Un percorso formativo tra arte e grafica, una passione per il viaggio e il sorriso schietto della sua terra, l’Umbria. Valentina Dionigi è il perfetto esempio di come gli studi siano propedeutici ma non ingabbianti: la fotografia è stata per lei il punto di arrivo, non di partenza. Ma per arrivare a decidere di fare della fotografia una professione, entrambe le formazioni – artistica e come grafica pubblicitaria – sono state fondamentali per partire con le giuste competenze. Con la sua ExaDream, Valentina aiuta a comunicare e valorizzare piccole e medie imprese attraverso la fotografia.
Quando hai capito che volevi diventare fotografa?
La fotografia è sempre stata una mia passione grandissima da quando ero piccola ma, in effetti, non volevo diventasse un lavoro. La verità è che avevo paura di “rovinare” una passione a cui tenevo tantissimo. Credo che la svolta sia arrivata quando ho capito che non riuscivo a dedicare tante ore al giorno a qualcosa che non mi appassionasse pienamente; in quel periodo ho quindi deciso di dare una chance alla fotografia. Ho iniziato con i matrimoni, ritratti, eventi e in quel momento ho capito che volevo essere una fotografa.
Che percorso hai seguito per prepararti a questo lavoro (studio, corsi, pratica...)? Hai seguito un percorso “classico” o hai fatto scelte fuori dagli schemi? Hai avuto ispirazioni? Hai avuto mentori, coach, modelli?
I miei studi sono stati nel ramo artistico ed è proprio lo studio dei pittori e dei quadri che mi ha insegnato le basi della fotografia, la luce, la composizione. Per me la fotografia è sempre stata un mezzo per lasciar parlare le emozioni. Non ho avuto un percorso classico, non ho studiato a tavolino la storia e l’arte dei fotografi; non ho avuto modelli particolari. Se vedevo qualcosa che mi piaceva mi documentavo e poi sperimentavo. Sono sempre stata attratta dalle fotografie che raccontano una storia quindi lo stile del reportage è stato uno dei miei preferiti fin da subito e posso dire che Henri Cartier-Bresson ha ispirato parecchio la mia fotografia.
Quali sono state le difficoltà più grandi? E come le hai superate? C’è stata una svolta decisiva nel tuo percorso?
Le difficoltà più grandi sono state quelle legate alla costruzione della mia identità fotografica. Lavorare per gli altri o su commissione era limitativo e finivo sempre per fare tutto e niente. Troppi settori, troppi stili. Ho iniziato così a selezionare gli stili e i settori che più mi rappresentavano, ho creato dei miei servizi. Questo mi ha permesso di avere una direzione più chiara anche sull’evoluzione della mia professione.
Cosa puoi dire a chi oggi vuole intraprendere strada?
Dico che oggi più che mai non basta fare delle belle fotografie. L’identità fotografica non consiste solo nel “come scatti”, ma ha radici profonde su chi sei come professionista e quale esperienza offri al cliente. Poi ovviamente dipende molto dal settore in cui uno vuole lanciarsi ma, alla base, la personalità è tutto, quindi lavorare molto su se stesse credo sia la chiave per rendere il proprio lavoro unico e riconoscibile.
Hai una risorsa (libro, video, podcast, sito, newsletter...) che consiglieresti?
Un libro che mi sento di consigliare per chi è all’inizio è Big Magic, di Elizabeth Gillbert. È un libro che esplora i processi creativi e propone metodi e strategie efficaci per alimentare i progetti. Io l’ho letto tardi, quando alcune cose le avevo ormai capite da sola attraverso l’esperienza, ma credo che per chi è all’inizio di un percorso professionali – specie se da freelance – possa essere utile.
Com’è il tuo lavoro nel concreto – giornata tipo – oggi? E come lo vedi nel futuro?
La mia giornata tipo è una lotta, perché autogestirmi non mi riesce bene. Sono un po’ indisciplinata e faccio fatica a darmi degli ordini, a creare to do list. Comunque alcune cose le ho messe a fuoco e le mie giornate sono abbastanza fluide. Mi dò delle task settimanali o giornaliere, da completare senza imposizioni di orari. Questo mi permette di sfruttare i momenti in cui sono più focalizzata. Solitamente la mattina mi riescono meglio le attività pratiche come servizi fotografici, call conoscitive, montaggio video o postproduzione. Il pomeriggio riesco invece a dedicarmi ad attività più di concentrazione: mail, preventivi, fatture, newsletter o questionari delle clienti.
