Quali sono le professioni più ricercate nell’ambito della sostenibilità ambientale?

Dalla lotta alla crisi climatica alle startup green: le nuove professioni della sostenibilità stanno cambiando il lavoro e aprendo opportunità concrete per chi vuole fare la differenza.

 

 

di Anna Castiglioni
19 agosto 2025
1 MIN READ

Sempre più giovani si chiedono come poter fare la differenza. In un mondo segnato da crisi climatica, inquinamento, risorse naturali in esaurimento e disuguaglianze sociali, la voglia di contribuire a un cambiamento concreto è forte. E oggi, questa voglia può tradursi anche in un vero percorso professionale.
Il concetto di “sostenibilità” non è più un termine da convegni o campagne pubblicitarie: è diventato un’urgenza. E per affrontarla servono competenze, passione e – soprattutto – persone. Esistono infatti molte professioni che ruotano intorno alla sostenibilità, e molte di queste sono sempre più richieste, in Italia come all’estero. Ma cosa significa davvero lavorare in questo ambito? E come si può iniziare?

Professioni nell’ambito della sostenibilità ambientale (e non solo)

La sostenibilità ambientale indica la capacità di soddisfare i bisogni del presente rispettando le risorse delle generazioni future. Significa proteggere aria, acqua, suolo, biodiversità e utilizzare energia in modo responsabile. In un contesto segnato dalla crisi climatica e dalla perdita di habitat, figure professionali specializzate sono essenziali per tradurre in azione concreta le politiche varate a livello europeo (come il Green Deal dell’UE). Queste figure aiutano istituzioni, aziende e comunità a direzione l’impatto umano in modo consapevole.

Esperto in energie rinnovabili

Chi lavora in questo ambito progetta, implementa e ottimizza impianti solari, eolici, idroelettrici, a biomasse. Il percorso ideale prevede una laurea in ingegneria energetica, ambientale o elettrica, spesso seguita da corsi specialistici. Le prime esperienze si costruiscono con tirocini presso aziende energetiche, oppure in startup tecnologiche o partecipando a seminari universitari sul tema delle comunità energetiche. In Italia lo stipendio iniziale varia tra 28.000 e 38.000 euro, mentre all’estero – in Europa o Stati Uniti – può superare i 40–50 mila euro annui.

Sustainability manager

Questa figura coordina le strategie di sostenibilità all’interno delle organizzazioni, monitorando consumi e emissioni e proponendo soluzioni ambientali e sociali. Una laurea in economia, scienze ambientali o ingegneria gestionale unita a un master in sostenibilità o CSR è spesso il percorso scelto. Stage presso uffici CSR di grandi aziende oppure collaborazioni con ONG o enti certificatori sono fondamentali per muovere i primi passi. Gli stipendi di ingresso si aggirano intorno ai 35.000 euro, con possibilità di crescita fino a oltre 60.000 euro all’estero, grazie al recepimento della normativa europea CSRD che obbliga molte imprese a rendicontare le performance ESG, cioè a gestire e ottimizzare il suo impatto ambientale, sociale e governance.

Ingegnere ambientale

L’ingegnere ambientale è quella figura che si occupa del trattamento di acqua, aria e suolo, della gestione dei rifiuti, bonifiche e valutazioni di impatto ambientale (VIA). Il percorso richiede una laurea magistrale e l’abilitazione professionale. Tirocini utili sono quelli presso ARPA regionali, studi di ingegneria o enti di controllo. In Italia la retribuzione iniziale è tra 30.000 e 40.000 euro, mentre all’estero può salire tra 45.000 e 60.000 euro.

Biologo marino e protettore di aree protette

Chi opera nella biologia marina studia l’impatto del cambiamento climatico su ecosistemi marini e coralli, in contesti di oceani, coste e riserve marine. Per la protezione di parchi e oasi naturali, esistono ruoli legati al monitoraggio ambientale, alla conservazione della biodiversità e alla gestione delle aree protette. Il percorso può partire da una laurea in biologia, scienze naturali o marine, con tirocini in istituti di ricerca, parchi nazionali o riserve marine. In Europa, la strategia per la biodiversità dell’UE prevede obiettivi ambiziosi di tutela del 30 % di terre e mare entro il 2030. Anche se gli stipendi variano molto, figure junior partono spesso da 25.000–30.000 euro, mentre profili esperti in enti europei o ONG internazionali possono arrivare anche a 40.000–50.000 euro.

