Partire con Erasmus+ significa molto più che studiare o fare un tirocinio all’estero. È un’esperienza che cambia la prospettiva, rafforza competenze e apre a nuove possibilità di crescita personale, culturale e professionale. Ma come funziona davvero questo programma europeo? Chi può partecipare, con quali strumenti e quali vantaggi offre?
Un’idea nata oltre 30 anni fa
Il programma Erasmus nasce nel 1987 con un obiettivo semplice e ambizioso: permettere agli studenti universitari europei di trascorrere un periodo di studio all’estero. Nel tempo è cresciuto, si è evoluto, ha ampliato i suoi orizzonti e oggi, con il nome Erasmus+, coinvolge scuole, università, centri di formazione professionale, associazioni giovanili e molto altro.
Nel ciclo 2021–2027, Erasmus+ dispone di un finanziamento tra i più alti nella storia dell’Unione Europea, a testimonianza di quanto l’Europa creda nella mobilità come strumento di integrazione, cittadinanza attiva e innovazione.
Chi può partecipare al progetto Erasmus+
Il programma è aperto a un ampio spettro di partecipanti. Gli studenti universitari, a partire dal secondo anno, possono candidarsi per trascorrere un periodo in un’università partner all’estero o per svolgere un tirocinio curriculare o post-laurea. Ma Erasmus+ non si limita all’università: è accessibile anche a docenti, formatori, operatori giovanili e volontari.
Le modalità principali sono due: la mobilità per studio e la mobilità per tirocinio. La prima consente di frequentare corsi all’estero, sostenere esami, partecipare alla vita accademica di un’altra istituzione. La seconda permette di acquisire esperienza pratica, lavorando in un’azienda o ente europeo coerente con il proprio percorso di studi.
Entrambe le esperienze hanno una durata variabile, da un minimo di due mesi fino a dodici per ciclo di studio. Nei corsi a ciclo unico (come medicina o architettura) il limite può salire fino a ventiquattro mesi complessivi.
Come si parte: passaggi fondamentali e tempistiche
Per partecipare a Erasmus+ non basta decidere di partire: è importante iniziare a organizzarsi con largo anticipo, perché il processo di selezione e preparazione può richiedere diversi mesi. Il primo passo è consultare il bando pubblicato dalla propria università, in genere tra gennaio e marzo per la mobilità dell’anno accademico successivo.
Ad esempio, se uno studente vuole partire a settembre 2025, dovrà iniziare a informarsi già a inizio 2025 e presentare domanda entro la primavera. Una volta superata la selezione, ci saranno da compilare documenti, seguire incontri di formazione obbligatoria, scegliere i corsi con il docente referente e finalizzare il Learning Agreement. Le tempistiche variano da ateneo ad ateneo, ma mediamente è bene considerare almeno 6 mesi di preparazione prima della partenza.
Quanto ai periodi in cui è possibile partire, le partenze avvengono in due finestre principali: settembre-ottobre (primo semestre) o febbraio-marzo (secondo semestre). Alcuni tirocini possono iniziare anche in altri momenti, ma sempre in accordo con l’ente ospitante e con la durata minima prevista dal bando. Va tenuto presente che, una volta selezionati, si entra ufficialmente nel programma solo dopo aver firmato il Grant Agreement e aver ricevuto la prima tranche della borsa. È quindi fondamentale rispettare tutte le scadenze intermedie e rimanere in contatto con l’ufficio Erasmus della propria università.
Come si sceglie il Paese ospitante (e come avviene l’assegnazione)
Uno degli aspetti più stimolanti del programma Erasmus+ è la possibilità di scegliere dove andare. Ma come si seleziona il Paese ospitante? E quanto peso ha il desiderio dello studente nella destinazione finale?
In fase di candidatura, ogni università stabilisce quanti posti Erasmus ha a disposizione e con quali Paesi e atenei ha attivato accordi bilaterali. Lo studente non può quindi scegliere liberamente qualsiasi destinazione in Europa, ma può indicare una o più preferenze tra le mete previste dal proprio corso di studi. In genere, i bandi consentono di esprimere da una a tre preferenze, in ordine di priorità.
