Come si diventa traduttrice

Tra lingue, diritto e tecnologia: il percorso di Adelina Rossano mostra come la traduzione possa diventare una professione solida e in continua evoluzione, capace di unire passione e specializzazione.

 

di Anna Castiglioni
3 settembre 2025
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Ogni professione ha le sue sfumature, specie se ha a che fare con le parole: scritttrice, giornalista, insegnante, copy writer, comunicatori. Tutte figure che maneggiano la parola, sia scritta che orale, eppure estremamente diverse l’una dall’altra. Il lavoro della traduttrice non fa eccezione: lavora con le parole in modo diverso da ogni altra professionista, sceglie le parole giuste e il contesto adatto per trasformare vocaboli ed espressioni nella lingua richiesta. Come si arriva a diventare traduttrice? Qual è il percorso formativo da seguire? Ce ne parla Adelina Rossano, traduttrice legale e tecnica dall’inglese, spagnolo, portoghese e francese.

Quando hai capito che volevi diventare traduttrice?

Sono sempre stata un’avida lettrice, soprattutto di narrativa straniera, nonché una persona molto curiosa. Perciò, sin da piccola, andavo a sbirciare il nome della traduttrice o del traduttore del libro di turno, ma all’epoca sognavo di diventare astronauta (mi affascinavano le stelle) e in seguito giudice o avvocato (ho sempre avuto uno spiccato senso della giustizia). La consapevolezza di voler diventare traduttrice è arrivata più avanti, tra i 15 e i 18 anni, quando frequentavo il liceo.

 

Che percorso hai seguito per prepararti a questo lavoro (studio, corsi, pratica...)? Hai seguito un percorso “classico” o hai fatto scelte fuori dagli schemi? Hai avuto ispirazioni? Hai avuto mentori, coach, modelli?

Per rispondere a questa domanda devo fare una breve premessa: io sono una persona molto pratica e pragmatica. Avrei tanto voluto tradurre libri, proprio per via della mia passione di cui sopra, ma una volta entrata nel mondo degli adulti ho capito che in Italia sarebbe stato molto difficile sopravvivere con la traduzione editoriale. E io volevo un lavoro che mi permettesse di mantenermi e pagare le bollette. Allora ho deciso di coniugare la mia passione per le lingue con il fascino per il mondo della “legge” e indirizzare i miei studi verso un ambito più tecnico, che mi permettesse sia di propormi eventualmente alle aziende che di intraprendere la libera professione.

Da qui, la scelta di iscrivermi al corso di Laurea triennale in Mediazione Linguistica con indirizzo tecnico (Lingue e tecniche per la comunicazione internazionale) presso l’Università della Calabria: il piano di studi prevedeva ovviamente le lingue ma anche materie quali Diritto, Economia, Marketing. Poi ho proseguito gli studi all’Università degli Studi di Torino, conseguendo la Laurea Specialistica in Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale, sempre sullo stesso filone. Infine, per specializzarmi ulteriormente, ho conseguito – sempre a Torino, presso l’Agenzia Formativa tuttoEuropa – un Master in Traduzione Specializzata Giuridico-Amministrativa.

In seguito, mi sono anche specializzata nella SEO e nel Copywriting. Oggi offro servizi di traduzione specializzata nei settori legale, tecnico e del marketing, con particolare attenzione alla localizzazione e alla SEO. Affianco inoltre i miei clienti con consulenze linguistiche e strategiche, per supportarli con una comunicazione efficace e coerente nei mercati internazionali.
Non ho avuto dei veri e propri mentori, almeno non all’inizio, ma sicuramente il mio professore di Lingua Inglese presso l’Unical, Michael Cronin, è stato per me di grande ispirazione: è stato lui a farmi conoscere il mondo della traduzione professionale, dandomi consigli e credendo in me. E di questo gli sarò sempre riconoscente.

In seguito, ma avevo già aperto la partita IVA, ho trovato una vera e propria guida in Marta Stelmaszak, ex traduttrice polacca (adesso ha cambiato del tutto professione) di talento nonché miniera di informazioni per quanto riguarda il lato “business” della professione.

Quali sono state le difficoltà più grandi? E come le hai superate? C’è stata una svolta decisiva nel tuo percorso?