Consulente ESG o CSR

Valutano le performance ambientali, sociali e di governance delle imprese. Preparano report, audit e supportano l’implementazione di criteri ESG. Chi intraprende questo percorso ha spesso una laurea in economia o giurisprudenza seguita da un master in finanza sostenibile o ESG. È possibile muovere i primi passi facendo stage in società di consulenza o collaborando con enti certificatori. Tra i ruoli in crescita vi sono anche quelli che integrano competenze contabili per applicare la normativa CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), una direttiva che introduce nuovi obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità delle imprese. In Italia si parte spesso da 30.000–45.000 euro, mentre all’estero si arriva a 60.000 euro o più già nei primi anni.

Tecnico dell’economia circolare

Questi professionisti progettano processi produttivi ciclici, dove scarti diventano risorse. Intervengono in settori come moda, packaging e alimentare, collaborando per ridurre rifiuti e consumi. Lauree utili includono scienze dei materiali, chimica ambientale, design industriale. Stage in aziende di riciclo, cooperative o centri di eco-innovazione, e partecipazione a progetti europei completano la formazione. In Italia lo stipendio junior oscilla tra 25.000 e 35.000 euro, mentre all’estero può superare i 40.000 euro.

Data analyst ambientale (e urbanista sostenibile)

Questa figura supporta decisioni green analizzando dati su emissioni, consumi o qualità ambientale tramite strumenti digitali. Lauree in statistica, informatica, scienze ambientali con formazione in data science sono ideali. Esperienze pratiche includono progetti di citizen science, stage in enti pubblici o agenzie ambientali. In Italia si parte da 30.000–42.000 euro, con opportunità all’estero fino a 60.000 euro.
Un ruolo emergente è quello dell’urban sustainability planner: professionisti che progettano città resilienti, verdi, con mobilità sostenibile e economia circolare locale. Richiedono formazione multidisciplinare in urbanistica, ingegneria ambientale o architettura con competenze in design urbano sostenibile.

Architetto sostenibile e progettista urbano

Nel settore urbano e dell’architettura sostenibile spiccano figure professionali che si occupano di progettazione di edifici a basso impatto ambientale, biophilic design e rigenerazione urbana nel rispetto dei criteri del New European Bauhaus, una politica europea che mira a trasformare gli spazi urbani in un’ottica sostenibile a 360°. Il percorso che porta a ricoprire queste professioni prevede una laurea in architettura e idealmente un master in design sostenibile o paesaggistico, con certificazioni come LEED AP, WELL, che aumentano la credibilità del profilo. Lo stipendio medio per un architetto sostenibile è di circa 60.000–65.000 euro, con variazioni a seconda della seniority e del paese (negli USA spesso il compenso è superiore).

Le professioni nei parchi naturali e nella tutela del territorio

Quando si pensa alla sostenibilità, l’immagine di un parco naturale protetto, di una riserva marina o di una zona montuosa incontaminata è una delle più immediate. Ma dietro questi spazi di bellezza e biodiversità, esiste un lavoro silenzioso e continuo di tutela, monitoraggio e cura, svolto da figure professionali altamente specializzate.
Tra queste, il tecnico faunistico ha un ruolo chiave: si occupa di studiare e monitorare le popolazioni animali presenti sul territorio, segnalando criticità, contribuendo alla stesura di piani di gestione faunistica e partecipando ad attività di conservazione. Per accedere a questa professione è generalmente necessaria una laurea in scienze naturali, biologia o scienze forestali, spesso accompagnata da esperienze sul campo e corsi di specializzazione, ad esempio in ecologia applicata o zoologia.

Il guardiaparco è forse la figura più iconica, ma anche tra le più versatili. Vigila sul rispetto delle regole nei parchi naturali, interviene in caso di violazioni, ma ha anche compiti educativi e di accompagnamento. I guardiaparco lavorano per enti pubblici come i parchi nazionali o regionali e devono superare concorsi pubblici, spesso riservati a diplomati con esperienza sul campo o a laureati in ambito ambientale o forestale. Un altro requisito frequente è la partecipazione a corsi regionali o interregionali, talvolta organizzati in collaborazione con Federparchi o enti locali.

