Lettere, Filosofia e Scienze Umane: cosa ci fai davvero dopo?

Non è vero che con una laurea umanistica non ci fai niente. Scopri dove portano davvero questi studi se impari a usarli nel modo giusto.

di Gabriele Capasso
7 novembre 2025
1 MIN READ

Migliaia di studenti ogni anno scelgono i corsi di laurea umanistici. Sono facoltà tra le più antiche, ma anche tra le più discusse. E chi le frequenta lo sa: spesso deve fare i conti con domande e dubbi continui — da parte degli altri e, a volte, anche da parte propria.

“Ma poi cosa ci fai con Filosofia?”
“Con Lettere insegni o niente.”
“Ti laurei e poi? Finisci a fare tutt’altro?”

La sensazione di non avere sbocchi chiari è reale. Così come è reale la frustrazione di non sapere se si sta facendo la scelta giusta, mentre altri sembrano avere una direzione più netta, più tecnica, più “utile”.

Ma la verità è che le lauree umanistiche sono ancora oggi tra le più frequentate in Italia. Il punto non è se “valgano” o meno, ma come ci si muove dopo. Perché sì, ci sono sfide da affrontare — ma anche più possibilità di quanto sembri, se sai dove guardare e se inizi presto a costruire il tuo percorso.

In questo articolo proviamo a fare chiarezza:

  • quali sono i falsi miti da superare
  • quali competenze reali acquisisci
  • quali strade puoi prendere (tradizionali e meno scontate)
  • cosa puoi fare già durante gli studi per non trovarti bloccato dopo la laurea

Non è un manuale di soluzioni facili. Ma se stai studiando Lettere, Filosofia o un corso in ambito umanistico, questa guida può aiutarti a fare scelte più consapevoli, passo dopo passo.

Stereotipi da superare: no, non è vero che “non ci fai niente”

Chi sceglie un percorso umanistico — Lettere, Filosofia, Storia, Antropologia, Scienze della formazione, Scienze sociali — lo sa bene: prima o poi dovrà sentirselo dire.

“Tanto con questa laurea non ci fai niente”
“Ma lavori esistono davvero per chi studia queste cose?”
“Non ti conveniva fare qualcosa di più pratico?”

Questi luoghi comuni si sentono ovunque: in famiglia, sui social, nei commenti di sconosciuti. E finiscono per condizionare anche chi ha scelto consapevolmente il proprio corso, fino a fargli mettere in discussione tutto. Ma la verità è che non è la laurea in sé a determinare il tuo futuro, così come non è vero che con le materie umanistiche “non ci fai nulla”.

Il problema non è “la laurea”, ma cosa te ne fai

Una laurea umanistica non ti garantisce un posto fisso (ma nemmeno una tecnica lo fa più, oggi). Il problema è che spesso viene vissuta come un percorso chiuso, teorico, slegato dal mondo reale. In realtà, se affrontata con il giusto approccio e arricchita da esperienze mirate, può aprire più porte di quanto sembri. Non tutte dirette. Non tutte lineari. Ma reali.

E i dati sull’occupazione?

È vero: le statistiche ci dicono che i laureati in ambito umanistico impiegano più tempo a entrare nel mondo del lavoro rispetto a chi ha un titolo STEM o tecnico.

Ma attenzione:

  • molti entrano in settori diversi da quelli previsti dal corso
  • spesso iniziano con ruoli ibridi o in piccole realtà, per poi crescere
  • chi riesce a costruire un profilo personale forte (tirocini, esperienze, competenze trasversali) ha più margini di movimento

Inoltre, il mercato del lavoro sta cambiando: le aziende cercano sempre più figure con capacità di pensiero critico, scrittura, comunicazione, adattabilità — tutte competenze in cui i profili umanistici possono eccellere.

Smetti di cercare “la risposta giusta”

Uno degli errori più comuni è cercare conferme assolute:

“Questa laurea mi garantirà un lavoro?”
“Cosa divento esattamente dopo Filosofia?”

Ma oggi nessuna laurea dà risposte certe. La domanda giusta da farsi è:

“Come posso usare quello che sto studiando per costruire un mio percorso?”

Chi riesce a uscire dalla logica passiva (“mi laureo e vedo”) e inizia a orientarsi per tempo, scopre che anche una facoltà umanistica può essere una base solida per tanti lavori. Non è facile, ma è possibile — e non sei il solo ad avercela fatta.