Sicuramente il periodo di avvio (diciamo i primi 3 anni) è stato tosto. Ma è coinciso con uno stravolgimento completo della mia vita personale: infatti, ho aperto partita IVA contestualmente al mio trasferimento in Angola (Africa) in seguito al mio matrimonio. Bella sfida, eh?
Venivo da un’esperienza in azienda e fortunatamente questa azienda ha voluto continuare a collaborare con me, diventando uno dei miei primi clienti diretti. Ma, come dicevo prima, sono pragmatica e anche abbastanza previdente: ho iniziato a tradurre già nel 2008, collaborando prevalentemente con agenzie e questo mi ha permesso di trasferirmi avendo già una piccola base di clienti. Tuttavia, il volume d’affari era bassino e in quegli anni ho dedicato moltissime energie alla ricerca di nuovi clienti, al personal branding, al marketing. Le difficoltà sono state tante, soprattutto perché ero completamente sola, ma la mia testa dura e i consigli trovati online (aka Marta Stelmaszak e altri) mi hanno aiutato a superarle.

Cosa puoi dire a chi oggi vuole intraprendere strada?

Viviamo tempi duri, non indorerò la pillola. A chi oggi desidera intraprendere la carriera nella traduzione, suggerisco di farlo con passione, ma anche con piena consapevolezza del contesto attuale. L’avvento dell’intelligenza artificiale ha profondamente trasformato il settore, automatizzando molte attività e imponendo nuove sfide ai professionisti. Tuttavia, proprio in questo scenario, il ruolo del traduttore umano acquista un nuovo valore: la capacità di interpretare, localizzare, adattare i contenuti con sensibilità culturale, precisione terminologica e responsabilità professionale rimane insostituibile.

Probabilmente la professione si evolverà verso forme di consulenza da qui a 5-10 anni. È fondamentale specializzarsi, investire nella propria formazione continua, sviluppare competenze tecnologiche e imparare a collaborare con gli strumenti, piuttosto che temerli. La traduzione non è solo trasferimento di parole, non lo è mai stata, ma gestione di contenuti complessi in contesti specifici. A chi è disposto ad affrontare questa professione con serietà, flessibilità e visione strategica, il mercato può ancora offrire opportunità concrete e soddisfacenti.

 

Hai una risorsa (libro, video, podcast, sito, newsletter...) che consiglieresti?

Oh sì, forse troppe, perciò mi limiterò a citarne alcune:

https://www.trainingfortranslators.com/ (in inglese) di Corinne McKay, nonché la sua newsletter e i suoi libri e il suo podcast: insomma, Corinne McKay è davvero una mentore nel mondo della traduzione e dell’interpretazione;
https://stl-formazione.it/ (in italiano), scuola di formazione per traduttori e aspiranti traduttori, con ottimi docenti. Anche loro hanno una newsletter interessantissima con le ultime novità sul mondo della traduzione e sui loro corsi;
• I corsi e la community di Ruth Gámez y Fernando Cuñado: https://academiatraductores.com/ (in spagnolo e inglese);
• La scuola e relativa newsletter di Joachim Lépine e Ann Marie Boulanger, https://www.liontranslationacademy.com/ (in inglese);
https://www.techforword.com/ (in inglese), un’altra academy ma anche community per traduttori e interpreti, fondata da Josh Goldsmith;
• il podcast Tecnologia per chi Traduce di Laura Dossena, concentrato appunto sull’utilizzo dei CAT tools e della tecnologia nella professione;
• il podcast L’Ora del Tu, di Francesca Tasselli: questa è una scoperta recentissima che consiglio vivamente a chi vuole saperne di più della professione. Davvero una risorsa preziosa, che mi sarebbe stata molto utile all’inizio della mia carriera;
• le associazioni di categoria, risorse imprescindibili per chi voglia lavorare in questo settore. Cito qui AITI, di cui sono socia aggregata, e ATA (American Translators Association), ma ne esistono moltissime, soprattutto a livello internazionale;
• infine, per chi voglia specializzarsi come me in ambito giuridico, non posso non consigliare i corsi e percorsi di Arianna Grasso (https://www.ariannagrasso.com/traduzione-legale/) e Luca Lovisolo (https://www.archomai.ch/).

Com’è il tuo lavoro nel concreto – giornata tipo – oggi? E come lo vedi nel futuro?