L’educatore ambientale, invece, svolge un’attività di sensibilizzazione e formazione: lavora con scuole, gruppi, famiglie o turisti per far conoscere l’ambiente e promuovere comportamenti responsabili. È una figura ibrida, che unisce conoscenze scientifiche e capacità comunicative. Molti educatori ambientali collaborano con realtà come il WWF, Legambiente, LIPU o cooperative sociali. Il percorso formativo può includere una laurea in scienze della formazione o scienze ambientali, ma contano molto anche esperienze pratiche, come laboratori didattici, campi estivi o progetti Erasmus+.

Infine, il geografo ambientale studia le trasformazioni del territorio, analizza i cambiamenti climatici, le dinamiche urbane e rurali, e partecipa alla progettazione di piani territoriali sostenibili. Lavora con comuni, regioni, enti di ricerca o società di consulenza. Il percorso più adatto è una laurea in geografia, pianificazione territoriale o scienze ambientali, con competenze nei sistemi informativi geografici (GIS) e, spesso, una specializzazione post-laurea in analisi ambientale o urbanistica.

Tutte queste figure possono lavorare in collaborazione con enti pubblici locali, parchi regionali o nazionali, oppure con ONG e associazioni ambientaliste. I concorsi pubblici banditi da Regioni, Città Metropolitane o enti parco sono il canale principale per i ruoli a tempo indeterminato, ma esistono anche numerose possibilità tramite bandi europei, tirocini o incarichi a progetto. I salari iniziali, per chi lavora nel pubblico o nel terzo settore, partono da circa 22.000–25.000 euro lordi annui, con possibilità di crescita soprattutto in ambito europeo o tecnico-specialistico.

Che cosa significa sostenibilità (e perché è importante)

La sostenibilità ambientale è la capacità di vivere e produrre rispettando gli equilibri naturali, proteggendo le risorse disponibili per non esaurirle. È un principio che implica responsabilità collettiva: non possiamo più permetterci di pensare solo al presente. Serve uno sguardo lungo, che sappia costruire un futuro in cui anche le generazioni che verranno potranno respirare aria pulita, bere acqua sicura, vivere in città sane e accoglienti.

Ma la sostenibilità non si limita all’ambiente. Comprende anche la sostenibilità sociale, che riguarda i diritti, l’inclusione, la giustizia. E la sostenibilità economica, che punta a modelli produttivi duraturi, solidi, capaci di generare valore senza distruggere risorse. Queste tre dimensioni sono strettamente collegate. Un edificio costruito con materiali ecologici ma in un quartiere abbandonato o emarginato non è un esempio di sostenibilità reale. Un’azienda che promuove la parità di genere ma inquina i fiumi non è davvero sostenibile. Serve un approccio integrato, e servono figure professionali che sappiano unire visione, competenza e azione. Portali come l’European Environment Agency (EEA) e la piattaforma Climate-ADAPT offrono dati concreti su qualità dell’aria, biodiversità, cambiamenti climatici e strutture urbane resilienti, utili per approfondire e orientare le scelte formative e professionali.

Le soft skills nella sostenibilità: competenze che fanno la differenza

Nel mondo della sostenibilità, le competenze tecniche contano. Ma non bastano. Servono anche capacità trasversali, quelle che oggi vengono chiamate soft skills. Chi lavora in questo ambito deve saper comunicare in modo chiaro e accessibile, soprattutto se si occupa di educazione ambientale o deve dialogare con cittadini, enti pubblici o imprese. È fondamentale sviluppare il pensiero sistemico, cioè la capacità di vedere le connessioni tra fenomeni complessi: ambiente, economia, società sono come fili intrecciati, e capirne le relazioni è essenziale per trovare soluzioni efficaci.
La creatività e il problem solving sono altre due doti chiave. I problemi ambientali spesso non hanno soluzioni semplici, servono idee nuove, approcci alternativi, il coraggio di provare strade diverse. Anche la gestione dei progetti, soprattutto se internazionali o multidisciplinari, è sempre più richiesta: occorre saper lavorare in gruppo, coordinare attività, rispettare tempi e budget.
Chi inizia a formarsi su queste abilità fin da giovane ha una marcia in più. Le si può sviluppare in tanti modi: partecipando a gruppi scolastici o universitari, facendo volontariato, lavorando su piccoli progetti di cittadinanza attiva, o semplicemente imparando ad ascoltare, collaborare, proporre.

