Lavorare in una ONG o all’interno della cooperazione internazionale è il sogno di chi desidera mettere le proprie competenze al servizio degli altri e contribuire a un mondo più equo e sostenibile. Ma trasformare questo ideale in una professione concreta richiede preparazione, consapevolezza e un percorso ben definito. Il settore non-profit è infatti molto più strutturato di quanto si pensi. Accanto alle immagini legate alle missioni umanitarie, esiste una rete di organizzazioni che operano in modo professionale, con ruoli ben definiti e competenze specifiche: gestione dei progetti, raccolta fondi, comunicazione, logistica, educazione, tutela dei diritti e molto altro.
Non tutte le posizioni richiedono la partenza verso contesti remoti: molte ONG italiane lavorano sul territorio nazionale o gestiscono progetti internazionali da sedi locali, offrendo ruoli amministrativi, tecnici e strategici anche in Italia.
I percorsi di studio consigliati
Per accedere a questo mondo è fondamentale partire da una solida formazione. Corsi di laurea in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali, Cooperazione e Sviluppo, Scienze per la Pace, Antropologia o Diritto Internazionale costituiscono una base utile, ma da soli non sono sufficienti. Sempre più spesso le ONG richiedono una specializzazione post-laurea, che si può ottenere attraverso master e corsi mirati.
Tra i percorsi più riconosciuti ci sono quelli offerti da realtà come ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale), il Master in Cooperazione Internazionale dell’Università di Pavia e quello in Sviluppo e Cooperazione dell’Università di Bologna. Questi programmi offrono competenze specifiche nella progettazione europea, nella gestione del ciclo del progetto, nel diritto umanitario e nella comunicazione per il sociale.
Il valore dell’esperienza sul campo
Accanto alla formazione, l’esperienza pratica è decisiva per entrare nel settore. Il volontariato rappresenta spesso il primo passo, soprattutto per i più giovani. Partecipare a progetti sul campo, anche brevi, permette di conoscere da vicino le dinamiche operative delle ONG e di capire in quali aree ci si sente più coinvolti.
Anche il Servizio Civile, in Italia o all’estero, rappresenta un canale importante per iniziare. Non solo consente di fare esperienza in contesti reali, ma permette anche di costruire una rete di contatti utili per eventuali opportunità future. Molte ONG selezionano i propri collaboratori partendo proprio da chi ha già preso parte ai loro progetti come volontario o stagista.
Figure più richieste nelle ONG
Il mondo della cooperazione internazionale e delle organizzazioni non governative è molto variegato e in costante evoluzione. Le figure professionali più richieste riflettono la complessità degli interventi messi in campo: dalle emergenze umanitarie alla ricostruzione, dall’educazione alla salute, fino alle attività di advocacy e comunicazione.
Tra i profili tecnici più ricercati troviamo i project manager, responsabili della gestione e del monitoraggio dei progetti sul campo. Il loro compito è quello di assicurare che le attività siano coerenti con gli obiettivi dell’organizzazione e rispondano ai bisogni delle comunità coinvolte. Serve esperienza gestionale, conoscenza del ciclo del progetto (Project Cycle Management), capacità di lavorare sotto pressione e spesso anche competenze linguistiche e interculturali.
Accanto a loro, sono molto richiesti i responsabili logistici, che si occupano del funzionamento quotidiano delle missioni: approvvigionamento, trasporti, gestione delle strutture e sicurezza. Anche le figure sanitarie, come medici, infermieri, ostetriche e psicologi, hanno un ruolo chiave soprattutto in contesti di guerra, carestia o crisi sanitarie, dove garantire assistenza è una priorità assoluta.
Nel lavoro più “dietro le quinte”, cioè nelle sedi centrali o negli uffici regionali, le ONG cercano con sempre maggiore frequenza esperti in raccolta fondi, comunicazione sociale, advocacy, amministrazione, monitoraggio e valutazione (M&E). Queste figure permettono alle organizzazioni di funzionare in modo sostenibile e di avere un impatto reale, anche a distanza.
È importante ricordare che la cooperazione internazionale è un ambito in cui la motivazione personale e l’allineamento ai valori dell’organizzazione contano tanto quanto le competenze tecniche. Non è raro che molte carriere inizino con una prima esperienza sul campo come volontari o tirocinanti, per poi crescere all’interno della struttura.