La scelta deve essere ragionata: non si tratta solo di scegliere un Paese che piace, ma di verificare che l’università ospitante offra corsi compatibili con il proprio piano di studi, con programmi didattici, lingua d’insegnamento, calendario accademico e crediti che possano essere riconosciuti al rientro. L’assegnazione finale viene effettuata in base a una graduatoria, che tiene conto del merito accademico, delle competenze linguistiche e di eventuali criteri specifici stabiliti dal bando (come motivazioni, colloqui o requisiti linguistici minimi). Chi ottiene un punteggio più alto ha generalmente più probabilità di ottenere la prima preferenza, mentre gli altri vengono distribuiti sulle mete residue, se ancora disponibili.
Una volta assegnata la sede, lo studente non può modificarla liberamente, se non per motivi documentati e approvati dall’ufficio Erasmus. Per questo è importante, già in fase di candidatura, informarsi bene sulle opzioni disponibili, sulle lingue richieste, sui costi della vita e sull’offerta formativa di ciascuna università partner. In molti casi, le università italiane mettono a disposizione schede informative sulle destinazioni o organizzano incontri con ex studenti Erasmus, utili per orientarsi nella scelta.
Le università italiane e la rete Erasmus
L’Italia è tra i Paesi europei con il maggior numero di accordi Erasmus. Le università italiane collaborano con centinaia di atenei in tutto il continente e ogni anno accolgono migliaia di studenti in mobilità, offrendo una rete capillare e strutturata. Le mete più richieste dagli italiani includono Spagna, Francia, Germania e Portogallo, mentre le città italiane più scelte dagli studenti stranieri sono Roma, Milano, Bologna, Firenze e Torino.
Università come La Sapienza di Roma, l’Università di Bologna, la Statale di Milano o l’Università di Padova gestiscono ogni anno centinaia di partenze e arrivi, con uffici dedicati e team esperti nel supporto alla mobilità. Alcuni atenei, come l’Università di Siena o l’Università di Trento, organizzano vere e proprie “Welcome Week” per accogliere gli studenti incoming, con corsi intensivi di lingua, tour della città e incontri interculturali.
L’impatto economico degli studenti Erasmus in Italia
Quando uno studente Erasmus arriva in Italia, non porta con sé solo entusiasmo e voglia di imparare: porta anche un impatto concreto sull’economia locale. Secondo una recente ricerca, ogni studente Erasmus incoming spende in media circa 1.000 euro al mese durante il suo soggiorno. Considerando che la permanenza media è di sei mesi, si arriva a 6.000 euro a studente. Le spese si concentrano su affitto, cibo, trasporti, tempo libero, eventi e attività turistiche. Il 70% degli studenti dichiara di aver visitato almeno una località italiana durante il proprio soggiorno, generando ulteriore indotto. Sommando i dati raccolti da oltre 1.500 partecipanti, la stima dell’impatto economico complessivo degli Erasmus in Italia nel solo 2023 supera i 10 milioni di euro.
In che lingua si studia e quali strumenti di supporto sono previsti
Una domanda frequente da parte delle studenti interessate al progetto Erasmus+ riguarda la lingua in cui si tengono le lezioni e gli esami all’estero. Nella maggior parte dei casi, i corsi sono offerti nella lingua ufficiale del paese ospitante oppure in inglese, soprattutto nelle università che accolgono un elevato numero di studenti internazionali. È importante, già in fase di candidatura, verificare i requisiti linguistici richiesti dall’ateneo estero: alcune sedi richiedono certificazioni formali (come IELTS, TOEFL o attestati interni), altre invece accettano l’autovalutazione o prove linguistiche organizzate dalla propria università. Molte università estere mettono a disposizione dispense in inglese o in versione semplificata, e spesso è possibile sostenere gli esami in lingua inglese anche se il corso è tenuto in un’altra lingua. In alcuni casi, soprattutto negli esami scritti, è consentito l’uso del dizionario bilingue.
Per quanto riguarda studenti con disabilità, DSA o ADHD, Erasmus+ promuove attivamente l’inclusione, e molte università offrono misure personalizzate: tempo aggiuntivo durante gli esami, supporti digitali, tutoraggi individuali, strumenti compensativi e accessibilità alle strutture. È possibile fare richiesta di un supporto aggiuntivo anche a livello economico, che copre costi come l’assistenza, l’adattamento dei materiali o il trasporto. Per beneficiare di questi strumenti è fondamentale segnalarlo per tempo, allegando la documentazione necessaria sia all’università di partenza che a quella ospitante. Ogni sede dispone di un Disability Office o Inclusion Office a cui rivolgersi per attivare le misure di supporto previste.
