Università telematica facile rispetto a quella tradizionale? Sfatiamo i miti e guardiamo ai fatti

È vero che laurearsi online è più semplice? E ci sono università telematiche più facili di altre? Ecco le risposte…

di Anna Castiglioni
29 settembre 2025
1 MIN READ

“Basta pagare e ti danno la laurea”. “Online è tutto più facile, gli esami sono una formalità”. “Studiare in un’università telematica non è come farlo seriamente”. Sono frasi che chi sceglie un ateneo online si sente ripetere spesso. Alcune dette con leggerezza, altre con tono di disprezzo. Tutte però alimentano un’idea ancora molto radicata: quella secondo cui l’università telematica sarebbe una scorciatoia, un percorso semplificato, quasi una finta università. Ma è davvero così?

Oggi oltre 200.000 persone in Italia scelgono ogni anno un’università telematica. Non sono più una nicchia, né una soluzione di ripiego: sono atenei a tutti gli effetti, riconosciuti dal Ministero dell’Università e della Ricerca, con titoli validi come quelli delle università tradizionali e controlli di qualità regolari. Eppure, il pregiudizio resiste.

C’è ancora chi pensa che “online” voglia dire più semplice, meno serio. Che non ci siano veri esami, né veri docenti. Che basti pagare per ottenere un titolo. In parte è disinformazione, in parte è il riflesso di un’idea che fatica a scomparire: quella per cui, se non ti siedi in aula tutti i giorni, allora non stai studiando davvero. Ma quanto c’è di vero in tutto questo? Proviamo a capirlo. Vediamo cosa cambia davvero rispetto all’università tradizionale, dove c’è più libertà e dove, invece, serve ancora più impegno. E soprattutto: ha davvero senso parlare di “facilità”, o è solo un’etichetta comoda, costruita su convinzioni vecchie e lontane dalla realtà?

Cosa vuol dire “facile” davvero?

Prima di chiederci se l’università telematica sia più facile di quella tradizionale, bisognerebbe fermarsi un attimo e chiarire una cosa: cosa intendiamo davvero per “facile”? Per qualcuno vuol dire meno ore di lezione. Per altri, meno studio. Altri ancora pensano che significhi esami più semplici o che “tanto nessuno controlla”. Il problema è proprio questo: il concetto di facilità è spesso vago, e cambia a seconda di chi lo pronuncia. Per esempio, chi ha appena finito le superiori e si iscrive a un’università in presenza vive una routine scandita da orari, spostamenti, aule affollate, professori che interagiscono faccia a faccia. In quel contesto, passare a un’università dove puoi gestirti il tempo da solo, senza dover uscire di casa, può sembrare un sogno. Ma chi lavora otto ore al giorno, ha figli o magari vive in una zona dove l’università più vicina è a 200 chilometri, sa che la vera difficoltà non è seguire le lezioni, ma trovare il tempo per studiare con costanza.

Ecco allora che facile e flessibile diventano due cose molto diverse. La flessibilità è reale: puoi accedere ai materiali quando vuoi, sostenere esami in diversi periodi dell’anno, gestire lo studio in autonomia. Ma proprio questa autonomia, se non hai metodo e disciplina, può diventare un ostacolo. Non c’è nessuno che ti obbliga a seguire una lezione in un certo orario. Nessuno che ti chiama se non ti presenti all’esame. Se ti perdi, ti perdi da solo. In un’università tradizionale, l’ambiente stesso ti dà una forma: sai quando iniziano i corsi, quando finiscono, sei inserito in una classe, puoi confrontarti con altri studenti. Nella telematica, tutto questo lo devi ricreare da te.

Facile, quindi, per chi? E rispetto a cosa? Per chi ha bisogno di orari flessibili e non può muoversi ogni giorno, sì, è sicuramente più gestibile. Ma chi pensa di cavarsela senza aprire libro o senza affrontare un esame tosto, rischia di restare deluso.

