Le migliori università italiane per borse di studio: la classifica Censis 2025/2026

Scopriamo dove è possibile ottenere più aiuto economico per laurearsi

di Lucia Resta
22 settembre 2025
1 MIN READ

Non esiste un modo giusto per scegliere l’università. C’è chi punta sulla passione, chi sulla distanza, chi sull’intuizione. E poi c’è chi deve fare i conti, prima ancora di tutto il resto. Il corso di laurea, la città, le prospettive future, i servizi. Ma per tantissimi studenti — e per le loro famiglie — la vera domanda è un’altra: me lo posso permettere?

Negli ultimi anni, il costo della vita per chi studia è aumentato ovunque. Affitti, trasporti, mensa, tasse. E non tutti partono dallo stesso punto. Per molti, l’ostacolo non è capire cosa studiare, ma se potranno permetterselo. Una borsa di studio, in questi casi, non è un premio: è una possibilità di respiro.

Anche per questo, ogni anno, il Censis pubblica una classifica dettagliata delle università italiane, che tiene conto di tanti aspetti: qualità della didattica, servizi, strutture, internazionalizzazione. Ma tra tutti gli indicatori, ce n’è uno che racconta più di altri quanto un ateneo sia davvero accessibile: quanto investe nel sostegno economico agli studenti.

In questo articolo ci concentreremo proprio su questo. Andremo a vedere, categoria per categoria, quali sono le università italiane che si distinguono per il loro impegno nel rendere lo studio possibile. Senza filtri, senza slogan, solo dati ufficiali. Perché dietro ogni borsa di studio, spesso, c’è la possibilità di esserci, davvero.

La metodologia: come il Censis valuta le università

Non tutte le classifiche si somigliano, e non tutti i numeri dicono le stesse cose. Quella del Censis è una delle più articolate e rispettate in Italia, proprio perché non si limita a stilare una lista dall’alto, ma entra nel merito di tanti aspetti che toccano la vita reale degli studenti.

L’analisi si basa su sei indicatori: servizi erogati, borse di studio, strutture, livello di internazionalizzazione, comunicazione e capacità di inserimento nel mondo del lavoro. Ogni voce viene valutata con un punteggio su 110, e ogni ateneo viene collocato in una delle fasce dimensionali (piccoli, medi, grandi, mega atenei), per permettere confronti più equi.

Quello che ci interessa qui è un indicatore in particolare: borse di studio. Un punteggio che non misura solo quanti soldi vengono distribuiti, ma anche quanto un’università si impegna concretamente per sostenere chi ha bisogno di una mano. Parliamo di agevolazioni economiche, premi di merito, incentivi alla mobilità, supporti per i fuori sede. Tutto ciò che può permettere a uno studente di restare, anche quando sarebbe più facile mollare.

I dati che vedremo provengono dal report ufficiale Censis 2025/2026 e sono suddivisi per categoria di ateneo. Nessuna interpretazione personale, nessun filtro: solo numeri, letti con l’attenzione che meritano.

I mega atenei statali: dove le borse contano davvero

Nei grandi numeri è facile perdersi. Più studenti, più corsi, più sedi. Ma anche più differenze, più esigenze, più storie da sostenere. E proprio per questo, quando un mega ateneo riesce a garantire un buon livello di supporto economico, il segnale è forte.

In questa fascia, che raccoglie le università con oltre 40.000 iscritti, il Censis ha assegnato il punteggio più alto alla Sapienza di Roma: 100 su 110 alla voce borse di studio. Un risultato che pesa, visto che stiamo parlando del più grande ateneo d’Europa per numero di iscritti.

A seguire, nella stessa categoria:
Napoli Federico II: 93
Padova → 83
Palermo → 82
Bologna → 81
Bari → 79
Pisa → 75
Torino → 74
Milano → 69
Firenze → 67

Padova, che guida la classifica generale tra i mega atenei, resta nelle prime posizioni anche per l’investimento in borse, ma è la Sapienza a distinguersi con un dato che colpisce per dimensione e coerenza.

Chi cerca un’università con una buona offerta formativa e una struttura solida, ma ha bisogno anche di una spinta concreta per potersi permettere il percorso, in queste realtà può trovare un equilibrio. Certo, la concorrenza è alta e l’accesso non è automatico. Ma il dato dice che le risorse ci sono, e vengono messe in gioco.

Grandi atenei statali: chi investe di più sugli studenti

In questa fascia ci sono università solide, spesso radicate nel territorio, capaci di offrire una formazione completa senza la complessità (o il caos) delle realtà più grandi. Qui il rapporto tra studenti e istituzioni è spesso più diretto, e quando ci sono fondi per le borse di studio, si sentono davvero.

A primeggiare su tutti, con 110 su 110, è l’Università della Calabria. Un punteggio pieno che racconta molto più di un dato statistico: racconta un investimento chiaro, continuo, dichiarato. Non è un caso isolato. Già da anni l’ateneo calabrese è tra quelli che mettono più risorse a disposizione degli studenti, sia in termini economici che strutturali.