Dove formarsi: università, master e borse di studio in Italia e in Europa

Per chi desidera costruire una carriera nella sostenibilità, l’offerta formativa oggi è vasta e in continua crescita. In Italia, molte università propongono corsi di laurea in ingegneria ambientale, scienze naturali, economia circolare, energie rinnovabili, design sostenibile e biologia marina. Atenei come Bologna, Padova, Milano, Trento e Torino offrono percorsi ben strutturati e spesso multidisciplinari. Anche istituzioni come il Politecnico di Milano e il Politecnico di Torino hanno attivato corsi legati all’architettura sostenibile e alla transizione ecologica.
A livello europeo, sono molto apprezzati i master in sostenibilità delle università olandesi, tedesche, svedesi e danesi, spesso orientati all’innovazione e alla collaborazione con aziende. I programmi Erasmus+ permettono agli studenti italiani di frequentare parte del percorso all’estero, arricchendo il proprio bagaglio con esperienze internazionali. Esistono anche borse di studio europee e bandi per giovani ricercatori, come i programmi Marie Curie o le borse EIT Climate-KIC.
Non mancano i corsi brevi, certificati e accessibili anche online, che permettono di approfondire aspetti specifici come il reporting ESG, la gestione dell’energia, il design circolare o l’uso di strumenti digitali per il monitoraggio ambientale.

I green jobs del futuro: cosa ci aspetta nei prossimi anni

Secondo il World Economic Forum, i cosiddetti green jobs sono destinati a crescere esponenzialmente nei prossimi anni. Alcune professioni oggi poco conosciute potrebbero diventare presto centrali. Si pensi agli specialisti in adattamento climatico, figure che aiutano le città a prepararsi agli eventi estremi come alluvioni o ondate di calore. Oppure ai progettisti di città a impatto zero, che lavorano su mobilità sostenibile, verde urbano, gestione intelligente delle risorse.
Emergono anche ruoli nuovi, come i divulgatori scientifici ambientali, capaci di tradurre dati complessi in messaggi comprensibili per tutti. O come i progettisti di sistemi agroforestali, che combinano coltivazioni e boschi in un unico ecosistema produttivo.
L’intelligenza artificiale applicata all’ambiente è un altro ambito in espansione: servono esperti in data science capaci di usare tecnologie avanzate per il monitoraggio e la prevenzione. Questi ruoli richiedono formazione aggiornata, ma anche curiosità, capacità di anticipare i bisogni del futuro e voglia di costruire qualcosa di nuovo.

Percorsi alternativi: volontariato, esperienze civiche e start-up green

Per chi non ha ancora deciso un percorso accademico o non vuole seguire la strada universitaria tradizionale, la sostenibilità offre comunque moltissime strade di accesso. In molti casi, sono proprio questi percorsi alternativi che danno la spinta iniziale verso una carriera nel settore ambientale.
Il volontariato ambientale è una delle esperienze più formative. Organizzazioni come Plastic Free, Fridays for Future, Retake, Legambiente e tante realtà locali permettono di partecipare attivamente alla tutela dell’ambiente. Raccolta rifiuti, piantumazione di alberi, educazione ambientale nelle scuole, campagne di sensibilizzazione: sono attività che sviluppano competenze, creano relazioni e possono diventare veri trampolini di lancio professionale.
Anche il servizio civile rappresenta una possibilità concreta e retribuita per chi vuole impegnarsi nel settore ambientale. Esistono moltissimi progetti legati alla gestione del verde urbano, alla promozione del riciclo, alla tutela della biodiversità e all’educazione ecologica. Il servizio civile può durare fino a un anno e prevede una formazione specifica, oltre a un rimborso mensile. È una scelta utile sia per crescere personalmente, sia per arricchire il proprio curriculum con un’esperienza riconosciuta e apprezzata.
Chi ha idee innovative o spirito imprenditoriale può invece guardare al mondo delle start-up green. Negli ultimi anni sono nate molte imprese guidate da giovani che si occupano di agricoltura rigenerativa, riciclo creativo, tecnologia per la sostenibilità, economia circolare. Esistono incubatori e acceleratori che aiutano i giovani a trasformare le proprie idee in progetti concreti, offrendo mentoring, formazione e accesso a finanziamenti.
Tra i programmi più noti ci sono il Green Tech Hub, l’EIT Climate-KIC e il ClimAccelerator, iniziative che operano a livello europeo e supportano centinaia di giovani imprenditori ogni anno. Anche alcune università italiane, come Trento, Bologna o la Federico II di Napoli, offrono percorsi di incubazione per idee green nate da studenti.
Non mancano gli esempi ispiratori. Dalla piattaforma italiana che trasforma bucce d’arancia in bioplastica, alla cooperativa agricola fondata da under 30 che ha riconvertito terre abbandonate con metodi biologici, fino ai designer che creano moda sostenibile con materiali riciclati: storie che dimostrano che è possibile costruire un lavoro che unisce passione, competenza e impatto positivo