Com’è strutturata un’università telematica (e cosa cambia davvero)

Chi immagina un’università telematica come una versione ridotta e semplificata dell’università “vera” rischia di fare un errore di prospettiva. Le differenze ci sono, ma non sono quelle che molti si aspettano.

Partiamo dalla base: nelle università online non ci sono lezioni in aula, né orari fissi da rispettare. I corsi si seguono su piattaforme digitali, dove trovi video-lezioni, materiali di studio, test di autovalutazione, forum con i docenti, a volte anche classi virtuali in diretta. Ma il programma dei corsi è lo stesso.

Ogni insegnamento segue i crediti formativi stabiliti per legge. Che tu sia iscritto in una telematica o in un ateneo tradizionale, se studi diritto privato o analisi matematica, stai studiando lo stesso contenuto, con lo stesso numero di ore previste.

Lezioni asincrone: più libertà, meno interazione

Il vantaggio principale è che puoi studiare quando vuoi e da dove vuoi. Le video-lezioni sono sempre disponibili, e puoi rivederle quante volte vuoi. Questo aiuta molto chi ha ritmi di vita complicati.

Il rovescio della medaglia? La lezione è spesso un’esperienza solitaria. Non hai un’aula, non hai la pausa caffè con i compagni, non puoi alzare la mano e fare una domanda in diretta. Alcune università compensano con tutor, chat, forum o webinar. Ma non è la stessa cosa. Chi sceglie questa strada deve essere consapevole che gran parte del percorso dipende da sé stesso.

Tutor e supporto: c’è, ma va cercato

Molti atenei telematici offrono un servizio di tutoraggio individuale o di gruppo. Alcuni rispondono in tempi rapidi, altri meno. In ogni caso, non è come avere un professore che ti vede in aula ogni settimana. Hai un canale di comunicazione, spesso via email o tramite piattaforma, ma sta a te usarlo bene, fare domande, prenotare assistenza.

Gli esami: come si svolgono (e cosa cambia davvero)

Uno dei punti più discussi è la modalità d’esame. Molti pensano che “si faccia tutto online”, ma non è sempre vero.

  • Alcuni atenei prevedono esami in presenza obbligatori (una o più volte all’anno).
  • Altri permettono di sostenerli online ma con sistemi di controllo molto rigidi (webcam accesa, condivisione dello schermo, software di proctoring).
  • I formati variano: quiz a scelta multipla, domande aperte, prove orali.

Anche qui, la percezione di “facilità” spesso nasce dal fatto che alcune università offrono appelli frequenti e flessibili. Puoi scegliere quando dare un esame, anche ogni mese. Ma questo non vuol dire che l’esame sia più facile, semplicemente hai più possibilità di organizzarti.

La tesi di laurea: sì, si fa anche online (ma non è una formalità)

Alla fine del percorso, anche in un’università telematica si scrive e si discute una tesi. Spesso la discussione avviene online, davanti a una commissione in videoconferenza. Ma non cambia il tipo di lavoro richiesto: serve un elaborato originale, serve un relatore, serve tempo.

In sintesi: l’università telematica cambia il contenitore, ma non il contenuto. Studiare online è diverso, non più semplice. E chi parte pensando di fare tutto “alla leggera” rischia di rimanere spiazzato.

 

Il confronto con le università tradizionali

Mettiamole una accanto all’altra, senza pregiudizi: università telematica da un lato, università tradizionale dall’altro. Cosa cambia davvero? E dove, invece, le differenze sono solo apparenti?

I programmi sono gli stessi

Partiamo da qui: i corsi sono regolati dal Ministero, in entrambe le tipologie di ateneo. Se ti iscrivi a Giurisprudenza, Ingegneria, Psicologia o Scienze dell’Educazione, i crediti formativi da ottenere sono identici, così come le materie fondamentali. Quindi no, non si studia “di meno” in un’università online.

