C’è chi ha sempre avuto le idee chiare, e chi invece si ritrova all’ultimo momento con mille dubbi. C’è chi ha una passione evidente, chi si sente “portato” per qualcosa, ma teme che non offra sbocchi, e chi ancora non ha trovato davvero cosa lo appassiona. Alcuni ricevono consigli dai genitori, altre pressioni implicite dalla scuola o dal contesto sociale. Tutti, però, si confrontano con la stessa domanda: come si sceglie l’università giusta?
Ogni anno, migliaia di ragazze e ragazzi si trovano a vivere questa fase, carica di aspettative, timori e incertezze. La scelta del percorso universitario è una delle più importanti della vita scolastica e formativa, eppure spesso viene affrontata con poche certezze e tante pressioni. La paura di sbagliare, di perdere tempo o di deludere gli altri può pesare più del desiderio di scoperta. La verità, però, è che una buona scelta non è quella perfetta, ma quella consapevole: costruita passo dopo passo, partendo da chi si è davvero – non solo da ciò che “conviene”.
Attitudini: una bussola per orientarsi meglio
Si parla spesso di “seguire le proprie attitudini”, ma cosa vuol dire, nella pratica? Le attitudini non sono solo le materie in cui si va bene a scuola, ma anche i modi in cui si impara, si ragiona, si comunica, si affrontano i problemi.
C’è chi ha una mente analitica e ama schematizzare, chi preferisce argomentare, chi si esprime meglio con l’intuizione o la creatività. Capire le proprie attitudini significa osservare come si impara, non solo cosa si sa.
Anche gli interessi sono fondamentali: un corso di laurea richiede anni di studio, spesso impegnativi, e non può essere affrontato senza una motivazione reale. Ma l’interesse da solo non basta. Serve anche sapere come si è fatti, che tipo di impegno si è disposti a mettere in gioco, e quali sono i propri punti di forza.
Orientarsi nel mondo universitario può sembrare come cercare la strada giusta in una città mai visitata. Per non perdersi, serve una mappa: un percorso a tappe che aiuti a chiarire gradualmente idee, desideri e possibilità.
1. Individuare i propri punti di forza
La prima tappa è rivolta all’interno: conoscersi. Non è sempre facile, ma è fondamentale capire in cosa ci si sente forti, quali attività danno soddisfazione, e quali compiti si affrontano con naturalezza.
Un esercizio utile: rispondere per iscritto a domande come:
• Quando mi sento davvero motivato a studiare?
• In quali attività perdo la cognizione del tempo?
• Che tipo di problemi mi piace risolvere?
2. Conoscere l’università e il mercato del lavoro
La seconda tappa riguarda l’ambiente esterno: informarsi bene sul sistema universitario e sul mondo del lavoro. Spesso si sceglie un corso solo in base al nome o alla fama dell’ateneo, ma ogni corso ha un piano di studi, una didattica, e uno sbocco professionale specifico. È utile:
• leggere i programmi degli insegnamenti,
• partecipare agli open day,
• parlare con studenti e docenti,
• verificare se ci sono laboratori, tirocini, esperienze all’estero.
E sul fronte lavoro, chiedersi: quali professioni sono collegate a quel percorso? Quanto è richiesto quel profilo oggi? Ci sono settori in crescita?
3. Confrontare i corsi
A questo punto, si possono confrontare corsi simili ma con approcci diversi. Ad esempio, in ambito economico o sanitario esistono decine di opzioni, ognuna con una sua specificità. Confronta:
• i contenuti degli esami,
• le modalità di insegnamento (frontali, laboratoriali, blended),
• il tipo di prova finale,
• i servizi offerti (tutorato, Erasmus, tirocini…).
4. Valutare aspirazioni e valori
Infine, è il momento della sintesi: la scelta giusta deve anche riflettere i propri valori e obiettivi a lungo termine. Non tutti cercano lo stesso tipo di lavoro. Chiediti:
• Che stile di vita immagino per me?
• Che tipo di lavoro vorrei tra dieci anni?
• Quali valori sono importanti per me: autonomia, impatto sociale, creatività?
Gli strumenti che aiutano a scegliere
Test di orientamento, piattaforme pubbliche (come quella del Ministero Io Scelgo, Io Studio), colloqui con orientatori: sono tutti strumenti preziosi, se usati come spunto di riflessione e non come risposte definitive. Online è possibile trovare molti test di orientamento per iniziare a farsi un’idea di base: non sono esami né prove attitudinali, quindi rispondere senza filtri è la condizione necessaria per iniziare col piede giusto l’orientamento.