Le competenze che sviluppi davvero (e che ti chiedono anche fuori dall’università)

Ai corsi di laurea umanistici viene spesso rimproverato di essere troppo teorici o poco “pratici”. E in parte è vero: difficilmente ti insegnano un mestiere specifico. Ma quello che molti ignorano è che, durante il percorso, sviluppi competenze trasversali fondamentali per moltissimi contesti professionali. Il problema è che quasi nessuno ti aiuta a riconoscerle. E così rischi di arrivare alla laurea senza sapere cosa sai fare davvero.

Scrittura, chiarezza, sintesi

Saper scrivere in modo chiaro, ordinato, efficace, è una competenza tutt’altro che scontata. Chi studia Lettere, Filosofia o Scienze Umane è spesso molto più allenato di altri a costruire un testo comprensibile, ben argomentato, privo di errori. Una capacità utile ovunque: dalla comunicazione interna in azienda alla creazione di contenuti, dalla stesura di documenti alle presentazioni.

Capacità di analisi e pensiero critico

Studiare testi complessi, interpretarli, confrontare fonti e punti di vista ti allena a ragionare in modo strutturato. Significa saper distinguere ciò che è rilevante da ciò che non lo è, cogliere connessioni, elaborare risposte ragionate. Nel lavoro, questo si traduce in una maggiore lucidità nell’affrontare problemi, fare domande giuste, prendere decisioni con buon senso.

Comunicazione e ascolto

Molti corsi umanistici ti portano a discutere, presentare idee, confrontarti con gli altri. Questo ti abitua a parlare in pubblico, a riformulare concetti in modo chiaro, a usare un linguaggio adatto al contesto. Sono tutte competenze fondamentali per lavorare in gruppo, gestire riunioni, fare formazione, relazionarsi con clienti o colleghi.

Gestione e organizzazione delle informazioni

Saper studiare grandi volumi di contenuti ti allena anche a schematizzare, selezionare ciò che conta, creare connessioni tra concetti. Una capacità utile in molti settori: dalla progettazione di contenuti all’analisi dati, dalla consulenza alla formazione.

Adattabilità e autonomia nell’apprendimento

Un altro punto di forza di molti profili umanistici è la flessibilità mentale. Essere abituati a cambiare argomento, analizzare punti di vista diversi, orientarsi in contesti non sempre definiti ti prepara a lavorare anche fuori dalla tua “zona di studio”. In un mondo che cambia rapidamente, saper imparare in autonomia e adattarsi è una risorsa concreta.

In sintesi: un corso di studi umanistico non ti forma per una professione unica e immediata, ma ti fornisce strumenti solidi per muoverti in contesti diversi. Se impari a riconoscere e raccontare bene queste competenze, puoi trovare spazi anche in settori dove nessuno ti avrebbe immaginato.

Gli sbocchi (più) tradizionali: scuola, editoria, comunicazione, cultura

Quando si parla di cosa fare dopo una laurea umanistica, spesso vengono citati gli stessi settori: scuola, editoria, mondo della cultura, comunicazione. Sono gli sbocchi più conosciuti — e in parte ancora attuali — ma è importante guardarli con realismo, sapendo cosa aspettarsi davvero, quali opportunità esistono e quali ostacoli ci sono lungo la strada.

Insegnamento: un percorso lungo, ma ancora possibile

Diventare insegnante è una delle strade più frequenti per chi studia Lettere, Filosofia o Scienze Umane. Ma è importante sapere che non è un percorso automatico.
Oggi per insegnare nelle scuole medie o superiori servono:

  • una laurea magistrale compatibile con le classi di concorso
  • almeno 24 CFU in discipline pedagogiche (o i nuovi percorsi abilitanti)
  • il superamento di concorsi pubblici
  • spesso lunghi tempi di attesa e graduatorie da scalare

Chi sceglie questa strada deve essere consapevole che richiede tempo, pazienza e flessibilità geografica. Ma resta comunque una professione ricca di senso, soprattutto per chi ama trasmettere conoscenza e lavorare con i giovani.