La didattica è diversa, ma non meno valida

Negli atenei tradizionali:

  • le lezioni sono in aula
  • ci sono orari precisi
  • c’è interazione costante con docenti e studenti

Nelle università telematiche:

  • le lezioni sono online, spesso registrate
  • puoi seguirle quando vuoi
  • l’interazione esiste, ma va cercata attivamente

La qualità dipende non tanto dal formato, ma da come viene gestito: alcuni atenei online curano molto la qualità delle video-lezioni e offrono tutor costanti; altri no. Ma lo stesso vale per certe facoltà in presenza.

Gli esami non sono più facili, solo più flessibili

In un’università in presenza, gli esami seguono un calendario rigido: tre appelli all’anno, spesso concentrati in poche settimane. Se ne salti uno, devi aspettare mesi. Negli atenei telematici, invece, gli appelli sono quasi mensili, spesso anche nella stessa materia. Questo dà l’impressione che “sia più facile”, ma in realtà serve una maggiore organizzazione individuale. E le domande possono essere anche più standardizzate, ma non per questo meno insidiose.

La tesi e il titolo finale valgono allo stesso modo

In entrambe le modalità:

  • si scrive una tesi di laurea (triennale o magistrale)
  • si discute davanti a una commissione (di persona o online)
  • si ottiene un titolo con valore legale identico

Una laurea telematica dà accesso agli stessi concorsi pubblici, agli albi professionali (dove previsto l’esame di Stato), ai master universitari e ai corsi post-laurea.

Controlli e accreditamenti sono gli stessi

Tutte le università, tradizionali e telematiche, sono valutate dall’ANVUR, l’agenzia nazionale che monitora la qualità del sistema universitario italiano. Ogni cinque anni, gli atenei devono dimostrare di rispettare parametri precisi su didattica, esami, trasparenza, supporto agli studenti.
Se un’università non rispetta gli standard, può:

  • perdere l’accreditamento per determinati corsi
  • ricevere limitazioni
  • essere chiusa

Non c’è “tolleranza” per le università online: anzi, spesso sono sottoposte a un controllo ancora più attento. Le vere differenze tra università telematiche e tradizionali sono nei tempi, nei modi, nell’organizzazione. Non nella serietà degli studi. E nemmeno nel valore del titolo. Pensare che un percorso sia “più facile” solo perché si fa da casa è una semplificazione che non regge ai fatti.

I controlli di qualità (e cosa succede se un ateneo non è all’altezza)

Un altro luogo comune diffuso è che “le università telematiche non siano controllate da nessuno”. Che possano fare un po’ come vogliono, senza regole né verifiche. La realtà è diversa, e anche piuttosto rigorosa. Tutte le università italiane, telematiche e tradizionali, sono sottoposte alla valutazione dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca). È un ente pubblico indipendente che ogni cinque anni analizza e giudica la qualità degli atenei, seguendo parametri molto precisi:

  • organizzazione didattica
  • qualità dei contenuti e dei docenti
  • tasso di completamento degli studi
  • rapporto tra studenti e tutor/docenti
  • esiti degli esami e tempi medi di laurea
  • trasparenza dei regolamenti e delle procedure
  • accesso a servizi e materiali

Nessuno sconto per le telematiche

Anzi: negli ultimi anni, le università telematiche sono state spesso osservate con maggiore attenzione. Questo perché, trattandosi di un modello più recente e in forte crescita, c’è particolare interesse a verificare che il livello qualitativo sia allineato a quello delle università tradizionali.

Ogni valutazione ANVUR si conclude con un giudizio di accreditamento, che può essere:

  • positivo (standard pienamente rispettati)
  • con raccomandazioni (miglioramenti richiesti, ma accreditamento confermato)
  • con limitazioni (alcuni corsi non possono essere attivati o vanno modificati)
  • negativo (l’ateneo perde l’autorizzazione o viene fortemente ridimensionato)

E se un’università non è all’altezza?

Può succedere. In passato, alcuni atenei sono stati sanzionati, o hanno perso l’accreditamento per singoli corsi. Se un’università non rispetta gli standard minimi, non può continuare a operare liberamente. Inoltre, per legge, le università sono obbligate a pubblicare i risultati delle valutazioni e a garantire la massima trasparenza sulle proprie attività didattiche, anche online.