La borsa Erasmus: un supporto concreto
Chi parte riceve una borsa di mobilità, calcolata in base alla durata del soggiorno e al costo della vita del Paese di destinazione. L’importo non copre tutte le spese, ma rappresenta un aiuto importante. In alcuni casi, soprattutto per studenti con ISEE basso, sono previste integrazioni. Per i dettagli e i termini di erogazione è necessario informarsi presso l’ufficio dedicato del proprio ateneo.
Le competenze che si acquisiscono con Erasmus+ e cosa succede al rientro
L’esperienza Erasmus+ non è solo un’occasione per seguire corsi in un’altra lingua o lavorare in un nuovo contesto: è una vera e propria palestra di competenze trasversali. Durante la permanenza all’estero si sviluppano autonomia, capacità organizzative, flessibilità, resilienza, gestione dello stress, comunicazione interculturale e spirito di adattamento. Competenze che spesso emergono proprio affrontando sfide quotidiane come trovare casa, organizzare il proprio tempo, relazionarsi in un ambiente sconosciuto.
Al rientro in Italia, non è necessario sostenere una “verifica” generale delle competenze acquisite, ma ci sono comunque alcuni adempimenti previsti dal programma. Per prima cosa, occorre completare un rapporto finale online (participant report), in cui si racconta l’esperienza vissuta e si forniscono dati utili alla valutazione complessiva della mobilità. Per chi ha partecipato a un periodo di studio, è fondamentale anche che l’università riceva il Transcript of Records, cioè il certificato con i voti e i crediti ottenuti presso l’ateneo ospitante. Se questi sono coerenti con il Learning Agreement concordato prima della partenza, vengono riconosciuti nel percorso universitario senza necessità di ulteriori esami.
Nel caso di tirocini, si riceve una certificazione dell’attività svolta (traineeship certificate), utile anche da allegare al proprio CV. L’intera esperienza, infatti, può essere inserita nel diploma supplement, il documento ufficiale che accompagna la laurea e descrive il percorso di studi e le competenze maturate. In altre parole, non sono previsti esami “post-Erasmus”, ma l’esperienza è tracciata, riconosciuta e valorizzata sia a livello accademico che professionale.
Erasmus virtuale e blended: una nuova frontiera
Durante la pandemia, il programma ha introdotto anche modalità di mobilità virtuale e mista. Queste permettono di seguire corsi o partecipare a progetti internazionali da remoto, integrando in alcuni casi una breve mobilità fisica. Oggi queste soluzioni restano attive, e rappresentano un’opportunità aggiuntiva per chi ha difficoltà a spostarsi per lunghi periodi o desidera vivere un’esperienza internazionale più flessibile.
Come prepararsi (davvero) a partire
L’Erasmus non è solo un viaggio fisico, ma anche emotivo. Prepararsi significa informarsi, certo, ma anche porsi domande: sono pronto a uscire dalla mia zona di comfort? Che tipo di esperienza sto cercando? Come reagisco all’imprevisto? Serve organizzazione, ma anche apertura. È utile parlare con chi è già partito, leggere esperienze, chiarire aspettative. E soprattutto, sapere che non sarà tutto facile o perfetto. Ma proprio lì, nella fatica di adattarsi, spesso si nasconde il vero valore di questa esperienza.
Studiare o fare un tirocinio all’estero lascia un segno che va oltre il curriculum. È un’esperienza che arricchisce, cambia il modo di vedere il mondo e se stessi, costruisce ponti tra persone e culture. E questo, oggi più che mai, è un capitale prezioso.
Che si parta per crescere professionalmente, per imparare una lingua o semplicemente per mettersi alla prova, Erasmus+ è una possibilità concreta. Non è riservata a pochi: è un’opportunità aperta, inclusiva, strutturata e sostenuta da decenni di risultati. Per questo, ogni studente dovrebbe almeno una volta chiedersi: “E se partissi anche io?”