Diventare psicologi non è solo una questione di esami, tirocini o titoli accademici. È una scelta che spesso nasce da una curiosità viva verso l’animo umano e, a volte, da un bisogno personale di comprensione. È un cammino lungo, fatto di teoria, pratica e, soprattutto, incontri: con gli altri e con sé stessi. Tutto comincia da una domanda. E da una certa inquietudine. Il dott. Simone Fratoni, psicologo e psicoterapeuta che ci guida in questo approfondimento per capire come si arriva a fare il suo mestiere, ricorda che a motivarlo inizialmente è stata “l’illusione di poter capire gli altri, e di conseguenza me stesso”. Un’illusione, sì, perché non basta studiare per capire davvero: “L’aspettativa era che bastasse una conoscenza teorica, ma è solo attraverso l’incontro con la specificità dell’altro (e del suo incontro con la nostra di specificità) che è possibile la comprensione reciproca e, perché no, il cambiamento”.
Il sentiero universitario: la base di tutto
Il primo passo per diventare psicologo è ovviamente lo studio. Come racconta il dottor Fratoni, il suo percorso formativo è stato “abbastanza ‘canonico’: laurea triennale in Scienze e tecniche psicologiche, magistrale in Psicologia clinica, esame di Stato e scuola di specializzazione in Psicoterapia. Canonico se si pensa alla clinica come sbocco del percorso di studi, sia chiaro: il percorso formativo, specialmente il post-lauream, è sensibilmente diverso per uno psicologo delle organizzazioni o per uno psicologo sperimentale, ad esempio”. Questo significa che, a seconda dei propri interessi, ci si può orientare verso la psicologia del lavoro, della ricerca, dello sviluppo, dello sport e così via.
La specializzazione in Psicoterapia: un passo oltre
Se il tuo desiderio è quello di diventare psicoterapeuta, il percorso non finisce con la laurea magistrale. Come ha condiviso il dottor Fratoni, la decisione di specializzarsi in Psicoterapia nel suo caso è maturata “nello stesso momento in cui ho deciso di immatricolarmi all’università” perché non ha “mai nutrito dubbi rispetto alla volontà di diventare psicoterapeuta”. Questo sottolinea quanto per alcuni la vocazione alla cura profonda sia una spinta iniziale.
Una scuola di specializzazione in Psicoterapia è fondamentale per acquisire “conoscenze, competenze e strumenti utili allo svolgimento di quel processo di trasformazione e cura, che è l’obiettivo di un percorso psicoterapico”. Il dottor Fratoni sottolinea una differenza cruciale: “Lo psicologo clinico non specializzato dispone di strumenti utili ed efficaci per la diagnosi, il sostegno, la comprensione e l’autoconsapevolezza dei pazienti, ma non dispone della formazione e delle tecniche utili a innescare i cambiamenti necessari a superare il disagio e la sofferenza quando queste sono patologiche”, come avviene invece nel caso dello psicoterapeuta.
Queste scuole durano solitamente quattro anni e prevedono valutazioni intermedie e finali. Un aspetto cruciale, e “caldamente consigliato” dal dottor Fratoni, è lo svolgimento di un proprio percorso di psicoterapia personale. Questo permetterà all’aspirante psicoterapeuta di conoscere se stesso in profondità, aspetto fondamentale per comprendere e aiutare gli altri.
È importante sapere che ci sono differenze tra le varie scuole di Psicoterapia, “tanto negli aspetti epistemologici quanto in quelli prassici” dice Fratoni, che aggiunge: “Credo sia molto importante individuare e scegliere una scuola in cui ci si riconosca nei presupposti e nei riferimenti teorici”, un consiglio prezioso per chi si appresta a questa scelta.
L'abilitazione e l'iscrizione all'Albo: i passaggi ufficiali
Diventare psicologo abilitato e poter esercitare la professione richiede passaggi formali ben precisi. Il dottor Fratoni ci spiega che “fino a pochissimi anni fa era necessario, dopo aver conseguito il titolo universitario, svolgere un tirocinio pratico valutativo di 1000 ore a cui seguiva una prova pratica valutativa, meglio conosciuta come esame di Stato”.
Tuttavia, il panorama è cambiato di recente: “A partire dall’anno accademico 2023/2024 la Laurea Magistrale in Psicologia (LM-51) è diventata abilitante: ciò significa che nel percorso di studi curricolare vengono integrati sia il tirocinio pratico valutativo che la prova pratica valutativa, e con la laurea si è automaticamente abilitati alla professione e all’iscrizione all’albo professionale”. Questo semplifica notevolmente il processo, integrando le fasi abilitanti direttamente nel percorso universitario.