Un titolo vale solo se l’università è accreditata

Infine, è importante ricordarlo: il valore legale del titolo di studio dipende dall’accreditamento dell’ateneo. Se un’università telematica non ha ottenuto (o ha perso) l’accreditamento, i titoli che rilascia non sono validi per concorsi pubblici, iscrizione agli albi, accesso a master universitari.

In sintesi, non solo le università telematiche sono controllate, ma sono spesso più monitorate delle tradizionali. Il sistema universitario italiano ha strumenti molto chiari per verificare la qualità. E se un ateneo non è all’altezza, i meccanismi per intervenire esistono. E funzionano.

Quando può sembrare più facile (ma non lo è)

A questo punto è chiaro: l’università telematica non è più facile per definizione. Ma allora perché in molti continuano a pensarlo? La risposta sta in una serie di caratteristiche che possono dare l’impressione di una maggiore semplicità, soprattutto se viste dall’esterno o da chi non ha mai sperimentato questo tipo di percorso. Il punto è che spesso si confonde ciò che è più flessibile o più accessibile con ciò che è, banalmente, più “facile”. Vediamo i casi più frequenti.

Puoi studiare quando vuoi = sembra leggero

L’idea di poter guardare le lezioni quando ti pare, senza obbligo di frequenza, fa sembrare tutto più rilassato. In realtà, il programma non cambia: se devi dare un esame da 9 CFU, hai comunque centinaia di pagine da studiare. Solo che nessuno ti dice quando farlo. Chi ha autodisciplina può sfruttare questa libertà a suo favore. Ma per molti, l’assenza di scadenze rigide diventa un boomerang. Si rimanda, si accumula, e poi ci si ritrova a tentare l’esame senza essere davvero pronti.

Esami a risposta multipla = sembrano più facili

Molti esami nelle università telematiche sono a risposta chiusa (quiz), ed è vero che questo può alleggerire la componente “ansia da esame orale”. Ma attenzione: una prova a crocette ben fatta non è affatto banale. Spesso le domande sono selettive, con risposte simili tra loro, tempi limitati e punteggi penalizzanti in caso di errore. Serve memoria, ragionamento, capacità di distinguere concetti sottili. In alcuni casi è anche peggio: non puoi barcamenarti con un discorso, devi sapere esattamente la risposta giusta.

Appelli mensili = ti illudi di farcela sempre

Avere molti appelli all’anno è un vantaggio, su questo non ci sono dubbi. Ma può anche creare una falsa sicurezza: “Se va male questo, c’è quello del mese prossimo” oppure “Non ho studiato tutto, ma provo lo stesso”. Il rischio è normalizzare il fallimento o l’improvvisazione. In un’università con tre appelli l’anno, prepari un esame con serietà. In una dove puoi provarci ogni mese, potresti sottovalutarne il peso.

Nessuno ti controlla = nessuno ti guida

Niente obbligo di frequenza, niente discussioni in aula, niente interrogazioni a sorpresa. A qualcuno può sembrare una pacchia. Ma per molti studenti, l’assenza di un contesto strutturato è un limite enorme. Nel tempo, la motivazione può calare. Lo studio diventa frammentato. Non hai confronti, non hai pressioni esterne. È tutto sulle tue spalle. E non tutti sono pronti a gestire questa responsabilità, soprattutto all’inizio.

Si laureano “in tanti” = allora è facile

Ultimo falso mito: “Ci si laurea in tanti, quindi è una passeggiata”. In realtà, molti si laureano perché sono motivati. Sono lavoratori, genitori, studenti fuori sede che hanno scelto l’università telematica per necessità. Spesso hanno le idee molto più chiare di chi si iscrive a 18 anni per inerzia. Fanno meno errori di percorso, non perdono anni in esami a vuoto, e sanno come gestire il proprio tempo. Non si laureano perché è facile. Si laureano perché sono determinati.

Ci sono aspetti dell’università online che, all’apparenza, possono sembrare una scorciatoia. Ma quando ci sei dentro, ti accorgi che l’impegno richiesto non è minore. Cambia solo il modo in cui va organizzato.