Editoria e scrittura: tanti aspiranti, poche occasioni stabili

Un altro sbocco naturale è l’editoria. Case editrici, riviste, redazioni online, agenzie di content editing. In questo ambito le opportunità esistono, ma la concorrenza è alta, i contratti stabili sono pochi, e spesso si parte da collaborazioni saltuarie o partite IVA.

Tuttavia, se scrivere ti appassiona e sei disposto a costruirti un profilo forte (con esperienze pratiche, portfolio, presenza online), è un settore che può offrire soddisfazioni.
Alcuni ruoli possibili:

  • redattore editoriale
  • correttore di bozze
  • editor
  • ghostwriter
  • copywriter e content writer

Chi lavora bene con le parole può trovare spazio anche nel marketing e nella comunicazione.

Mondo della cultura: musei, archivi, biblioteche

Un’altra area legata agli studi umanistici è quella del patrimonio culturale. Biblioteche, musei, archivi, enti pubblici e privati che si occupano di conservazione, promozione culturale, eventi. Anche qui le opportunità ci sono, ma spesso si passa attraverso bandi, concorsi, tirocini, collaborazioni.
Alcuni sbocchi:

  • bibliotecario (con titoli e requisiti specifici)
  • operatore museale
  • progettista culturale
  • addetto alla comunicazione per enti culturali o fondazioni

Chi è disposto a formarsi ulteriormente e a cercare esperienze sul campo può costruire un profilo solido, anche in ambito internazionale.

Comunicazione e uffici stampa: un ponte tra cultura e impresa

Sempre più organizzazioni — pubbliche, private, culturali — cercano profili capaci di scrivere, comunicare, organizzare contenuti. Chi viene da un percorso umanistico può candidarsi per:

  • ufficio stampa
  • comunicazione interna
  • social media
  • organizzazione eventi
  • redazione testi istituzionali

In questi contesti, la chiarezza espositiva, la sensibilità culturale e la capacità di sintesi diventano un valore aggiunto.

Gli sbocchi più “classici” esistono ancora, ma richiedono strategia, pazienza e competenze aggiuntive. Non bastano una laurea e una buona media. Serve investire tempo anche fuori dall’università: tirocini, corsi, scrittura, esperienze. Il vantaggio è che, se riesci a entrare, puoi portare il tuo sapere in settori che ne hanno bisogno.

Gli sbocchi (meno) scontati: HR, consulenza, marketing, formazione aziendale

Quando pensi a un laureato in Filosofia o Lettere, forse non lo immagini in un ufficio risorse umane o in una società di consulenza. Eppure sempre più aziende cercano profili umanistici anche fuori dai settori “classici”. Il motivo è semplice: non cercano solo competenze tecniche, ma anche visione, pensiero critico e capacità di comunicare.

Negli ultimi anni si sono aperte opportunità reali in aree che fino a poco tempo fa sembravano riservate ad altri corsi di laurea. Vediamo le principali.

Risorse umane: selezione, formazione, comunicazione interna

Nel mondo HR non servono solo psicologi o economisti. Molti profili umanistici lavorano in:

  • selezione del personale
  • comunicazione interna
  • employer branding
  • gestione del clima aziendale
  • progettazione di percorsi formativi

Chi sa ascoltare, scrivere, osservare e costruire relazioni trova qui uno spazio interessante, soprattutto in contesti dinamici e con team multidisciplinari.

Consulenza: organizzazione, strategia, change management

Anche nella consulenza si stanno facendo strada figure capaci di affrontare problemi complessi, leggere i contesti e proporre soluzioni personalizzate. Non serve saper programmare o fare modelli economici per entrare in una società di consulenza: esistono ruoli orientati a:

  • analisi dei bisogni
  • facilitazione di processi interni
  • supporto alla comunicazione e al cambiamento

Molte società apprezzano chi viene da percorsi umanistici perché porta un pensiero laterale, aperto e spesso più creativo.

Il marketing e la comunicazione digitale

Il marketing non è solo numeri e analisi. È anche narrazione, empatia, capacità di capire le persone. In questo ambito, un laureato in Scienze Umane può trovare spazi in:

  • content marketing
  • copywriting
  • social media management
  • brand storytelling
  • customer experience

L’importante è costruire un ponte tra le proprie capacità e gli strumenti digitali, formandosi in modo mirato su ciò che serve per rendersi competitivi.

