Un sistema pensato per selezionare “meglio” che ha prodotto pochi idonei completi
Il semestre filtro per l’accesso a Medicina nasceva con una promessa precisa: superare la logica del test di ingresso tradizionale e sostituirla con una selezione più distesa nel tempo, fondata su prove universitarie e, almeno nelle intenzioni, più aderente alle competenze reali degli studenti. Non una cancellazione del numero chiuso, ma un suo ripensamento in chiave meno traumatica e più orientativa.
Questo modello, però, presupponeva un elemento chiave che è stato rapidamente smentito dai fatti: un numero significativo di studenti in grado di ottenere la sufficienza in tutte e tre le materie previste. Senza quella base, il sistema non avrebbe potuto reggere senza correttivi.
I risultati del primo appello hanno mostrato subito la distanza tra progetto e realtà. Come abbiamo analizzato ricostruendo perché al primo appello del semestre filtro di Medicina è stato promosso solo il 10–15% degli studenti, la maggioranza degli iscritti non è riuscita a superare tutte le prove. Non si è trattato di una difficoltà marginale o di un problema di adattamento iniziale, ma di un segnale strutturale: il livello richiesto e la preparazione media non producevano l’esito atteso.
Già in questa fase era chiaro che il semestre filtro, così com’era stato immaginato, non avrebbe potuto funzionare senza una revisione profonda. E infatti la revisione è arrivata, ma non nella forma esplicitamente dichiarata.
L’anticipazione di Repubblica: i numeri reali e l’abbassamento della soglia di idoneità
L’anticipazione pubblicata da Repubblica ha reso visibile ciò che fino a quel momento era rimasto sullo sfondo del dibattito. I numeri parlano chiaro. Al primo appello del semestre filtro hanno sostenuto le prove 50.859 studenti per Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Di questi, solo una minoranza è riuscita a ottenere la sufficienza in tutte e tre le materie. Al secondo appello i candidati erano scesi a 45.789.
Il dato decisivo, però, è un altro: 25.450 studenti hanno ottenuto almeno una sufficienza (18 o più) in una, due o tre discipline. È su questa platea che il sistema ha iniziato a fare affidamento. Per la sola Medicina, i posti disponibili sono 17.278 (escludendo corsi in inglese e università private). Questo significa che gli idonei “pieni” non bastano, e che per riempire le graduatorie si è reso necessario includere anche chi ha superato una sola prova.
Qui avviene il vero cambio di regole. Il semestre filtro era stato immaginato come un percorso capace di selezionare studenti con una preparazione equilibrata su più materie. Nei fatti, invece, la graduatoria verrà costruita in modo scalare: prima chi ha tre sufficienze, poi chi ne ha due e, in misura non marginale, anche chi ne ha una sola. Non perché questo fosse l’obiettivo iniziale, ma perché senza questo allargamento la graduatoria non si completerebbe.
Come abbiamo ricostruito seguendo la chiusura del secondo appello del semestre aperto di Medicina, il sistema non ha prodotto abbastanza studenti pienamente idonei. Ha quindi ridefinito il concetto stesso di idoneità, presentando come successo il fatto che oltre metà dei candidati abbia ottenuto almeno un 18. Ma quel dato, letto nel contesto, racconta soprattutto un’altra cosa: che l’asticella è stata abbassata per necessità, non per scelta pedagogica.
È questo lo scarto che l’anticipazione di Repubblica rende evidente. Il semestre filtro non dimostra di funzionare secondo le previsioni iniziali. Dimostra di adattarsi ai numeri, accettando come sufficiente ciò che in origine non lo era, pur di tenere in piedi il sistema e riempire i posti disponibili.
Debiti formativi: dove finisce davvero la selezione
L’introduzione dei debiti formativi è la conseguenza diretta di questo abbassamento dell’asticella. Se basta una sola sufficienza per entrare in graduatoria, ciò che manca deve essere recuperato successivamente. Ma è proprio in questo “dopo” che si concentra oggi la parte più opaca del sistema.
Come abbiamo spiegato analizzando come funzionano davvero i debiti formativi nel semestre filtro di Medicina, il recupero non avverrà attraverso una prova nazionale uniforme, ma su base locale. I criteri generali saranno fissati a livello centrale, ma l’organizzazione concreta sarà demandata ai singoli atenei. Questo significa che una parte decisiva della selezione viene spostata fuori dalla graduatoria nazionale, frammentata e resa meno leggibile.
C’è poi un punto che resta centrale per chi guarda al percorso con realismo: cosa accade se il debito non viene recuperato. In quel caso, lo studente rischia l’uscita dal percorso di Medicina e il trasferimento verso corsi affini o altre facoltà. La selezione, dunque, non viene eliminata. Viene rinviata nel tempo, dopo mesi di studio, stress e investimento personale, e collocata in una fase meno visibile e più difficile da interpretare.
È esattamente questo il nodo che avevamo messo a fuoco analizzando i dati ignorati e le promesse mancate del nuovo accesso a Medicina. Senza un intervento strutturale su posti disponibili, risorse didattiche, docenza e programmazione del fabbisogno, qualunque modello di accesso rischia di spostare semplicemente il problema, non di risolverlo.
Cosa devono sapere oggi studenti e famiglie
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, il quadro che emerge è chiaro. L’accesso a Medicina resta fortemente selettivo. La differenza rispetto al passato è che la selezione non è più concentrata in un unico momento, ma distribuita nel tempo, con soglie mobili e passaggi intermedi.
Per studenti e famiglie questo significa meno certezze e più snodi critici: non basta entrare nel semestre filtro, non basta ottenere una sufficienza, non basta nemmeno comparire in graduatoria. Bisogna restare dentro il sistema, recuperare debiti, adattarsi a regole che possono cambiare mentre il percorso è già iniziato.
I numeri anticipati da Repubblica mostrano che se il semestre filtro non è collassato è soltanto perché per reggere ha riscritto se stesso. E questo scarto tra le promesse iniziali e il funzionamento reale del modello resta oggi il vero nodo politico e orientativo dell’accesso a Medicina.