Non esiste una vera e propria giornata tipo, in quanto molto dipende dai progetti e dalle scadenze in corso. Diciamo che generalmente la mia giornata lavorativa inizia intorno alle 9, dopo aver lasciato i bimbi a scuola, e si conclude intorno alle 17.30, salvo urgenze particolari.
Il lavoro operativo non si limita alla traduzione del progetto di turno, ma come ogni lavoro in proprio, implica tutta una serie di attività “altre”: dal marketing al customer care, alla negoziazione, alla contabilità, alla formazione continua…insomma, non ci si annoia mai!
Per il futuro, come già detto, prevedo un’evoluzione della professione, probabilmente spostata verso l’ambito della consulenza. Questo non vuol dire che la categoria dei traduttori scomparirà, anzi: credo fortemente che il nostro apporto alla comunicazione sia fondamentale e determinante ma credo anche che per avere successo sia ancora più importante specializzarsi.

 

Ci sono tuoi progetti o idee che vuoi condividere con noi?

Sì, ho uno spoiler e un progetto da condividere. Lo spoiler riguarda il mio sito web: purtroppo quello attuale non funziona più bene, non è più “performante” come si dice, proprio da un punto di vista tecnico. Perciò in autunno sarà online il mio nuovo sito web, con una rimodulazione della mia offerta proprio in un’ottica di adeguamento alle tendenze attuali e future nel mio settore.
Il progetto invece si chiama Notion for Freelancers: è un’attività secondaria, che porto avanti da circa un anno. In pratica, creo template su Notion, in italiano e in inglese, per libere e liberi professionisti con la finalità ultima di aiutarli nella gestione e organizzazione della propria attività. Sono una persona molto organizzata e schematica e utilizzo questo strumento da anni per gestire la mia vita professionale e personale. Non avrei mai pensato di farne un lavoro, se non fosse stato per un mio amico, il quale mi ha consigliato di condividere questa competenza anche con altri freelance.

Come si diventa traduttrice e traduttore

Se sogni di diventare traduttrice, è importante sapere che in Italia ci sono diversi percorsi formativi di alto livello, sia universitari che professionalizzanti. Il primo passo è solitamente una laurea triennale in Lingue e Letterature Straniere, Mediazione Linguistica o Traduzione. Questo tipo di percorso ti permette di acquisire una buona padronanza delle lingue straniere e di iniziare a sviluppare le competenze necessarie per lavorare nel campo. In seguito, molti scelgono di proseguire con una laurea magistrale in Traduzione o Interpretariato, dove si approfondiscono tecniche specifiche, settori specialistici (come la traduzione tecnica, audiovisiva o letteraria) e si impara a utilizzare strumenti digitali professionali.

Ma dove studiare? In Italia esistono atenei riconosciuti a livello internazionale per la qualità della loro formazione linguistica. L’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università di Bologna (sede di Forlì), l’Università di Trieste e l’Università Internazionale di Roma (UNINT) sono tra le realtà più apprezzate, anche perché fanno parte di reti accademiche europee prestigiose come CIUTI ed EMT, che garantiscono standard elevati nella formazione dei traduttori.

Ca’ Foscari è nota per la sua vocazione internazionale e la lunga tradizione nelle lingue, mentre Forlì rappresenta un centro d’eccellenza per l’interpretariato. Trieste è spesso considerata una delle mete migliori per chi punta a una carriera europea, grazie all’offerta formativa molto strutturata. UNINT, invece, si distingue per i forti legami con il mondo del lavoro e per un approccio molto orientato alla pratica.

Un’altra opzione interessante è rappresentata dall’Università IULM di Milano, che combina studio delle lingue, comunicazione interculturale e tecnologie della traduzione, con un taglio più contemporaneo e applicativo. Accanto alle università pubbliche, esistono anche scuole superiori per mediatori linguistici (SSML), come la Carlo Bo o la San Domenico, che rilasciano titoli equipollenti a una laurea triennale e offrono percorsi molto pratici, spesso con forte coinvolgimento del mondo professionale.

Infine, molti corsi includono stage o collaborazioni con agenzie di traduzione, utili per confrontarsi con il lavoro vero e capire meglio cosa significa tradurre in un contesto professionale. Valutare percorsi che offrono questo tipo di esperienze può fare la differenza, soprattutto se vuoi arrivare preparata al mondo del lavoro e capire da subito in quale direzione specializzarti.

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