È uscito un nuovo decreto sul semestre filtro di Medicina: cosa cambia (ancora)

Il DM 1115/2025, pubblicato il 22 dicembre, interviene sul semestre filtro quando gli esami sono già finiti: allarga l’accesso alla graduatoria, consente l’ingresso a Medicina con debiti, introduce una graduatoria a più livelli e nuovi paradossi sui voti rifiutati. Non una riforma ripensata, ma una correzione d’urgenza che apre nuove criticità.

di Gabriele Capasso
23 dicembre 2025
1 MIN READ

Il 22 dicembre 2025 il Ministero dell’Università ha pubblicato il DM n. 1115/2025, un decreto che interviene in modo diretto e sostanziale sul semestre filtro per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.
Non è un decreto “di chiarimento”, né un semplice aggiustamento tecnico: è un provvedimento che modifica i criteri di accesso alla graduatoria nazionale, il valore degli esami sostenuti, la gestione dei voti rifiutati e il rapporto tra selezione e carriera universitaria.

Soprattutto, è un decreto che arriva a giochi praticamente fatti. Gli studenti hanno già sostenuto gli esami, hanno già impostato strategie, hanno già fatto scelte basate su un impianto normativo diverso. Ora si trovano a dover rileggere tutto alla luce di regole nuove.

Qui su Alpha Orienta non è una sorpresa. Nei giorni scorsi avevamo già messo in fila i limiti strutturali del semestre filtro, mostrando come i numeri reali fossero molto lontani dalle promesse iniziali della riforma.

E solo ieri avevamo raccontato l’anticipazione che andava esattamente in questa direzione: basta una sola sufficienza per restare in gioco.

Il decreto di Natale conferma quella lettura. E la spinge molto più in là.

Perché il Ministero interviene ora: il semestre filtro non ha retto l’urto dei numeri

Per capire il senso del DM 1115/2025 bisogna partire da un dato politico, prima ancora che didattico. Il semestre filtro, così come era stato progettato, non ha prodotto abbastanza studenti idonei. Le percentuali di insufficienze sono state molto più alte del previsto, soprattutto in alcune materie chiave. Applicare rigidamente le regole originarie avrebbe significato una cosa sola: posti disponibili che rischiavano di restare vuoti, proprio mentre il dibattito pubblico continuava a ruotare attorno alla carenza di medici.

Questo corto circuito lo avevamo segnalato chiaramente qui su Alpha Orienta: tre esami da 6 CFU compressi in poche settimane, con prove nazionali standardizzate, hanno finito per trasformarsi in un filtro estremamente selettivo, non così diverso – per pressione e conseguenze – dal vecchio test di ingresso. Il decreto di dicembre nasce esattamente da lì: non cambia l’impianto, ma allarga le maglie per evitare che il sistema imploda su se stesso.

Non è un ripensamento culturale, è una correzione d’emergenza

Questo punto va detto con chiarezza. Il DM 1115/2025 non arriva perché il Ministero ha maturato una nuova visione dell’accesso a Medicina, ma perché l’impianto precedente stava producendo effetti numericamente e politicamente ingestibili. È una correzione reattiva, non una riforma ripensata. Ed è proprio questo che rende fragile l’intero sistema: le regole cambiano perché non funzionano, ma cambiano quando gli studenti le hanno già subite.

Basta una sufficienza per entrare in graduatoria: la fine del “tutto o niente”

La modifica più visibile riguarda l’accesso alla graduatoria nazionale. Con le regole precedenti, per entrarci bisognava superare tutti e tre gli esami del semestre filtro con almeno 18/30. Anche una sola insufficienza equivaleva all’esclusione automatica.

Con il DM 1115/2025 questa soglia viene abbassata, solo per l’anno accademico 2025/26. Entra in graduatoria anche chi ha superato uno o due esami, purché non sia rimasto a zero. Il semestre filtro smette così di essere una barriera binaria e diventa una zona di permanenza selettiva, in cui si può restare in gioco anche con un percorso incompleto.

Questo non significa che tutti abbiano le stesse possibilità di accesso finale. Significa però che l’esclusione automatica non coincide più con il primo errore, e che la selezione si sposta in modo più esplicito sulla graduatoria.

Entrare a Medicina con debiti: il semestre filtro non finisce più dove doveva finire

La conseguenza più profonda di questa scelta è un’altra: si può essere ammessi al secondo semestre di Medicina anche senza aver superato tutti gli esami del semestre filtro. Prima il conseguimento completo dei CFU era un prerequisito; ora non più.

Chi rientra in graduatoria può immatricolarsi anche con uno o due esami da recuperare, che diventano veri e propri debiti formativi. Il decreto specifica che questi recuperi avverranno nell’ateneo di assegnazione, dopo l’immatricolazione. Questo significa che il semestre filtro, di fatto, si estende oltre i suoi confini temporali e si sovrappone all’avvio del corso di laurea vero e proprio.

Il recupero dei CFU: da piano B a parte integrante del percorso

Nella versione precedente della normativa, il recupero dei CFU serviva soprattutto a non “buttare” il semestre per chi veniva escluso da Medicina e doveva iscriversi a un corso affine. Con il DM 1115/2025 il recupero diventa invece parte integrante del percorso anche per chi entra a Medicina con debiti.

Il decreto richiama esplicitamente l’obbligo per gli atenei di organizzare prove di recupero per ogni materia non superata, valutate in trentesimi, con almeno due appelli garantiti. Ma lascia ampi margini di discrezionalità sull’organizzazione concreta. Questo apre il tema – non secondario – della disomogeneità tra atenei e del carico aggiuntivo che grava sugli studenti proprio nella fase iniziale del percorso.