Una volta abilitato, per poter svolgere l’attività di psicologo, è “necessario iscriversi all’ordine professionale territoriale di riferimento“. Questa iscrizione è un requisito imprescindibile per esercitare legalmente la professione.
Dott. Simone Fratoni
L'importanza dell'esperienza pratica con i tirocini
Durante il tuo percorso formativo, l’esperienza pratica è un tassello fondamentale. Sebbene il tirocinio abilitante sia ora integrato nella magistrale, il dottor Fratoni spiega che “quella dello psicologo (come quella dello psicoterapeuta) è una professione che impone formazioni e aggiornamento costanti“.
Il consiglio è quello di “individuare realtà associative e istituzionali che ci sembrano allineate con il nostro sentire e che smuovono la nostra curiosità e interesse”. Rivolgendosi a un giovane aspirante psicologo, il dottor Fratoni direbbe: “‘Fa’ più esperienza pratica possibile in un contesto che sappia accompagnarti alla scoperta di quel difficile passaggio dall’applicazione della teoria all’incontro con l’altro'”.
Un aspetto critico, purtroppo, è che “per gli psicologi non sono quasi mai previsti rimborsi per le attività di tirocinio“, il che può portare a un sacrificio economico pur di accumulare esperienze professionali preziose: “Il rischio è quello di riempirsi la pancia di esperienze professionalmente appaganti e nutrienti mentre si aumentano i buchi della cintura che inesorabilmente si stringe…”.
Trovare il tuo posto nel mondo del lavoro: il primo impiego
L’ingresso nel mondo del lavoro per gli psicologi, specialmente per i clinici, “non è ahinoi, né semplice né scontato”, dice il dott. Fratoni. Le opportunità nel settore pubblico possono essere limitate, con “pochissimo turnover” e “spesso i concorsi sono per posizioni da collaboratore a tempo indeterminato, i bandi per gli sportelli scolastici sono di durata annuale e non garantiscono una continuità del progetto nel tempo; altro discorso nel privato sociale (cooperative sociali, associazioni ecc.) che infatti è quasi sempre il primo approdo professionale per un giovane psicologo. Negli ultimi anni, inoltre, con la crescita esponenziale dei portali che offrono sedute di psicoterapia online, questo è divenuto un facile approdo per un primo impiego e un bacino importante di esperienza professionale di contatto con i pazienti”.
Sbocchi professionali: un panorama ampio
Il campo della psicologia offre un’ampia gamma di opportunità professionali, spesso più variegate di quanto si possa immaginare. Gli ambienti più comuni rimangono quelli sanitari (ambulatori, dipartimenti, strutture sanitarie, comunità educative e terapeutiche) e scolastici.
Tuttavia, il dottor Fratoni evidenzia come “quasi ogni grande azienda prevede all’interno del suo organigramma la presenza di almeno uno psicologo, con mansioni inerenti la gestione delle risorse umane e delle dinamiche aziendali, lo sviluppo delle competenze e la formazione, oltre che in molti casi svolgere un servizio di prima istanza rispetto al contrasto al disagio individuale dei lavoratori”. A ciò si aggiunge la crescente “proliferazione della psicoterapia online”, che rende la “telepsicologia” un ambito “affascinante e attraente”.
Esistono anche settori meno conosciuti ma altrettanto interessanti, accessibili tramite percorsi formativi specifici, come la psicologia dello sport, la psicologia forense e la neuropsicologia riabilitativa. Non dimentichiamo la possibilità di dedicarsi alla ricerca o alla docenza. Infine, “resta il luogo sacro ed elettivo dello psicologo, lo studio privato in cui svolgere la libera professione”.
Le qualità che contano: oltre l'accademia
Essere un bravo psicologo va oltre le conoscenze accademiche. Il dottor Fratoni sottolinea l’importanza di competenze non strettamente legate allo studio, come la capacità relazionale e il problem-solving. Per un buon psicoterapeuta, ritiene fondamentali tre aspetti: “Una buona conoscenza di sé, dei propri ‘automatismi’ e delle proprie ombre. Per dirlo sinteticamente: nell’incontro con il paziente bisogna sempre ‘camminare domandando’, a lui, a noi stessi, al mondo e alla società in cui siamo inseriti”. Insomma è un lavoro di continua riflessione e messa in discussione.
Le luci e le ombre della professione di psicologo e psicoterapeuta
Ogni professione ha le sue gioie e le sue sfide. Lo psicologo ha il privilegio di innescare “processi di cambiamento”, un percorso “solitamente laborioso e complesso, che non apre a immediate soddisfazioni”. Tuttavia, “quando dei cambiamenti cominciano ad affacciarsi nella quotidianità, nelle organizzazioni e contenuti del pensiero, nei vissuti e nelle elaborazioni emotive, sono profondamente appaganti e gratificanti: poche soddisfazioni, ma più che sufficienti!”.