Il futuro è un’incognita. Sono sicura che la mia fotografia si evolverà. Non mi vedo a fare la stessa cosa, nello stesso modo per troppo tempo. Sono una persona che dedica molto tempo all’ascolto di sè stessa e ama cogliere al volo nuove ispirazioni e idee, quindi sicuramente il futuro sarà la giusta evoluzione del presente. Mi auguro solo e sempre che sia una realtà che mi rappresenti.
Ci sono tuoi progetti o idee che vuoi condividere con noi?
Ultimamente ho iniziato a dedicarmi ai video. Progetti piccoli in parallelo ai servizi fotografici. Ho sempre scartato l’idea dei video perchè non amo stare ore e ore a computer e il montaggio di un video è necessariamente una fase lunga, ma sto sperimentando e mi diverto. Il focus dei miei progetti e servizi si è spostato dal risultato fotografico a quello della comunicazione, quindi il video è un mezzo che mi piace utilizzare perché in tal senso è più efficace.
Come si diventa fotografi e fotografe
Fare della fotografia una professione, è un percorso che può prendere strade diverse, a seconda delle proprie inclinazioni e obiettivi professionali. Molte persone iniziano con una formazione di base in fotografia presso istituti tecnici o scuole professionali, dove si apprendono le tecniche fondamentali di scatto, illuminazione e post-produzione. Chi desidera approfondire e specializzarsi può poi proseguire con corsi universitari in ambito artistico o comunicativo, come il DAMS o Scienze della Comunicazione, integrando lo studio teorico con workshop pratici. Esistono anche accademie e scuole private molto rinomate, come l’Istituto Europeo di Design (IED), la Scuola Romana di Fotografia e Cinema, o la Fondazione Studio Marangoni di Firenze, che offrono corsi intensivi, master e programmi biennali. Alcuni di questi percorsi prevedono anche stage presso studi fotografici, redazioni o agenzie pubblicitarie, offrendo l’opportunità di mettere in pratica quanto appreso e iniziare a costruire una rete professionale. Sebbene la fotografia richieda talento e sensibilità visiva, una solida formazione tecnica e tanta pratica sono fondamentali per trasformare questa passione in una carriera.
Per chi sogna di diventare fotografa ma non ha la possibilità – o il desiderio – di seguire un percorso formale, la strada del self-made è assolutamente percorribile, anche se richiede determinazione, costanza e una grande curiosità. Oggi esistono moltissime risorse gratuite o a basso costo: dai tutorial su YouTube ai corsi online su piattaforme, è possibile imparare tecniche di base e avanzate comodamente da casa. Molte fotografe autodidatte iniziano semplicemente con una macchina fotografica (anche non professionale) e tanta voglia di sperimentare, cercando ispirazione sui social, partecipando a challenge fotografiche o confrontandosi con altri appassionati nei forum. Creare un proprio portfolio, anche online, e iniziare a proporsi per piccoli progetti – come ritratti, eventi o collaborazioni con brand emergenti – è un ottimo modo per farsi conoscere. Anche senza un titolo accademico, ciò che conta davvero è la qualità del lavoro, lo stile personale e la capacità di comunicare attraverso le immagini. In un settore creativo come questo, il talento può emergere anche fuori dai circuiti tradizionali.
Un tempo, avvicinarsi seriamente alla fotografia significava affrontare investimenti importanti in attrezzatura: reflex costose, obiettivi specifici, luci e software professionali. Oggi, invece, la tecnologia ha reso questo mondo molto più accessibile. Gli smartphone di ultima generazione offrono fotocamere ad altissima risoluzione, con funzioni avanzate come il controllo manuale dell’esposizione, la modalità ritratto e la possibilità di scattare in formato RAW, utile per una post-produzione più accurata. Certo, ci sono ancora differenze qualitative tra uno scatto fatto con una reflex e uno fatto con il telefono, soprattutto in termini di profondità di campo, resa nei dettagli e performance in condizioni di luce scarsa. Tuttavia, per iniziare a esercitarsi, raccontare storie visive e costruire uno stile personale, uno smartphone può essere più che sufficiente. L’occhio del fotografo – cioè la capacità di osservare, scegliere l’inquadratura giusta e cogliere l’attimo – resta sempre lo strumento più potente, a prescindere dal mezzo utilizzato.