La nuova graduatoria a più livelli: come funziona davvero (e perché non è neutra)

Uno degli aspetti meno comprensibili del decreto – e al tempo stesso più decisivi – è la riscrittura completa della graduatoria nazionale. Non si tratta di un semplice ricalcolo dei punteggi: il DM 1115/2025 costruisce una graduatoria stratificata, articolata in nove sezioni, che tengono conto non solo dei voti ottenuti ma anche del percorso seguito per ottenerli.

Il principio di fondo è esplicito: non conta solo quanto hai preso, ma come ci sei arrivato. Per rendere operativa questa impostazione, il Ministero introduce punteggi base molto elevati, che si sommano ai voti d’esame e creano veri e propri “piani” della graduatoria.

Le sezioni alte: chi ha completato il semestre filtro

Le prime quattro sezioni sono riservate a chi ha superato tutti e tre gli esami. Cambia però il punteggio base a seconda del numero di voti rifiutati:
– 700 punti per chi non ha rifiutato alcun voto
– 600, 500 e 400 punti per chi ha rifiutato uno, due o tre voti

Questo serve a introdurre una graduazione interna, ma preserva un principio netto: chi ha completato il semestre filtro resta sempre davanti a chi non lo ha fatto, indipendentemente dai voti.

Le sezioni intermedie e basse: chi entra in graduatoria con percorsi incompleti

Sotto queste sezioni si collocano gli studenti che hanno superato solo due esami o un solo esame. Anche in questo caso esistono punteggi base, ma molto più bassi (300, 200, 100 punti o addirittura zero). L’effetto è matematico: uno studente con due esami da 30 non può superare in graduatoria uno studente con tre esami da 18.

È così che il decreto tiene insieme l’allargamento dell’accesso e una gerarchia rigidissima tra percorsi. La graduatoria diventa formalmente inclusiva, ma sostanzialmente molto selettiva nei suoi esiti.

Il paradosso dei voti rifiutati: quando fallire conviene più che passare

Il decreto introduce una possibilità di recupero dei voti rifiutati che funziona in modo asimmetrico. Se uno studente rifiuta un voto al primo appello e al secondo non raggiunge il 18, può recuperare il voto iniziale. Se invece al secondo appello prende 18 o più, quel voto diventa definitivo, anche se più basso.

Questo crea un paradosso evidente: chi fallisce sotto soglia viene “salvato”, chi supera la soglia minima resta penalizzato. È una distorsione che non premia la performance migliore, ma l’esito più conveniente rispetto alla regola, e che difficilmente passerà inosservata sul piano dei ricorsi.

La scadenza unica del 27 dicembre 2025

Il decreto fissa inoltre una scadenza unica: tutte le decisioni sui voti (accettazioni, rifiuti, eventuali recuperi) devono essere finalizzate entro il 27 dicembre 2025 tramite Universitaly. È un cambiamento rilevante rispetto al meccanismo precedente delle finestre separate e concentra in pochi giorni scelte con un impatto enorme sulla graduatoria finale.

Voti che decidono l’accesso, ma non la carriera: il semestre filtro resta un mondo a parte

Un altro elemento centrale, spesso frainteso, è che i voti del semestre filtro, per quest’anno, non entrano nella media del corso di laurea. Servono per la graduatoria, per l’attribuzione dei CFU e per l’ammissione al secondo semestre, ma non incidono sulla media degli esami successivi.

Questo rafforza l’idea del semestre filtro come dispositivo selettivo autonomo: esami che decidono tutto nel breve periodo, ma che non fanno parte della “storia accademica” dello studente una volta entrato. Una separazione che contribuisce alla percezione di un sistema eccezionale, più che strutturale.

 

Cosa succede ora: graduatoria, sedi, immatricolazioni e ricorsi

Il calendario resta serrato. La graduatoria nazionale sarà pubblicata l’8 gennaio 2026 e non il 12 come era stato detto sin qui. Subito dopo partirà la fase di assegnazione delle sedi, resa ancora più delicata dalla graduatoria a più livelli e dall’elevato numero di studenti formalmente ammessi.

Le immatricolazioni si apriranno in una prima finestra subito dopo la graduatoria, seguite da una fase di riassegnazione e da una seconda finestra. La chiusura definitiva è prevista per l’inizio di febbraio. In questo arco di tempo si dovranno incastrare anche i recuperi dei debiti formativi.

Il cambio di regole in corsa, i paradossi sui voti rifiutati e la rigidità delle sezioni rendono molto probabile l’avvio di ricorsi. È uno scenario già visto con il vecchio test di Medicina e che il semestre filtro avrebbe dovuto evitare.

Una riforma che continua a correggersi mentre accade

Il DM 1115/2025 non chiude la storia del semestre filtro. È l’ennesimo aggiustamento di una riforma che si sta costruendo mentre viene applicata, adattandosi ai problemi man mano che emergono.

Il rischio, come abbiamo scritto più volte qui su Alpha Orienta, è che l’accesso a Medicina si trasformi in un esperimento permanente, in cui studenti e famiglie sono costretti a inseguire regole che cambiano mentre le stanno vivendo. Quando succede questo, la domanda non è più solo chi entrerà a Medicina, ma che tipo di sistema stiamo costruendo per selezionare chi studierà medicina domani.

 

SULL'AUTORE
Gabriele Capasso è un giornalista, consulente e produttore di contenuti con una lunga esperienza nel giornalismo digitale. Ha lavorato per quasi vent’anni in Blogo.it, dove ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità: da managing editor dell’area sport a vicedirettore, fino a diventare direttore responsabile dal 2020 al 2025. In questi anni ha coordinato team editoriali, gestito strategie SEO, pianificazione a lungo termine e attività di formazione, con particolare attenzione all’evoluzione del giornalismo online e ai modelli di business.
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