La maggiore criticità, però, è la solitudine: “È un lavoro in cui ci si trova spesso ad operare da soli”, il che implica “sperimentare lunghi momenti di solitudine”. Per contrastarla, è “importantissimo abitare spazi di collegialità e confronto con i colleghi, quali gli eventi formativi, la partecipazione alle attività degli ordini professionali e delle varie associazioni professionali, spazi di supervisione e intervisione clinica”.
Per un giovane che sta pensando di intraprendere questo percorso, il consiglio del dott. Fratoni è: “Armati di tanta pazienza, interroga costantemente la tua passione, contempla la possibilità di non capire, non dare mai nulla per scontato. Lavora tanto su te stesso, mettiti in discussione, fai un buon percorso di psicoterapia o analisi personale. E soprattutto, non smettere mai di sorprenderti, emozionarti, commuoverti di fronte al mistero dell’animo umano”.
Aprire uno studio privato da psicologo: i passaggi burocratici
Se l’idea di uno studio privato ti affascina, ci sono alcuni passaggi burocratici da seguire e il dott. Fratoni ce li illustra uno a uno. Prima di tutto, “è necessario possedere i requisiti per svolgere la professione (laurea magistrale, iscrizione all’Albo), aprire partita IVA, iscriversi alla cassa di previdenza professionale (ENPAP), stipulare una polizza assicurativa professionale“. Dovrai poi trovare e allestire uno spazio che rispetti le “necessità di Setting (le ‘regole’ di disposizione affinché il tempo e lo spazio rendano quell’incontro una seduta) e normative”. Se l’immobile è ad uso professionale esclusivo, “andrà registrato come studio professionale (classe A/10) presso l’ufficio del catasto edilizio urbano”. Se invece decidi di usare parte della tua abitazione, le incombenze burocratiche si riducono, ma “per la cui regolamentazione si consiglia di fare riferimento ai regolamenti comunali specifici”.
La costruzione di una rete di pazienti è un processo che si sviluppa nel tempo, spesso attraverso il passaparola, collaborazioni con altri professionisti e la visibilità online.
Cosa fa uno psicologo (e perché potrebbe servire anche a te)
A volte l’idea che abbiamo dello psicologo è quella di qualcuno che interviene solo nei momenti peggiori, quando tutto è buio. E invece chi fa questa professione può essere necessario anche molto prima: quando ti accorgi che un pensiero continua a tornare, che qualcosa dentro fatica a trovare posto, o semplicemente quando senti il bisogno di fermarti e ascoltarti un po’. Non è questione di essere forti o deboli, di avere problemi grandi o piccoli: è una scelta di cura verso di sé, un modo per fare spazio, respirare meglio, conoscersi con un po’ più di gentilezza.
Cos’è uno psicologo e psicoterapeuta
Uno psicologo è una persona che ha scelto di dedicare la propria vita a comprendere l’animo umano: emozioni, pensieri, comportamenti, relazioni. È un professionista formato per ascoltare, osservare, accompagnare senza giudicare. Quando poi decide di proseguire gli studi con una scuola di specializzazione, diventa psicoterapeuta: a quel punto non solo ti aiuta a dare un nome a ciò che vivi, ma ti affianca nel trovare strade nuove, nel trasformare un disagio in un cambiamento reale, passo dopo passo, sempre al tuo ritmo.
Cosa fa concretamente?
Ecco alcune delle attività principali che svolge uno psicologo o uno psicoterapeuta:
Offre supporto in situazioni di ansia, stress, tristezza persistente o crisi personali.
Aiuta a elaborare traumi, lutti o eventi di vita complicati.
Accompagna nel percorso di crescita personale e nella scoperta di sé.
Lavora su problemi relazionali, familiari, di coppia o sociali.
Esegue valutazioni psicodiagnostiche quando serve inquadrare disturbi specifici.
Si occupa di formazione e consulenza in ambito scolastico, aziendale o sportivo.
Gestisce percorsi riabilitativi in ambito neuropsicologico o forense.
Offre supporto tramite la psicoterapia online o in studio privato.
Quando serve davvero uno psicologo?
Serve davvero uno psicologo quando senti che dentro di te qualcosa non scorre più come prima, anche se non sai dargli un nome preciso. Quando le giornate sembrano tutte uguali, quando un pensiero fatica ad andarsene, quando emozioni come ansia, tristezza o rabbia iniziano a pesare troppo. Ma anche quando semplicemente hai voglia di capire meglio chi sei, di fare chiarezza, di sentirti meno solo con quello che provi. Non bisogna aspettare di toccare il fondo per chiedere aiuto: a volte basta un piccolo dubbio, una fatica sottile, per decidere di regalarsi uno spazio tutto per sé.