Differenza tra lavoro in sede e sul campo
Chi sogna di lavorare in una ONG immagina spesso interventi in prima linea: viaggi in paesi lontani, missioni in aree di crisi, contatto diretto con le comunità. Tuttavia, la cooperazione internazionale non si limita al “campo”. Dietro ogni intervento ci sono anche ruoli chiave svolti nelle sedi centrali o regionali, spesso meno visibili ma essenziali per il buon funzionamento dell’intera organizzazione.
Il lavoro sul campo – in contesti di emergenza, sviluppo o assistenza – è dinamico, imprevedibile e spesso esposto a situazioni di instabilità o rischio. Qui operano i team operativi: coordinatori di progetto, logisti, medici, esperti di protezione, educatori, tecnici dell’acqua e dell’igiene. Le condizioni possono essere difficili, sia per l’ambiente che per le responsabilità: si lavora in zone colpite da conflitti, catastrofi naturali o gravi crisi umanitarie, dove l’accesso ai servizi di base è limitato e le giornate sono lunghe e impegnative. È un lavoro che richiede grande adattabilità, capacità di agire in situazioni complesse e disponibilità a vivere lontano da casa per lunghi periodi.
Nelle sedi centrali – in Italia o all’estero – il contesto è molto diverso. Qui si gestiscono le risorse economiche, si progettano le attività da finanziare, si curano i rapporti istituzionali, si fa comunicazione, formazione e ricerca fondi. Chi lavora in sede deve avere competenze analitiche, capacità organizzative, conoscenze tecniche di progettazione e, in molti casi, un’ottima padronanza delle lingue. Le posizioni “in sede” possono sembrare più stabili e meno esposte, ma richiedono ugualmente passione, flessibilità e una forte comprensione dei contesti in cui si interviene.
Molte ONG permettono nel tempo di passare dal campo alla sede o viceversa. Non è raro che chi inizia con un incarico operativo sul terreno cresca fino a ricoprire ruoli strategici a livello nazionale o internazionale. Al contrario, chi lavora in ufficio può scegliere di candidarsi a missioni temporanee per “toccare con mano” l’impatto delle proprie decisioni. Questo scambio continuo rappresenta una delle ricchezze del lavoro nella cooperazione, perché unisce visione strategica e contatto umano diretto.
Le ONG più importanti in Italia e nel mondo
Esistono centinaia di organizzazioni attive nel campo della cooperazione, ma alcune si distinguono per dimensioni, storia e impatto. A livello internazionale, realtà come Medici Senza Frontiere, Save the Children, Amnesty International, ActionAid, Oxfam, Emergency, WeWorld e CESVI offrono regolarmente opportunità di tirocinio e collaborazione.
Molte di queste ONG hanno sede anche in Italia e pubblicano periodicamente offerte di stage e posizioni aperte nei settori più diversi: dalla comunicazione alla logistica, dalla progettazione alla gestione dei progetti sanitari, educativi o ambientali. Le informazioni su requisiti, tempistiche e modalità di candidatura sono solitamente disponibili sui rispettivi siti ufficiali. In generale, una buona conoscenza dell’inglese (e in alcuni casi del francese o dello spagnolo) è spesso richiesta.
Medici Senza Frontiere (MSF)
Fondata a Parigi il 22 dicembre 1971 da medici e giornalisti reduci da esperienze umanitarie in Biafra e Bangladesh, Medici Senza Frontiere nasce con l’obiettivo di portare prestazioni sanitarie in situazioni d’emergenza, unendo assistenza medica e testimonianza. MSF è attiva in oltre 70 paesi, con oltre 65.000 operatori nel mondo, e basa la propria missione su tre principi cardine: indipendenza, neutralità e imparzialità. Oltre a intervenire nei contesti di guerra e crisi sanitarie come epidemie o catastrofi naturali, MSF si è distinta per le campagne di advocacy relative all’accesso ai farmaci essenziali, registrando un impatto globale su malattie ancora trascurate. Le opportunità di stage e candidatura riguardano spesso aree delicate quali coordinamento medico, logistica, advocacy e supporto alle missioni.
