Come si diventa matematico?
Alberto Saracco si occupa di concetti complessi come la ricerca sulla geometria differenziale per curve poco regolari o le mappe di Hénon in dinamica olomorfa, ha lavorato per Topolino, fa anche il divulgatore e su YouTube ha una playlist che si chiama Un matematico prestato alla Disney.
Alberto Saracco è un matematico (e molte altre cose, evidentemente). Per il nostro ciclo “Come si diventa” gli abbiamo chiesto di raccontarci come si diventa matematico.
Le risposte che ci ha dato sono molto utili, fra l’altro, perché mettono insieme tante discipline diverse e ci aiutano a costruire la mappa complessa dell’orientamento.

Quando hai capito che volevi diventare matematico?
In un certo senso, molto presto. Nell’introduzione del mio libro divulgativo Le geometrie oltre Euclide scrivo: “Mi sono innamorato della matematica fin da piccolo, grazie ai racconti e agli enigmi che mi poneva mio papà, laureato anche lui in questa disciplina. A casa si respirava amore e non paura per la scienza dei numeri. Un racconto, un aneddoto, un gioco, una curiosità buttata con nonchalance ogni tanto, hanno fatto sì che si accendesse in me la passione per la matematica”.
Purtroppo, spesso è la paura verso la matematica a tenerci lontana da essa. Un buon numero di quelli che la scelgono hanno avuto qualcuno nella propria infanzia che è riuscito a far vedere loro un lato gioioso e giocoso della matematica.
Poi alle superiori ho incontrato le Olimpiadi della matematica e mi sono appassionato a queste gare e ancora di più alla matematica.
Non che avessi ben chiaro cosa facesse un matematico… ma neppure mi importava. La matematica mi piaceva e studiarla all’Università era un primo passo.
Come si diventa davvero matematico? Che percorso hai seguito per prepararti a questo lavoro (studio, corsi, pratica...)? Hai avuto ispirazioni? Hai avuto mentori, coach, modelli?
Oggi, per essere matematico di professione, c’è poco spazio per percorsi alternativi. Bisogna studiare seriamente (e tanto) la matematica. Sebbene figure come Srinivasa Ramanujan (matematico indiano senza educazione formale, a cui è stato dedicato il bel film L’uomo che vide l’infinito) siano esistite in passato, è ormai molto difficile diventare un matematico di professione senza studiare tanto quello che hanno fatto gli altri.
Non vuol dire per forza laurearsi in matematica. Si può arrivare a diventare matematici anche partendo da una laurea in fisica o addirittura in ingegneria.
Personalmente, ho seguito il percorso standard: laurea e dottorato in matematica (entrambi a Pisa, presso Università e Scuola Normale Superiore) e in seguito assegni di ricerca (Normale, Roma Tor Vergata, Milano Bicocca) fino al posto fisso all’Università di Parma.
Ovviamente ho avuto figure che hanno segnato la mia formazione. Oltre a mio papà, un professore di matematica e fisica molto appassionato in quarta superiore, il mio relatore (di laurea e di dottorato) e vari altri docenti incontrati durante la mia formazione. Siamo tutti figli degli incontri e delle esperienze che facciamo.
Quali sono state le difficoltà più grandi? E come le hai superate? C’è stata una svolta decisiva nel tuo percorso?
Una difficoltà è stata nel passaggio dalle superiori all’Università. Passare da essere un “fenomeno” in matematica ad essere uno qualsiasi, anzi uno un po’ “tonto”, da non prendere sul serio, non è stato molto facile. E il primo 5 (su 30) a un compitino di geometria rischiava di essere devastante. Ma le difficoltà ci sono. Ci si rimbocca le maniche, si studia meglio, si fanno esercizi (da soli e in compagnia). Studiare insieme ai miei compagni di corso di studi mi ha aiutato moltissimo. Spiegare e farsi spiegare le cose dai propri pari, oltre ad affrontare gli esercizi insieme, discutendo, è uno dei modi migliori per imparare e capire a fondo le cose.
Un passaggio complicato nella carriera di chi vuole fare il matematico di professione è il momento dopo il dottorato: gli assegni di ricerca (le posizioni temporanee in generale) sono molti pochi. E’ quello il vero collo di bottiglia. Se si riesce ad inanellare 1-2 assegni di ricerca dopo il dottorato (e ovviamente continuare a fare ricerca in modo serio e continuativo), il più è fatto.