Vero o falso? 5 luoghi comuni da sfatare sulle università telematiche più facili

Quando si parla di università telematiche, i luoghi comuni si sprecano. Alcuni sono nati anni fa, quando il modello era ancora agli inizi. Altri resistono per abitudine o per mancanza di informazioni. Qui proviamo a smontarne cinque, i più diffusi, senza pregiudizi ma anche senza difese d’ufficio.

“Basta pagare e ti laurei”
Falso.

Sì, è vero che nelle università telematiche si paga una retta, e a volte è anche più alta rispetto ad alcune università statali. Ma non esiste una correlazione automatica tra il pagamento e il conseguimento della laurea. Gli esami vanno comunque superati, la tesi va scritta, e chi non studia rimane indietro. Che poi esistano corsi con un’organizzazione più snella, o con meno filtri burocratici, è un altro discorso. Ma pagare non significa comprare il titolo.

“Gli esami sono tutti online e facilissimi”
Falso (ma con delle sfumature).

Non tutti gli atenei permettono esami da remoto. Alcuni richiedono ancora la presenza fisica per le prove finali o per esami specifici. E anche dove sono previsti test online, la modalità è spesso controllata: webcam attiva, riconoscimento facciale, schermo condiviso. Quanto alla difficoltà: molti esami sono a risposta multipla, ma con domande selettive, tempi ristretti e correzione automatica. Non sono necessariamente “difficili”, ma nemmeno scontati.

“Non serve studiare, tanto le domande sono sempre le stesse”
Falso.

Questa è una leggenda che gira da anni: che negli esami online le domande siano ripetitive, che basti avere un file con le risposte giuste. La realtà è diversa. Alcuni atenei aggiornano spesso le banche dati, altri mischiano le domande, altri ancora cambiano struttura da un appello all’altro. Certo, può esserci una certa ripetitività — ma non è così semplice. E senza preparazione, anche la risposta più banale può diventare un trabocchetto.

“I professori non ti seguono”
Parzialmente vero (dipende dall’ateneo).

Uno dei limiti dell’università online è la distanza dal docente. Non ci sono lezioni in aula, né confronti diretti. Ma molti atenei hanno introdotto tutor, forum, webinar, sportelli virtuali. La qualità del supporto cambia molto da università a università: alcune rispondono in tempi rapidi, altre lasciano più spazio all’autogestione. In generale, il supporto esiste — ma sei tu che devi cercarlo.

“Il titolo di studio vale meno”
Falso.

Il titolo rilasciato da un’università telematica riconosciuta dal MUR ha esattamente lo stesso valore legale di uno ottenuto in un’università in presenza. Vale per i concorsi pubblici, per l’iscrizione agli albi professionali (dove previsto), per accedere a master e corsi post-laurea. Semmai, quello che può fare la differenza è il nome dell’ateneo, la sua reputazione, la qualità percepita nel mondo del lavoro — ma lo stesso vale anche per molte università in presenza.

Molti dei luoghi comuni sulle università telematiche sono basati su generalizzazioni o su esperienze vecchie di anni. Oggi il panorama è cambiato: il modello online è più solido, più controllato, e anche più selettivo di quanto si creda.

Qual è l’università telematica più facile in Italia?

È la domanda che ci si fa più spesso, soprattutto nei forum, nei gruppi social o nelle chiacchiere tra studenti: “Qual è la più facile?”, come se ci fosse una risposta unica, una classifica, una medaglia da assegnare.

La verità è che la domanda in sé è un po’ fuorviante. Non perché non esistano differenze tra le 11 università telematiche riconosciute dal MUR — ce ne sono eccome — ma perché non c’è un criterio oggettivo per stabilire cosa voglia dire “facile”. Dipende da chi sei, da quanto tempo hai, da cosa ti aspetti.