Formazione e sviluppo delle competenze

Molti laureati in ambito umanistico lavorano oggi nella formazione, anche fuori dalla scuola. In azienda, nelle organizzazioni no profit, nei centri di ricerca o nei progetti europei si cercano figure che sappiano:

  • progettare percorsi formativi
  • facilitare gruppi di lavoro
  • analizzare bisogni educativi
  • comunicare contenuti in modo efficace

Se ti interessa aiutare le persone a imparare, orientarsi o crescere, è un ambito da esplorare con attenzione.

Esempi reali (senza nomi e cognomi)

  • Una laureata in Filosofia che oggi si occupa di selezione e onboarding in una tech company
  • Un ex studente di Lettere diventato copywriter per una grande agenzia di comunicazione
  • Una dottoranda in Scienze Umane che ora gestisce progetti educativi internazionali

Non sono casi isolati: sono percorsi costruiti passo dopo passo, mettendo insieme studi, esperienze e formazione extra-universitaria.

Oggi puoi usare le tue competenze umanistiche in contesti molto diversi da quelli più tradizionali. Non si tratta di “snaturarti”, ma di trovare il modo giusto per far valere quello che sai fare, in ambienti dove ancora non ti aspettano.

Cosa fare durante gli studi per non arrivare impreparati

Spesso ci si accorge troppo tardi che una laurea, da sola, non basta per trovare lavoro. Non perché il titolo sia inutile, ma perché serve qualcosa in più: esperienze, competenze trasversali, contatti. La buona notizia è che puoi iniziare a costruire tutto questo già durante il percorso universitario, anche senza sapere ancora cosa farai “da grande”.

Ecco alcuni passi concreti che puoi fare — anche uno alla volta — per arrivare più pronto al dopo.

Fare esperienza, anche piccola

Non serve aspettare la laurea per mettersi in gioco. Puoi cercare:

  • tirocini curriculari
  • collaborazioni con riviste universitarie o blog
  • volontariato in ambiti affini (musei, biblioteche, centri culturali)
  • esperienze part-time in contesti organizzati (eventi, associazioni, comunicazione)

L’obiettivo non è fare “curriculum” a tutti i costi, ma capire come funzionano i contesti reali, cosa ti piace, dove ti trovi a tuo agio.

Lavorare sulle soft skill

L’università umanistica allena molto il pensiero critico, ma a volte trascura competenze come:

  • parlare in pubblico
  • scrivere in modo efficace per il web
  • organizzare il lavoro di gruppo
  • usare strumenti digitali di base (come Excel, Canva, Google Workspace)

Puoi allenarti con corsi brevi, workshop, o semplicemente mettendoti alla prova in contesti reali. Ogni abilità che sviluppi oggi ti renderà più autonomo e convincente domani.

Cercare contaminazioni

Anche se studi Filosofia o Storia, puoi frequentare:

  • eventi su digitale e innovazione
  • corsi liberi in ambito comunicazione, marketing o gestione progetti
  • summer school interdisciplinari
  • seminari promossi da aziende o incubatori

Contaminarsi non significa tradire il proprio percorso, ma ampliarlo. Ti aiuta a capire dove possono portarti le tue competenze se usate in contesti diversi.

Imparare a raccontarti

Molti studenti e studentesse umanisti arrivano alla laurea con un bagaglio di esperienze, ma non sanno come valorizzarle. Allenati fin da subito a:

  • scrivere un CV efficace
  • aggiornare il tuo profilo LinkedIn
  • raccontare i tuoi progetti e interessi in modo semplice e professionale
  • fare networking, anche partendo da docenti, tutor, colleghi

Non è questione di “venderti”, ma di farti capire da chi non conosce il tuo percorso.

Ogni piccolo passo che fai oggi, anche fuori dall’aula, fa la differenza domani. Il tempo dell’università può essere un laboratorio: usa questi anni per costruirti un profilo, non solo per accumulare CFU.

Laurea triennale e poi? Master, magistrale o cambio direzione

Molti studenti e studentesse in ambito umanistico, una volta terminata la triennale, si trovano davanti a un bivio:

Proseguo con la magistrale? Cambio completamente ambito? Faccio un master? Lavoro?

Non esiste una risposta giusta in assoluto. Ma ci sono alcune domande che vale la pena farsi per evitare di prendere decisioni solo “perché si deve”.