Focus finale: Dove iniziare oggi? Volontariato, servizio civile e incubatori green

Volontariato ambientale: fare esperienza sul campo

Il volontariato è il primo passo per mettersi in gioco, conoscere il territorio e capire cosa significa lavorare per l’ambiente. Anche poche ore alla settimana possono fare la differenza – per te e per l’ecosistema.
Plastic Free
 – Organizza eventi di raccolta rifiuti, campagne nelle scuole e azioni di sensibilizzazione. Presente in tutta Italia, è una realtà dinamica dove puoi entrare subito in azione.
Legambiente
 -Propone attività locali, campi estivi, progetti europei e volontariato nelle aree protette. Si può partecipare anche come “educatore ambientale junior” o affiancare progetti nelle scuole.
Fridays For Future Italia
 – Movimento internazionale guidato da giovani. Permette di impegnarsi in azioni politiche, eventi pubblici, campagne online e formazione sul clima.
Retake – 
Incentrata sulla riqualificazione urbana, l’educazione civica e la lotta al degrado. Presente soprattutto nelle grandi città.

Servizio civile ambientale: un anno per formarsi e crescere

Il Servizio Civile Universale è una delle opportunità più accessibili, anche economicamente. Dura 8-12 mesi, prevede una retribuzione mensile e consente di lavorare in progetti reali con valore formativo.
Servizio Civile Universale – Bando Nazionale
 : nella sezione “Progetti”, puoi filtrare per “ambiente” o “tutela del territorio” e scoprire quali organizzazioni cercano volontari. I bandi escono generalmente una volta all’anno.
Legambiente – Servizio Civile
: offre progetti in centri di educazione ambientale, riserve naturali, città e aree rurali.
WWF – Servizio Civile: 
permette di affiancare attività di protezione della fauna, comunicazione ambientale, educazione nelle scuole.
CSVnet – Centri di Servizio per il Volontariato: 
aiutano i giovani a orientarsi tra le realtà locali disponibili per il servizio civile.

Startup green e incubatori: trasformare le idee in impresa

Se hai spirito imprenditoriale e un’idea innovativa, esistono reti e programmi che possono aiutarti a trasformarla in una realtà concreta. Offrono formazione, tutoraggio, accesso a investitori e, in alcuni casi, spazi fisici e finanziamenti.
Green Tech Hub – 
Incubatore italiano che supporta idee e progetti sostenibili. Offre mentorship, networking e laboratori di innovazione.
ClimAccelerator – 
Iniziativa europea per startup a impatto climatico positivo. Diverse call annuali, anche per progetti in fase embrionale.
EIT Climate-KIC
 – È la più grande iniziativa europea per l’innovazione climatica. Offre programmi di formazione, borse di studio, incubazione e accelerazione per giovani imprenditori.
Fondazione Symbola
 – Non è un incubatore, ma un osservatorio che mappa le imprese green italiane e promuove l’innovazione sostenibile. Utile per conoscere contatti e trend.
Startup Geeks – Offre percorsi online per trasformare un’idea in startup, con sezioni dedicate a progetti sostenibili.

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