Le giornate di orientamento universitario (open day) sono tra le occasioni più concrete per “sentire” un ambiente. Ma per essere davvero utili, vanno vissute attivamente, con domande precise in mente e voglia di confrontarsi.
Come vivere bene un open day
Spesso, chi partecipa agli open day lo fa in modo passivo. Ma prepararsi può fare la differenza. Le domande essenziali da fare sono:
• Com’è strutturato il piano di studi?
• Ci sono laboratori, esperienze pratiche, tirocini?
• Quali sono i servizi per gli studenti?
È utile anche parlare con chi già frequenta quel corso: com’è la vita universitaria? Gli esami sono distribuiti o concentrati? Ci sono tutor, gruppi studio? Anche osservare l’ambiente conta: ti immagini lì, tra quelle aule e quegli spazi?
Dopo la visita, scrivi un breve resoconto: cosa ti ha colpito, quali emozioni hai provato, quali dubbi sono emersi. Ti sarà utile nel confronto tra corsi o atenei.
Triennale o magistrale? Come funziona il percorso universitario
Per capire quale ateneo scegliere, è fondamentale sapere come funziona il sistema universitario italiano. Vi sono due cicli principali:
• Laurea triennale (3 anni): fornisce una formazione di base. Alcuni corsi preparano direttamente al mondo del lavoro (es. infermieristica, economia aziendale), altri richiedono un proseguimento.
• Laurea magistrale (2 anni): consente di approfondire un ambito e accedere a professioni regolamentate (es. psicologo, architetto).
Scegliere una triennale non significa vincolarsi per sempre: è un punto di partenza. Spesso, durante i tre anni, si scoprono nuove passioni o si ridefiniscono i piani. Così come non è scontato od obbligatorio proseguire la laurea triennale con una magistrale: per alcuni indirizzi è la naturale prosecuzione per specializzarsi e approfondire il settore scelto, ma non è escluso che durante la triennale si cambi idea: perché si ha fretta di entrare nel mondo del lavoro, per insoddisfazione, per le difficoltà incontrate nel percorso di studi o semplicemente perché non si ha più voglia di passare anni sui libri.
Doppia laurea, percorsi personalizzati, major/minor: la flessibilità che valorizza i tuoi interessi
Molti studenti pensano che, una volta scelto un corso di laurea, la strada sia tracciata e immutabile. In realtà, diversi atenei oggi permettono di costruire percorsi flessibili, pensati per chi ha interessi ibridi o non vuole sentirsi vincolato a un solo campo di studi.
La doppia laurea è una possibilità sempre più concreta. Grazie a normative recenti, è oggi possibile iscriversi a due corsi universitari contemporaneamente, purché appartengano a classi di laurea diverse e differiscano in modo significativo nei contenuti. Alcuni atenei offrono agevolazioni specifiche per chi intraprende questo percorso, come la frequenza part-time o l’accesso a modalità didattiche a distanza. In alternativa, ci sono anche programmi integrati tra università italiane e straniere che consentono di ottenere due titoli riconosciuti a livello internazionale, spesso grazie a periodi di studio all’estero. Questa opzione è particolarmente interessante per chi vuole costruirsi un profilo internazionale o unire competenze complementari, ad esempio in economia e giurisprudenza, oppure in informatica e design.
Un’altra possibilità sempre più diffusa è la struttura “major/minor”, mutuata dai modelli anglosassoni. Il major rappresenta l’ambito principale di studio, mentre il minor consente un approfondimento trasversale, scelto liberamente dallo studente. Per esempio, si può scegliere economia come major e sostenibilità ambientale come minor, oppure ingegneria come percorso principale e comunicazione scientifica come secondario. È un modo intelligente per dare un taglio personale alla propria formazione e ampliare le prospettive future.
Molti corsi di laurea permettono inoltre di inserire insegnamenti opzionali provenienti da altri dipartimenti. Uno studente di biologia potrebbe decidere di seguire un esame di diritto ambientale; uno studente di lettere potrebbe scegliere un laboratorio di giornalismo multimediale. Questa possibilità incoraggia l’interdisciplinarità e aiuta a sviluppare competenze trasversali, oggi molto richieste nel mondo del lavoro.
