Studiare all’estero durante la triennale

Orientarsi fuori confine, con curiosità e consapevolezza

di Alpha Orienta
6 giugno 2025
1 MIN READ

Ti sei appena ambientato all’università, magari stai ancora cercando il tuo ritmo tra lezioni, esami e primi dubbi sul futuro. Poi senti parlare di Erasmus, di scambi con università straniere, di ragazzi e ragazze che studiano sei mesi o addirittura un anno a Barcellona, Berlino, Parigi e tornano cambiati. All’inizio sembra una cosa lontana, magari un po’ troppo per “quelli bravi” o “quelli ricchi”. E invece no: è qualcosa che può riguardare anche te. Anzi, può diventare una delle esperienze più formative del tuo percorso universitario e della tua vita.

Non è solo una questione di curriculum

Fare un’esperienza all’estero durante la laurea triennale significa mettersi in discussione, in tutti i campi. L’Erasmus non serve solo a “migliorare l’inglese”, imparare una nuova lingua e incontrare coetanei stranieri. E non è lontanamente soltanto una scusa per “fare festa”. Affrontare la sfida dell’Erasmus vuol dire uscire dalla bolla, cambiare il proprio punto di vista, rimettersi in gioco in uno scenario nuovo e scoprire cosa ti piace davvero, capire chi sei quando tutto intorno cambia.

Non serve avere già le idee chiare. Spesso è proprio il partire che aiuta a fare ordine, a capire quali strade ti attirano davvero. E non serve per forza andare in una grande capitale come Parigi, Berlino o Madrid per fare un’esperienza indimenticabile, anche città più piccole e studentesche come Toulouse, Tubinga o Salamanca possono offrire occasioni e incontri che ti cambiano la vita.

Il primo passo da fare è mettersi in gioco e cominciare. L’orientamento, in fondo, è questo: una serie di tentativi, di esperimenti, di domande aperte. Studiare all’estero può essere uno di quei momenti in cui una risposta arriva.

Le opportunità: più di quanto immagini

Quando si pensa a studiare fuori, si pensa subito all’Erasmus. Ed è vero, è il programma più conosciuto. Ma non è l’unico. Esistono diversi modi per vivere un’esperienza internazionale durante la triennale, alcuni dei quali forse non conosci ancora.

Programma Durata Destinazioni Requisiti principali
Erasmus+ Studio 3–12 mesi Europa (e oltre) Media, esami acquisiti, lingua
Erasmus+ Traineeship 2–6 mesi Europa Progetto di tirocinio, lingua
Scambi bilaterali variabile Extra UE Selezione specifica ateneo
Double/Joint Degree 1–2 anni (di solito magistrale) Europa/Extra UE Iscrizione a corsi specifici
Summer school 1–6 settimane Ovunque Autocandidatura o bandi aperti

Ogni università ha una sua offerta. Ti basta andare sul sito del singolo ateneo o, meglio ancora, contattare l’ufficio relazioni internazionali: ti spiegheranno cosa puoi fare, dove puoi andare, quando candidarti e con quali requisiti.

Scopri chi sei, scegli dove andare

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Quanti partono, dove vanno, cosa dicono

Gli studenti italiani che partecipano a programmi di mobilità internazionale sono sempre di più. Solo con Erasmus+, ogni anno partono più di 45.000 universitari italiani. E non solo verso Spagna, Francia o Germania (che restano tra le mete preferite): da qualche anno si stanno aprendo anche nuove destinazioni verso l’Est Europa, ma anche Canada, Corea del Sud o Stati Uniti per chi accede a scambi bilaterali.

Certo, non tutti partono durante la triennale. Secondo AlmaLaurea, meno del 10% dei laureati triennali italiani ha fatto un’esperienza di studio riconosciuta all’estero. È un dato in crescita, ma ancora lontano dal potenziale. Il motivo? Spesso è la mancanza di informazioni, la paura di non farcela o la convinzione che sia un lusso per pochi.

Eppure, chi parte difficilmente se ne pente. Quasi tutti raccontano di essere tornati con una maggiore autonomia, una lingua straniera migliorata e magari anche una seconda parlata fluentemente, una visione più aperta del mondo, contatti nuovi, nuove amicizie, qualche volta anche nuovi partner e un’idea diversa del proprio futuro.

