In che mondo viviamo
Viviamo un tempo in cui le intelligenze artificiali generative sono già parte integrante della nostra quotidianità. Non si tratta di un futuro distante, ma di un presente che abitiamo tutti i giorni, spesso senza rendercene conto: quando chiediamo un’informazione a un motore di ricerca come Google ci appare l’AI Overview. Quando entriamo in WhatsApp c’è l’AI di Meta, quando facciamo tradurre un testo, quando usiamo un navigatore per sapere dove andare, e poi anche quando vediamo pubblicità online o lasciamo che un algoritmo ci suggerisca il prossimo TikTok da vedere, la prossima serie tv da iniziare, il prossimo brano da ascoltare.
Le intelligenze artificiali generative sono strumenti da cui possiamo farci riassumere un documento o generare un’immagine o un video. Sono nuovi ambienti. Così come Internet ha cambiato progressivamente il nostro modo di informarci e di comunicare, così le applicazioni delle intelligenze artificiali generative possono trasformare – mentre le usiamo – il nostro rapporto con la conoscenza, con il lavoro, con l’apprendimento. Per qualcuno sono una promessa di libertà, per altri una minaccia al lavoro umano e alla creatività. Per molti, la verità sta nel mezzo: un grande potenziale, rischi enormi se non impariamo a governarlo, molte possibilità inedite e i soliti problemi dell’oligopolio nelle mani di poche grandi aziende statunitensi e cinesi.
Cosa sono le intelligenze artificiali generative?
Orientarsi in questo nuovo mondo significa prima di tutto capire di cosa stiamo parlando. Nonostante il nome che abbiamo dato loro, le AI non sono intelligenti nel senso umano del termine: non hanno coscienza, non hanno desideri, non hanno emozioni.
Sono sistemi matematici che, analizzando quantità enormi di dati, imparano a riprodurre linguaggio, immagini, suoni, video, voci, codice di programmazione. Possono sembrare “creative” in senso umano perché generano testi o opere che non esistevano prima, ma operano remix, ricombinazioni, rielaborazioni di ciò che hanno appreso. Per molti hanno già comportamenti emergenti, cioè fanno cose che sono già creative. Per altri sono solo dei pappagalli che ripetono e ricombinano. Per Nello Cristianini, professore di Intelligenza Artificiale all’Università di Bath, presto sarà irrilevante chiederci se un testo o un’analisi sono stati prodotti da umani o da macchine.
Le transizioni e le intelligenze artificiali generative
Questo ci porta a una prima questione: se le AI sono strumenti, come li useremo dipende da noi, non solo da chi le ha progettate e le sviluppa. Possiamo servirci di loro per risparmiare tempo, per imparare meglio, per aprire nuove strade. Possiamo usarle come scorciatoie creative, non come temono molti per diventare più pigri e apaciti ma per migliorarci.
Ecco perché serve orientamento. Perché nei momenti di passaggio della vita — quando cambiamo scuola, quando scegliamo l’università, quando entriamo nel mondo del lavoro o decidiamo di reinventarci — il rischio di sentirsi spaesati è grande. E in questi momenti, l’AI può sembrare tanto una bussola quanto un labirinto.
In questa serie proveremo a raccontare cinque transizioni fondamentali attraverso l’AI e coerentemente con il percorso di Alpha Orienta
- alle scuole medie e per il passaggio dalle medie alle superiori
- alle scuole superiori e per dalle superiori all’università
- all’università e nel percorso universitario al post-laurea
- dall’istruzione al lavoro
- dalla carriera già avviata al desiderio o alla necessità di reinventarsi
Come useremo le AI nelle transizioni (e nel resto del nostro percorso)?
In ognuno di questi momenti, l’AI può essere usata in modo diverso: come supporto allo studio, come strumento di esplorazione, come alleato per crescere personalmente e professionalmente, come mezzo per acquisire nuove competenze, come strumento di lavoro.
L’obiettivo non è dare regole rigide ma proporre metodi concreti, esempi pratici, attenzioni da avere e rischi da evitare. Orientarsi in un mondo con le intelligenze artificiali generative significa imparare a non subirle e a usarle con consapevolezza. Per raccontarle proverò a dare esempi concreti di quel che faccio io con le AI, le esperienze che ho visto nel mondo dell’istruzione, quelle che vivo con i miei figli e con le persone a cui insegno questi strumenti.
Orientarsi con le AI, un primo consiglio
Il primo consiglio per orientarsi con le intelligenze artificiali generative è: usarle. Con cognizione di causa, cercando di imparare cosa possono fare e cosa no, quando ha senso usarle e quando fanno perdere tempo. Sono macchine, sono strumenti che si possono affrontare con uno spirito un po’ hacker. con il gusto, cioè, per il vedere come sono fatte dentro e per metterle al nostro servizio. È chiaro che a seconda dell’età e delle competenze che si hanno si dovrebbe andare per gradi e che si debbano usare accortezze che dovremmo avere ormai ben presenti nel mondo digitale: niente password tipo 1234, non metterci dentro i dati della tua carta di credito (a meno che non sia per pagare l’abbonamento), sincerati di essere sul sito o nella app giusta e fai attenzione alle truffe e al phishing e via dicendo.
Provare Gemini o ChatGPT o Claude o altri strumenti, anche solo per farsi fare una tabella oraria o una breve ricerca con le fonti o un menù per la cena, usarle, insomma, per cose della vita di tutti i giorni, è un bel modo per iniziare ad approcciarsi a questi strumenti che troviamo già in molti device di uso comune.