La mia fortuna (o svolta) è stata proprio riuscire ad inanellare uno dopo l’altro 3 assegni di ricerca. Il terzo, di 2 anni, mi ha permesso di preparare al meglio i concorsi da ricercatore.
Comunque, la strada è lunga e tortuosa, le regole cambiano di continuo e – oltre a bravura e tenacia – serve anche un po’ di fortuna.
Cosa puoi dire a chi oggi vuole diventare matematico o matematica?
Innanzitutto, scegli cosa studiare all’Università perché ti piace, e non per il lavoro che farai dopo. Se scegli di seguire la tua passione, le difficoltà (che ci saranno!) sembreranno più facili da affrontare. E dedicati con passione allo studio, circondandoti di amici del tuo corso di laurea con cui vivere questa bella avventura.
Hai una risorsa (libro, video, podcast, sito, newsletter...) che consiglieresti?
Per appassionarsi alla matematica, sicuramente il libro Cos’è la matematica? di Courant e Robbins è un must. Se ti piace la matematica, devi leggerlo. E poi, visto che siamo nel XXI secolo, ci sono un sacco di bei canali YouTube di matematica da seguire: i miei preferiti in inglese sono 3blue1brown, StandUpMaths, mentre in italiano Taxi1729 e Math-segnale. Di tutti e quattro ho parlato abbondantemente su maddmaths.simai.eu
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Com’è il tuo lavoro nel concreto – giornata tipo – oggi? E come lo vedi nel futuro?
La giornata di un matematico è molto varia. Dipende molto da se si è in periodo di lezione, di esami o se si ha il semestre libero. Comunque, tralasciando la parte di lezioni ed esami, che forse affascina meno ed è più nota, e tralasciando la burocrazia, che è onnipresente, la giornata si divide tra studio (lettura di articoli o libri di altri matematici), discussione con colleghi e coautori (via mail, in presenza, in videochiamata) e conti e ragionamenti individuali davanti a un foglio bianco o a una lavagna. Scherzosamente ho detto a mia figlia che il lavoro del matematico non è molto diverso da quello del fisico teorico come rappresentato in The Big Bang Theory: un sacco di tempo passato a guardare una lavagna o un foglio, in attesa di un’ispirazione.
Ci sono tuoi progetti o idee che vuoi condividere con noi?
Forse quelli che possono interessare più il grande pubblico non sono i miei progetti di ricerca sulla geometria differenziale per curve poco regolari o sulle mappe di Hénon in dinamica olomorfa…
Mi occupo di divulgazione tramite i social: ho un progetto di divulgazione della matematica sul mio canale YouTube e sulla mia pagina Instagram.
Amo dedicarmi alla scrittura divulgativa della matematica. A breve uscirà con LeScienze un mio libro sul Teorema dei residui, testo forse complicato, dedicato ad uno dei teoremi più importanti dell’analisi complessa in una variabile.
Sempre per LeScienze, sto scrivendo un nuovo volume dedicato al Teorema di estensione di Hartogs, dedicato all’analisi complessa in più variabili.
Nel frattempo, sto traducendo, insieme a mio fratello (anche lui matematico), il libro Make democracy count di Volic, sulla matematica delle elezioni e delle scelte sociali. Uscirà nel 2026 per ScienzaExpress.
Finiti questi lavori, ho già varie idee per rimettermi a scrivere un saggio divulgativo più lungo.
Ci parli del tuo rapporto con Topolino e di cosa c'entra con il tuo essere matematico?
Fin da bambino sono stato un avido lettore di Topolino e ho oltre 1800 numeri del giornalino in casa. Nel 2016 sono stato coinvolto nel progetto Topolino Comic&Science, di divulgazione scientifica con paperi e topi, che è culminato nella pubblicazione di una storia a tema matematico su Topolino 3232, Paperino e i ponti di Quackenberg. Ho poi utilizzato la storia per laboratori divulgativi e in seguito ho iniziato a fare divulgazione a fumetti utilizzando le storie Disney (da cui il mio nome Instagram “un matematico prestato alla Disney”).
La storia ha avuto un discreto successo: è usata a Bologna nel corso di teoria dei grafi, alla Federico II di Napoli nel corso di didattica della matematica e sono state dedicate ad essa due tesi di Laurea, all’Università di Firenze e a quella di Milano Statale.
Una bella soddisfazione.