Seguono:
Cagliari → 101,0
Salerno → 95,0
Campania Vanvitelli → 90,0
Perugia → 85,0
Messina → 81,0
Pavia → 80,0
Milano Bicocca → 79,0
Roma Tor Vergata → 79,0
Parma → 77,0
Chieti e Pescara → 75,0
Ferrara → 73,0
Catania → 71,0
Modena e Reggio Emilia → 69,0
Roma Tre → 69,0
Verona → 69,0
Genova → 67,0

L’Università della Calabria, in particolare, spicca anche per altri indicatori come i servizi e le strutture, ma è sulla questione economica che lascia il segno. In un territorio dove studiare spesso significa anche dover partire, spostarsi, adattarsi, avere un supporto concreto può davvero fare la differenza tra rimanere e andarsene. O peggio: tra iscriversi e rinunciare. Per chi cerca un’università di medio-grandi dimensioni, senza dover competere in contesti sovraffollati, ma con un investimento reale sul diritto allo studio, questa è una fascia da guardare con attenzione.

Medi atenei statali: dove il sostegno si sente

Nei medi atenei, con un numero di iscritti tra 10.000 e 20.000, spesso c’è un equilibrio particolare. Abbastanza grandi da offrire una buona varietà formativa, ma abbastanza piccoli da non far sentire gli studenti dei numeri. Ed è proprio in queste realtà che, quando ci sono fondi per le borse, si vedono e si sentono.

In cima alla classifica per questo segmento c’è l’Università di Catanzaro – Magna Graecia, che conquista il punteggio di 100 alla voce borse di studio. Un segnale chiaro, che rafforza un trend già visibile negli ultimi anni: gli atenei del Sud si stanno muovendo in modo sempre più concreto per ridurre le disuguaglianze di accesso.

Subito dietro troviamo:
Napoli Parthenope → 96
Napoli L’Orientale → 92
Sassari → 92
Salento → 89
Marche → 84
Foggia → 82
Trento → 81
Udine → 81
Siena → 79
Urbino Carlo Bo → 78
Trieste → 76
Venezia Ca’ Foscari → 70
Piemonte Orientale → 69
Brescia → 68
Bergamo → 66
Insubria → 66
L’Aquila → 66

Questi punteggi non indicano solo un buon livello di finanziamento. Indicano un impegno. Significa che, nel bilancio degli atenei, gli studenti che rischiano di restare fuori per motivi economici sono al centro. E che si cerca, concretamente, di tenerli dentro.

A Catanzaro, per esempio, molte borse non sono solo destinate a chi ha un ISEE basso, ma sono affiancate da premi di merito, sostegni alla mobilità e agevolazioni per chi viene da fuori provincia. In altre parole, non si punta solo ad “aiutare”, ma a rendere possibile uno studio dignitoso e stabile.

Per chi cerca un’università di medie dimensioni, con meno concorrenza interna e un’attenzione concreta alle fragilità economiche, qui ci sono nomi da tenere d’occhio.

Piccoli atenei statali: un aiuto dove conta di più

Nei piccoli atenei con meno di 10.000 iscritti tutto è più vicino. Le aule, i professori, gli uffici, le risposte. Non c’è dispersione, né anonimato. E quando ci sono fondi per le borse di studio, la differenza si sente subito, perché chi ne ha bisogno non deve sgomitare per farsi vedere.

Anche in questa fascia, a guidare la classifica Censis per l’anno 2025/2026 sono due atenei del Sud:
Università di Cassino e del Lazio Meridionale: 110 su 110
Università Mediterranea di Reggio Calabria: 110 su 110

Punteggio pieno, e non per caso. Entrambi gli atenei da anni destinano una parte importante delle proprie risorse al diritto allo studio, con bandi regolari, criteri chiari e un’attenzione particolare a chi si sposta da altri territori.

Subito dietro troviamo:
Tuscia (Viterbo) → 88
Camerino → 87
Sannio → 84
Macerata → 78
Basilicata → 77
Molise → 76
Teramo → 74

In questi contesti, la borsa di studio non è solo un aiuto economico. È un modo per attrarre studenti che, altrimenti, non sceglierebbero un piccolo ateneo. E spesso funziona: chi arriva, resta. E costruisce un percorso solido, meno competitivo ma più personalizzato.

Se da una parte i piccoli atenei non possono contare su enormi budget, dall’altra riescono spesso a rendere molto con meno, proprio perché i numeri più contenuti permettono un’allocazione più mirata ed efficace delle risorse.

Per chi cerca un ambiente raccolto, a misura di studente, con una rete di sostegno concreta e visibile, questa è una fascia da non sottovalutare.

I Politecnici: un supporto economico in un contesto competitivo

Studiare in un Politecnico, in Italia, significa entrare in un mondo molto tecnico, spesso internazionale, con un ritmo di studio intenso e una chiara proiezione verso il mondo del lavoro. È anche una scelta che può diventare costosa, specie per chi si trasferisce in città con un costo della vita alto, come Milano o Torino.

Proprio per questo, il dato sulle borse di studio in questi atenei ha un peso specifico diverso. Non è solo una questione di equità: può incidere direttamente sull’accessibilità di percorsi che, altrimenti, rischiano di essere riservati solo a chi può permetterseli.