Come orientarsi nella scelta

L’idea ti attira, ma non sai da dove cominciare? Nessun problema: come ogni scelta importante, anche questa si può affrontare un passo alla volta.

Ecco alcune domande che è utili cominciare a farsi per iniziare:

  • Perché voglio partire? Per migliorare una lingua? Per mettermi alla prova? Per seguire corsi non disponibili in Italia?
  • Quali mete sono disponibili nel mio corso di laurea? Non tutte le destinazioni sono accessibili per ogni facoltà: controlla il bando dell’anno in corso.
  • Che lingua si parla? E soprattutto: i corsi saranno in inglese o nella lingua locale?
  • I corsi che seguo all’estero mi verranno riconosciuti? Confronta i programmi del tuo corso di laurea con quelli disponibili nell’università di arrivo e chiedi consiglio al tuo referente Erasmus.
  • Ho i requisiti per partecipare? Alcuni bandi richiedono una media minima o un certo numero di CFU.
  • Posso permettermelo economicamente? La borsa copre una parte, ma il resto dipende dal costo della vita nella città scelta. Ci sono modi per spendere meno, come scegliere di vivere in uno studentato, o di condividere una casa. Se poi hai previsto di stare tutto l’anno, non appena ti sarai ambientato potrai anche cercare dei lavoretti per pagarti l’affitto, anche soltanto insegnando l’italiano.

Un ultimo consiglio: parlane con chi c’è già stato. Gli ex studenti Erasmus o Overseas sono una miniera di consigli pratici e dritte “non scritte” e di solito amano molto parlare della loro esperienza e condividere consigli e dritte per prepararti. Basta chiedere.

Cosa ti porti a casa (oltre ai crediti)

Studiare in un altro Paese cambia le persone. A volte basta poco: un compagno di stanza straniero, un corso tenuto in inglese da un docente danese, un’amica turca che ti fa scoprire la sua cucina. Non è raro che da esperienze come queste nascano amicizie profonde che durano una vita, magari addirittura degli amori che ti porteranno in direzioni che non avresti mai immaginato. 

Ti ritrovi a vivere situazioni quotidiane completamente nuove, e la cosa più bella è che superata la paura iniziale ti accorgi che sei capace di affrontarle. Avrai vissuto qualcosa che non dimenticherai mai. E quando ti volterai indietro, a un certo punto della tua vita, non riuscirai nemmeno a immaginare la tua vita senza questa esperienza.

Le difficoltà? Ci sono. Ma si superano

Nessuno nasconde che ci possano essere ostacoli. Il primo impatto con la lingua, le differenze culturali, le pratiche burocratiche, magari anche un po’ di nostalgia di casa. È tutto normale. E fa parte del gioco.

Molti atenei ospitanti hanno servizi dedicati agli studenti internazionali: tutor, attività di benvenuto, gruppi locali (come l’ESN – Erasmus Student Network) che aiutano a inserirsi. E se senti che ti serve un aiuto in più, ci sono sportelli di supporto anche psicologico, o gruppi di pari.

Il punto è non fare tutto da solo. Chiedere è già un passo verso la soluzione.

E quando torni?

Strano da dire a chi non lo ha ancora fatto, ma è quasi sempre più difficile tornare che partire. Rientrare nella routine e agli spazi di sempre, riabituarsi al contesto italiano. Anche questo è un momento importante da vivere con consapevolezza. Rientrare con il piede giusto, ogni tanto, è anche un modo per ripartire.

Per non parlare degli effetti sulla tua vita lavorativa. Continuare a frequentare l’ambiente internazionale, aiutando per esempio gli studenti stranieri in arrivo nella propria università, può essere un modo per continuare l’esperienza internazionale restando a casa. 

Valorizzare l’esperienza nel tuo curriculum e nelle lettere motivazionali ti darà un passo in più nella ricerca di lavoro e l’esperienza che hai accumulato all’estero, insieme alle competenze acquisite, ti saranno utili per scegliere il tuo prossimo passo: un master, un lavoro, o chissà, un’altra esperienza all’estero?

In sintesi

Studiare all’estero, anche solo per un semestre, ti cambia la vita. Non nel senso che torni e sei un’altra persona, ma che quando torni sei una versione migliorata di te stesso. Hai visto un altro modo di vivere, di studiare, di pensare. Ti sei messo in gioco. Hai messo a fuoco meglio chi sei. E questo è il cuore dell’orientamento.

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