Infine, in numerosi corsi sono già previsti tirocini, progetti applicativi, workshop e altre attività professionalizzanti anche durante il triennio. Queste esperienze permettono agli studenti di testare i propri interessi in contesti reali e valutare più concretamente le proprie inclinazioni.
Tutti questi strumenti – dalla doppia laurea ai percorsi personalizzabili – sono utilissimi per chi sente di avere più di una vocazione o desidera mantenere aperte diverse possibilità. Non esiste un solo modo di studiare: oggi, molte università offrono la possibilità di costruire un percorso davvero su misura.
Come si accede all’università? Test, requisiti, numeri chiusi
Per molti la scelta dell’università potrebbe dipendere dai criteri di ingresso. Alcune facoltà a libero accesso, altri a numero programmato nazionale o locale. I corsi a numero chiuso nazionale sono quelli di:
• medicina
• odontoiatria
• veterinaria
• professioni sanitarie
• architettura
• scienze della formazione primaria
Tutti gli altri corsi hanno test d’ingresso solo a discrezione dell’ateneo. Le prove di ammissione spesso si svolgono tra la primavera e l’estate. Anche nei corsi a libero accesso, molte università prevedono test di autovalutazione, utili per orientarsi.
ITS: un’alternativa concreta per chi vuole imparare facendo
Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), oggi spesso chiamati ITS Academy, rappresentano una valida alternativa all’università per chi desidera un percorso formativo più orientato alla pratica e al lavoro. Sono corsi post-diploma ad alta specializzazione tecnologica, con una durata di due o tre anni, e nascono dalla collaborazione tra scuole, università, imprese e enti locali.
La loro forza è l’impostazione pratica: almeno un terzo del percorso formativo avviene direttamente in azienda, attraverso tirocini strutturati e supervisionati. Anche in aula, le lezioni sono spesso tenute da professionisti del settore e prevedono l’uso di laboratori, progetti concreti e casi reali. Questo permette agli studenti di acquisire competenze immediatamente spendibili nel mercato del lavoro.
Gli ITS operano in settori strategici per l’economia italiana ed europea, come il digitale, l’automazione industriale, l’energia rinnovabile, la mobilità sostenibile, il turismo, l’agroalimentare, la moda e il sistema casa. Per ogni ambito, esistono percorsi pensati per rispondere alle esigenze reali delle imprese e formare figure tecniche qualificate che siano già pronte a entrare nel mondo del lavoro.
I dati parlano chiaro: oltre l’80% dei diplomati ITS trova lavoro entro un anno dal termine del corso, spesso in aziende in cui ha svolto il tirocinio. Non si tratta quindi di una “seconda scelta”, ma di una strada diversa rispetto all’università, adatta a chi preferisce imparare facendo, vuole inserirsi velocemente nel mondo del lavoro o ha già le idee chiare su un settore specifico.
Gli ITS non escludono la possibilità di proseguire gli studi: alcuni studenti decidono, dopo l’esperienza, di iscriversi all’università o a corsi di alta formazione tecnica per approfondire ulteriormente le proprie competenze.
In sintesi, gli ITS sono una valida opzione per chi cerca una formazione concreta, mirata e strettamente connessa alle richieste del mondo produttivo. Una scelta da conoscere e valutare, al pari dell’università.
E dopo la laurea? Gli sbocchi lavorativi contano, ma non bastano
Il timore di scegliere un corso poco utile ai fini professionali è comprensibile. Ma gli sbocchi dipendono da molti fattori, non solo dal tipo di laurea. Le domande da farsi, in tal senso, sono:
• Quali professioni posso svolgere con questa laurea?
• È un ambito pratico o teorico?
• Sono disposto a investire in formazione aggiuntiva?
Una laurea in lettere, per esempio, può portare a lavorare negli ambiti di editoria, comunicazione, insegnamento, ma difficilmente offre stabilità immediata. Se si scelgono settori lavorativi già oberati o in evidenze crisi, c’è da mettere in conto una buona dose di pazienza e adattabilità all’imprevisto. Altri corsi, come ingegneria o infermieristica, offrono tassi occupazionali più alti fin da subito. L’importante è non scegliere solo in base alla “sicurezza”, ma alla motivazione, che è quella che tiene a galla nel lungo periodo.