamento, bilancio delle competenze, corsi di formazione, tirocini, supporto alla mobilità e incentivi alle imprese per l’assunzione.

Come si accede a GOL

L’accesso al programma avviene tramite i Centri per l’Impiego. Non esiste una piattaforma unica di registrazione come nel vecchio Garanzia Giovani: l’attivazione del percorso dipende dalla presa in carico diretta da parte del CPI. Alcune Regioni offrono portali digitali integrati, altre gestiscono tutto in presenza.
Chi è disoccupato, inoccupato o in cerca di nuove opportunità può recarsi al proprio Centro per l’Impiego per attivare la valutazione iniziale del profilo, primo passo per accedere ai percorsi GOL. Anche chi era iscritto a Garanzia Giovani può essere reindirizzato in automatico nel nuovo sistema, se in possesso dei requisiti.

Le differenze con Garanzia Giovani

GOL rappresenta un salto di qualità rispetto a Garanzia Giovani, sia per l’ampiezza della platea, sia per la struttura degli interventi. Le principali differenze sono:

  • maggior personalizzazione dei percorsi
  • integrazione con formazione regionale, PNRR e sistema sociale
  • coinvolgimento attivo delle imprese
  • valutazione continua dei risultati

Inoltre, GOL è inserito in un ecosistema più ampio che comprende il Sistema Duale, il Programma Nazionale “Giovani, Donne e Lavoro” e il potenziamento della rete dei Centri per l’Impiego. L’obiettivo non è offrire una “misura una tantum”, ma costruire una rete di opportunità duratura, capace di accompagnare davvero le persone nel tempo.

A che punto siamo

Secondo i dati forniti dal Ministero del Lavoro, oltre 1,6 milioni di persone sono già state prese in carico nel programma GOL entro la metà del 2024. Di queste, circa la metà ha intrapreso un percorso formativo, mentre le altre hanno ricevuto servizi di orientamento, bilancio delle competenze o accompagnamento al lavoro.
La sfida ora è duplice: da un lato, rendere i percorsi realmente efficaci, non solo formali; dall’altro, fare in modo che GOL sia conosciuto e accessibile, soprattutto alle fasce più fragili della popolazione, che spesso faticano ad attivarsi autonomamente.

In parallelo, è attivo il Programma Nazionale “Giovani, Donne e Lavoro”, che raccoglie parte delle risorse e degli obiettivi di Garanzia Giovani, adattandoli al nuovo contesto economico e sociale.

Programma Nazionale “Giovani, Donne e Lavoro”

Il Programma Nazionale “Giovani, Donne e Lavoro” è stato attivato per il periodo 2021‑2027, con una dotazione significativa e un impianto pensato per raggiungere chi spesso resta ai margini: giovani che faticano a entrare nel mondo del lavoro, donne in cerca di stabilità professionale, persone con fragilità sociali o economiche.
Non si tratta di un bonus o di un incentivo una tantum. Il programma si sviluppa in più fasi: l’accoglienza e l’orientamento, un primo bilancio delle competenze, la costruzione di un percorso personalizzato che può includere corsi di formazione, tirocini, sostegno all’inserimento lavorativo, fino all’accompagnamento durante le prime fasi del lavoro. Il tutto avviene in stretta collaborazione tra Centri per l’Impiego, enti di formazione, scuole, imprese e servizi sociali.
L’accesso avviene tramite gli sportelli territoriali, in particolare i Centri per l’Impiego, o attraverso bandi regionali e progetti locali. Non esiste un unico portale nazionale per aderire, ma ogni Regione organizza le proprie modalità operative in base alle caratteristiche del territorio.

I suoi obiettivi

Il programma vuole rendere il mercato del lavoro più inclusivo. Si concentra su tre obiettivi principali: favorire l’accesso dei giovani a un’occupazione di qualità, migliorare l’occupazione femminile e combattere le disuguaglianze di genere, rafforzare i servizi pubblici per l’impiego e l’orientamento.
A questi si affianca un’attenzione crescente alle competenze trasversali, soprattutto in ambito digitale e ambientale. La formazione, infatti, non è pensata solo come un modo per “trovare un lavoro”, ma come uno strumento per crescere e adattarsi a un mercato del lavoro in continua evoluzione.

Cosa cambia rispetto a Garanzia Giovani

Il Programma “Giovani, Donne e Lavoro” raccoglie in parte l’eredità di Garanzia Giovani, ma se ne distingue per approccio e struttura. Garanzia Giovani era un programma rivolto esclusivamente ai giovani NEET – cioè quelli che non studiavano e non lavoravano – e si basava su un’adesione centralizzata tramite un portale nazionale. Una volta iscritti, i giovani venivano contattati dai Centri per l’Impiego per un colloquio e, in teoria, ricevevano un’offerta di lavoro o formazione entro pochi mesi.
Questo modello ha funzionato solo in parte. Le opportunità non sempre erano coerenti con i bisogni reali, molte adesioni restavano senza seguito e il programma si è dimostrato poco flessibile, soprattutto nei territori con minori risorse.

Il nuovo programma, invece, si rivolge a un pubblico più ampio e propone percorsi molto più personalizzati. Non punta solo all’inserimento rapido, ma costruisce accompagnamenti più lenti, calibrati sulle competenze individuali e sulle esigenze del mercato locale. Inoltre, non si limita ai giovani, ma coinvolge anche le donne e le persone in condizioni di svantaggio, affrontando in modo più trasversale le cause della disoccupazione e dell’esclusione.

Garanzia Giovani è stato un tentativo concreto di dare risposte a una delle sfide più urgenti della società italiana: l’inattività giovanile. Non tutto ha funzionato, e non tutte le aspettative sono state soddisfatte, ma il programma ha lasciato in eredità un linguaggio, una struttura e una sensibilità che oggi tornano utili.
Oggi, le politiche attive sono più complesse, integrate e legate alla progettazione territoriale. Ma il rischio è sempre lo stesso: creare strumenti efficaci sulla carta, che però non raggiungono chi ne ha più bisogno. Per evitarlo, serve continuità, ascolto, comunicazione e la capacità di costruire percorsi che siano davvero accessibili. Oltre il nome, la sfida resta quella di accompagnare ogni giovane nel passaggio verso l’autonomia.
I programmi come GOL e “Giovani, Donne e Lavoro” segnano una fase nuova per le politiche attive in Italia. La scommessa è chiara: offrire percorsi più inclusivi, personalizzati e integrati, capaci di accompagnare concretamente le persone più fragili verso un’occupazione stabile e di qualità.
Se ben implementati, questi strumenti possono colmare le lacune lasciate da Garanzia Giovani e rispondere davvero al bisogno di orientamento, formazione e fiducia che molti giovani e donne oggi esprimono. La sfida, però, resta aperta: serve che le misure siano ben comunicate, facilmente accessibili e realmente collegate al tessuto produttivo e sociale dei territori.

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