Save the Children
Save the Children opera in oltre 100 paesi, lavorando per garantire i diritti dei bambini in contesti di povertà, emergenza e sfruttamento. Le sue attività spaziano dall’istruzione nei luoghi di crisi alle risposte immediate in seguito a disastri naturali, con programmi a lungo termine su salute, protezione e sviluppo infantile. In Italia, offre stage in ambiti quali fundraising, progetto ed educazione, con la possibilità di affiancare team internazionali.
Amnesty International
Amnesty International è una delle principali organizzazioni globali per la difesa dei diritti umani. Fondata nel 1961, è impegnata in campagne contro violazioni quali tortura, prigionia politica, discriminazione e trattamenti crudeli o degradanti. Ha sede anche in Italia e offre stage nei settori comunicazione, campagne legali, ricerca e advocacy, supportando attività di monitoraggio nei paesi in cui opera.
Greenpeace
Fondata nel 1971 in Canada da un gruppo di attivisti per la pace e l’ambiente, Greenpeace è oggi una delle ONG internazionali più conosciute e attive nel campo della tutela ambientale. La sua missione è proteggere il pianeta attraverso azioni dirette, campagne di sensibilizzazione e pressione politica, agendo in modo indipendente da governi e aziende. Greenpeace è particolarmente nota per le sue proteste pacifiche ma spettacolari contro l’inquinamento, le attività di estrazione di petrolio e gas, la deforestazione e l’uso dei pesticidi in agricoltura.
In Italia, Greenpeace è presente con una sede nazionale che coordina le campagne locali e internazionali. L’organizzazione offre opportunità di stage e volontariato nelle aree comunicazione, digital, advocacy, mobilitazione e ricerca scientifica. Le attività si svolgono sia in sede che sul campo, anche a bordo delle navi impegnate nelle missioni ambientali in mare aperto. Per entrare in Greenpeace è fondamentale condividere i valori dell’organizzazione, avere una forte motivazione e, per alcune posizioni, possedere competenze specifiche in ambito ambientale, scientifico o comunicativo. La conoscenza dell’inglese è quasi sempre richiesta.
ActionAid, Oxfam, Emergency, WeWorld, CESVI
ActionAid e Oxfam operano per promuovere giustizia sociale ed eliminazione della povertà, intervenendo attraverso sviluppo sostenibile, educazione, interventi umanitari in emergenza e campagne di pressione alle istituzioni. Emergency, di matrice italiana, offre cure mediche gratuite nei paesi in guerra o povertà estrema, gestendo ospedali e centri sanitari in luoghi come Sudan, Afghanistan e Repubblica Centrafricana. WeWorld e CESVI svolgono attività di cooperazione allo sviluppo e risposta alle emergenze, con focus su sicurezza alimentare, diritto all’acqua e empowerment femminile. Tutte offrono stage nelle aree progetto, tecnologie e fundraising, sia in Italia sia all’estero.
Quadro normativo e ruolo delle ONG in Italia
Negli ultimi anni l’attività delle ONG nel Mediterraneo è stata al centro di accesi dibattiti politici e di una regolamentazione sempre più stringente. In Italia è stato adottato il decreto-legge n. 1/2023 (il cosiddetto “decreto ONG”) che introduce norme sul salvataggio in mare: le navi umanitarie possono compiere una sola operazione per missione, devono annunciare immediatamente il salvataggio alle autorità e dirigersi senza ritardo al porto assegnato. In caso di infrazione, sono previste sanzioni fino a 50.000 euro e persino il sequestro della nave.
Prima ancora della norma, la Commissione Europea aveva approvato un codice di condotta che imponeva regole rigide: divieto di operare in certe acque, obbligo di mantenere il trasponder acceso, divieto di facilitare le partenze di migranti dalla Libia. Le ONG criticano queste misure come contrarie al diritto del mare e al dovere di soccorso sancito da convenzioni internazionali come UNCLOS e SOLAS. In particolare, è la prassi dei salvataggi multipli e l’uso di porti distanti che limita la capacità delle ONG di salvare vite in mare.
Il ruolo delicato delle ONG negli equilibri internazionali
L’intervento delle ONG in contesti di guerra, emergenza sociale e migrazioni è di fondamentale importanza ed è scandito da equilibri geopolitici complessi. In zone di conflitto, come Gaza, Siria o Ucraina, ONG come MSF o Emergency operano per proteggere civili, gestire crisi sanitarie e portare assistenza, mantenendo un profilo neutrale anche in territori controllati da poteri contrastanti.