Tra i tre politecnici italiani valutati dal Censis, il punteggio più alto va al Politecnico di Torino con 90 su 110, poi seguono:
Politecnico di Milano → 87
Politecnico di Bari → 83
Università Iuav di Venezia → 73

Numeri che raccontano un investimento buono ma non ancora pieno. Sono atenei che offrono borse, premi di merito e agevolazioni, ma che operano in contesti urbani dove il peso economico resta alto, e dove una borsa di studio, da sola, non sempre basta.

Il dato però è chiaro: chi sceglie un Politecnico non è escluso dai meccanismi di sostegno. Anzi, chi ha buoni voti e un ISEE basso può accedere a percorsi premianti. Ma serve preparazione, serve tenacia, e spesso serve anche un piccolo aiuto in più per resistere dentro un sistema che chiede molto fin da subito.

Università non statali: quando le borse diventano strategia

Le università private, si sa, hanno costi più alti. Tasse più elevate, rette annuali che possono arrivare anche a diecimila euro. Ma proprio per questo, molte di queste realtà hanno sviluppato politiche di sostegno molto aggressive: per attrarre i migliori studenti, e per garantire almeno una parvenza di accessibilità.

Nella classifica Censis 2025/2026, due nomi spiccano sopra tutti:
LUISS Guido Carli (Roma) → 110
Università Bocconi (Milano) → 101

Entrambe sono università di élite, con una reputazione solida a livello internazionale. Ma dietro la patina del prestigio c’è anche un dato concreto: investono molto in borse di studio, premi di merito, programmi di inclusione economica, esenzioni parziali e totali. Per molti studenti brillanti ma senza mezzi, queste borse rappresentano l’unico modo per accedere a un’università privata. Al terzo posto c’è Milano Cattolica con un punteggio di 69.

Tra gli atenei non statali di medie dimensioni troviamo Napoli Benincasa con un punteggio di 82, seguito dalla LUMSA di Roma con 78 e la IULM di Milano con 70. Invece tra i piccoli comanda Roma – Link Campus con 87, seguita da LIUC Cattaneo e Roma Biomedico con 81, LUM G. Degennaro e Roma UNINT con 76, Roma Europea con 74, Bolzano ed Enna – KORE con 73, Aosta con 70 e Milan San Raffaele con 66.

Tra le telematiche, la situazione è più disomogenea. Alcune offrono borse e sconti, ma il modello è diverso: più orientato alla flessibilità che al sostegno economico strutturato. I costi sono in genere più bassi rispetto alle private tradizionali, e il target è spesso composto da lavoratori o studenti fuori sede che necessitano di orari personalizzati, più che di supporti finanziari classici.

Quello che emerge, però, è chiaro: alcune università private stanno puntando molto sul diritto allo studio come leva competitiva. E in certi casi, lo fanno anche meglio di molte pubbliche.

Sintesi comparativa: chi investe di più nelle borse di studio

Mega atenei statali (oltre 40.000 iscritti)
La Sapienza (Roma) → 100
Napoli Federico II → 93
Padova → 83
Palermo → 82

Nota: La Sapienza ottiene il punteggio più alto in questa categoria. In un contesto con decine di migliaia di iscritti, garantire risorse resta una sfida non da poco.

Grandi atenei statali (20.000–40.000 iscritti)
Università della Calabria → 110
Cagliari → 101
Salerno → 95
Campania Vanvitelli → 90

Nota: L’Università della Calabria è un caso esemplare. Punteggio pieno, in una regione dove il diritto allo studio non è scontato.

Medi atenei statali (10.000–20.000 iscritti)
Catanzaro – Magna Graecia → 100
Napoli Parthenope → 96
Napoli L’Orientale → 92
Sassari → 92
Salento → 89

Nota: Ancora una volta, è il Sud a guidare la classifica. Segno che in alcune aree le università stanno reagendo con investimenti mirati.

Piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti)
Cassino → 110
Reggio Calabria – Mediterranea → 110
Tuscia (Viterbo) → 88
Camerino → 87
Sannio → 84

Nota: In questi contesti il sostegno economico si traduce spesso in impatto diretto, con meno dispersione e maggiore accessibilità.

Politecnici
Torino → 90
Milano → 87
Bari → 83
Venzia Iuav → 73

Nota: Ottimi punteggi, anche se il contesto urbano ad alto costo resta un ostacolo oggettivo per molti.

Università non statali
LUISS (Roma) → 110
Bocconi (Milano) → 101
Roma – Link Campus → 87
Napoli Benincasa → 82
LIUC Cattaneo → 81
Roma Biomedico → 81
Roma LUMSA → 78
LUM G. Degennaro → 76
Roma UNINT → 76
Roma Europea → 74
Bolzano → 73
Aosta → 70
IULM Milano → 70
Milano Cattolica → 69
Milano San Raffaele → 66

Nota: Qui la borsa non è solo sostegno, ma strategia. Investono molto per attrarre i migliori, indipendentemente dalla condizione economica.

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