Tutte le università telematiche italiane sono accreditate, controllate, valutate periodicamente. Tutte rilasciano titoli di laurea con lo stesso valore legale delle università tradizionali. Alcune sono più “accoglienti” per chi lavora. Altre offrono piattaforme molto strutturate. Alcune hanno un numero di appelli più elevato, altre un supporto più costante da parte dei tutor.

Citiamole, queste 11 università, perché ognuna ha le sue caratteristiche:

  • Università Telematica Pegaso: tra le più conosciute, con un’offerta ampia e numerosi poli d’esame.
  • Università Mercatorum: collegata al sistema delle Camere di Commercio, con focus pratico e forte legame col mondo del lavoro.
  • Università eCampus: piattaforma didattica ben strutturata, molte sedi per sostenere esami in presenza.
  • Università degli Studi Guglielmo Marconi: una delle prime a essere fondate, con impronta più accademica.
  • Università Uninettuno: orientata all’internazionalizzazione, con contenuti multilingua e didattica avanzata.
  • Università San Raffaele: con forte specializzazione nell’ambito della nutrizione e dello sport.
  • Università Giustino Fortunato: attenzione al supporto personalizzato e buon rapporto tra docenti e studenti.
  • Università Leonardo da Vinci: offerta snella e focalizzata su alcuni ambiti disciplinari.
  • Università Niccolò Cusano: modelli misti (telematico + presenza), con un campus fisico a Roma.
  • IUL – Università Telematica degli Studi: in collaborazione con Indire, molto attenta alla formazione degli insegnanti.
  • Unitelma Sapienza: legata all’Università La Sapienza di Roma, con struttura e rigore tipici di un’università pubblica.

Ce ne sono alcune più adatte a chi lavora, altre pensate per chi vuole cambiare facoltà senza stravolgere tutto, altre ancora con carichi di studio più diluiti nel tempo. Ma nessuna è veramente “facile” nel senso in cui spesso si intende. Tutte richiedono studio, dedizione, superamento di esami. Chi si iscrive pensando di cavarsela con il minimo sforzo rischia di fare i conti con la realtà molto presto.

Quindi: qual è la più facile? Dipende da cosa cerchi, da quanto sei costante, da come studi, da che tipo di studente sei. E forse — più che cercare la più semplice — la domanda giusta è: “Qual è l’università telematica più adatta a me?”

Più facile non vuol dire più semplice

Abbiamo iniziato con una domanda che aleggia da tempo: “L’università telematica è più facile di quella tradizionale?” E abbiamo provato a rispondere guardando ai fatti, non alle impressioni. E quello che emerge è abbastanza chiaro: non è più facile. È solo diversa. Diversa nei tempi, nella gestione autonoma, nei ritmi. Diversa nella forma, non nella sostanza.

I contenuti sono gli stessi, i crediti formativi anche. Cambia la modalità, non la difficoltà. Anzi, per chi non ha metodo, motivazione o costanza, può risultare persino più complicata. Nessuno ti segue giorno per giorno, non ci sono orari obbligati, non hai una classe accanto a te. Devi saperti organizzare, da solo, ogni settimana. E questo non è facile per tutti.

Certo, ci sono vantaggi veri: libertà di orario, nessuno spostamento, appelli frequenti, accesso da ogni parte d’Italia (o del mondo). Per chi lavora, ha figli, vive lontano dalle grandi città, l’università telematica è spesso l’unico modo realistico per laurearsi. Ma chi si iscrive pensando di “fare prima”, “fare meno” o “avere la vita più semplice” rischia di sbagliare approccio. Il rischio è di restare indietro, di sentirsi disorientato, di mollare. La flessibilità non è un vantaggio in sé: diventa un’opportunità solo se sai come usarla. In fondo, il vero punto è questo: non esiste un’università facile. Esistono percorsi più adatti a te, ai tuoi ritmi, alle tue esigenze. E allora forse è meglio smettere di chiedersi dove sia la scorciatoia. Meglio chiedersi dove puoi davvero riuscire a farcela, con impegno e con testa. Che sia online o in aula, non fa tanta differenza. Conta solo che sia la scelta giusta per te.

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