Nel Mediterraneo, le ONG di soccorso marittimo affrontano sfide pratiche e normative: operano in zone SAR (Search and Rescue), assistendo migranti in difficoltà, spesso in condizioni precarie. Le tensioni nascono quando gli Stati impongono restrizioni operative o porti di sbarco distanti, rischiando di rallentare i soccorsi e provocare ritardi che mettono in pericolo vite umane.
Oltre a questo, le ONG attive nell’attivismo contro multinazionali del petrolio o nella denuncia di crimini ambientali si trovano a operare in contesti in cui il loro lavoro può contrastare interessi economici consolidati. In questo senso, il loro ruolo diventa cruciale come controparte etica, istituzionale o civile che denuncia violazioni o sostiene comunità vulnerabili.
Stage e programmi internazionali
Chi desidera muovere i primi passi nel mondo della cooperazione internazionale può anche candidarsi a programmi strutturati come il Junior Professional Officer Programme delle Nazioni Unite, gli stage presso le delegazioni dell’Unione Europea o le agenzie specializzate come UNDP, FAO, UNICEF e UNHCR. Si tratta di percorsi molto selettivi, ma capaci di offrire una formazione di alto livello in ambienti multiculturali. Anche organizzazioni come Caritas, AVSI, INTERSOS o COOPI offrono tirocini presso le loro sedi italiane o internazionali, in aree che spaziano dalla progettazione alla comunicazione, dalla logistica alla gestione amministrativa.
Retribuzione e contratti nel non-profit
Uno dei pregiudizi più diffusi sul lavoro nelle ONG è che sia interamente volontario o mal retribuito. In realtà, pur trattandosi di un settore no-profit, le principali organizzazioni strutturate offrono contratti regolari e stipendi adeguati alla professionalità richiesta, anche se spesso inferiori rispetto al settore privato o aziendale. Il lavoro umanitario è una vera e propria professione, e come tale comporta diritti, doveri e una progressione di carriera.
La tipologia di contratto varia in base alla posizione, all’ONG e al luogo di lavoro. Per il personale locale, cioè le persone che operano nel proprio paese per un’organizzazione internazionale, si applicano generalmente contratti nazionali. Per gli espatriati – ovvero coloro che lavorano all’estero per una missione – si utilizzano contratti a tempo determinato, spesso legati alla durata del progetto. La retribuzione tiene conto del profilo professionale, degli anni di esperienza, del livello di responsabilità e del contesto geografico, che può essere più o meno difficile.
Nei primi anni di carriera, le retribuzioni possono essere contenute, soprattutto per stage, tirocini o incarichi di breve durata. Tuttavia, molte ONG offrono indennità giornaliere (per coprire vitto e alloggio), spese di viaggio, copertura assicurativa, contributi pensionistici e, in alcuni casi, supporto psicologico post-missione. I contratti nelle sedi centrali, invece, possono essere sia a tempo determinato che indeterminato, e talvolta seguono i contratti collettivi del terzo settore.
Va ricordato che nel mondo della cooperazione la stabilità lavorativa non è scontata: si lavora spesso per progetti a termine, finanziati da bandi internazionali o donatori istituzionali. Questo comporta una certa precarietà, ma anche molte occasioni di crescita e mobilità internazionale. Chi costruisce una carriera solida nel settore lo fa combinando passione, flessibilità e un costante aggiornamento professionale.
Passione, metodo e pazienza
Lavorare nel mondo del no-profit richiede passione e motivazione, ma anche metodo, pazienza e una buona dose di flessibilità. Non sempre il percorso è lineare: spesso si parte da collaborazioni brevi, da ruoli trasversali o da contesti difficili. Tuttavia, ogni esperienza – anche la più piccola – contribuisce a costruire un profilo solido e credibile.
La cosa più importante è iniziare: frequentare un corso, partecipare a un volontariato, candidarsi per uno stage, prendere parte a un’iniziativa di solidarietà. Da lì, passo dopo passo, si può costruire una carriera fatta di impegno, crescita personale e impatto concreto sul mondo.