Continuare con la magistrale: quando ha senso

Se hai trovato un indirizzo che ti appassiona davvero e vuoi specializzarti, la magistrale può essere una buona scelta. In particolare, è utile:

  • per accedere all’insegnamento o a concorsi pubblici
  • se vuoi fare ricerca o dottorato
  • per rafforzare un profilo accademico o teorico
  • se scegli un percorso interdisciplinare con sbocchi chiari (per esempio Scienze del linguaggio, Digital Humanities, Editoria, Filosofia politica)

Attenzione però: non è obbligatoria per forza. Proseguire per abitudine, o perché “non so cos’altro fare”, rischia solo di farti perdere tempo e motivazione.

I master: professionalizzanti ma non magici

I master post-laurea sono spesso visti come la scorciatoia per trovare lavoro. In realtà possono essere molto utili, ma solo se scelti con criterio.
Chiediti:

  • Che tipo di sbocco offre davvero questo master?
  • Ci sono stage garantiti o partnership con aziende reali?
  • Il costo è proporzionato alle opportunità?
  • È compatibile con il mio percorso o rischio di ricominciare da zero?

Un master ben scelto può aiutarti a entrare in settori come comunicazione, HR, gestione progetti, editoria digitale, innovazione sociale. Ma non risolve tutto da solo: serve attivarti anche in autonomia.

Cambiare rotta: si può, ma serve metodo

Se alla fine della triennale ti rendi conto che vuoi cambiare completamente ambito (per esempio, passare al marketing, alla UX, al project management), sappi che non è impossibile. Sempre più laureati e laureate in discipline umanistiche si ri-specializzano in ambiti diversi, portando con sé un bagaglio utile e spesso originale.

Il segreto è:

  • formarti in modo mirato (con corsi brevi, bootcamp, certificazioni)
  • capire quali competenze puoi trasferire
  • iniziare con ruoli junior o ibridi
  • non avere paura di ripartire gradualmente

Oggi cambiare direzione non è visto come una debolezza, ma come un segnale di iniziativa e adattabilità.

Fermarsi per lavorare subito: può avere senso

Non tutti vogliono (o possono) continuare a studiare subito. Anche iniziare a lavorare dopo la triennale può essere una scelta valida, soprattutto se:

  • hai già fatto esperienze concrete
  • trovi un ambito che ti interessa
  • vuoi “toccare con mano” prima di scegliere se e come specializzarti

Molti studenti iniziano con stage o lavori entry level e decidono in seguito se fare una magistrale o un master più mirato. Non è una corsa contro il tempo: è un percorso che puoi costruire anche per tappe.

Dopo la triennale, dunque, hai davanti più opzioni di quante immagini. La scelta giusta non è quella più lunga o più ambiziosa, ma quella che ti aiuta ad avvicinarti, anche solo un po, alla direzione che vuoi prendere.

Non è (più) tempo di scelte passive

Studiare Lettere, Filosofia o Scienze Umane non è una scelta facile. Spesso comporta più domande che risposte, più incertezze che certezze. Ma non è vero che sei destinato a un futuro precario, incerto o senza sbocchi. Dipende da come costruisci il tuo percorso, e da quanto riesci a renderlo tuo.

Oggi non basta seguire un piano di studi e aspettarsi che tutto vada a posto da solo. Serve scegliere in modo attivo, un po’ alla volta. Serve sporcarsi le mani, cercare esperienze, farsi domande scomode, scoprire mondi che non conoscevi.

Se sei ancora all’università, questo è il momento giusto per farlo. E se ti sei già laureato, non è troppo tardi per ripartire. Molti hanno iniziato a costruirsi un futuro con quello che avevano: una passione, un’intuizione, un profilo umanistico solido — e una grande voglia di farlo valere.

SULL'AUTORE
Gabriele Capasso è un giornalista, consulente e produttore di contenuti con una lunga esperienza nel giornalismo digitale. Ha lavorato per quasi vent’anni in Blogo.it, dove ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità: da managing editor dell’area sport a vicedirettore, fino a diventare direttore responsabile dal 2020 al 2025. In questi anni ha coordinato team editoriali, gestito strategie SEO, pianificazione a lungo termine e attività di formazione, con particolare attenzione all’evoluzione del giornalismo online e ai modelli di business.
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