Telefono a scuola: tra proibizione e cittadinanza digitale
Il dibattito sull’uso degli smartphone nelle scuole italiane ha recentemente guadagnato nuova linfa, trasformandosi da una questione disciplinare a una riflessione di più ampia portata sul benessere e lo sviluppo delle nuove generazioni. Spesso questo dibattito è a senso unico e proviene da generazioni che non necessariamente hanno fatto buon uso – né fanno tuttora: basti pensare all’uso smodato fatto da una certa classe politica dei social – delle tecnologie. Ma la recente ondata di politiche restrittive in Italia si allinea a un trend globale, è il riflesso di un’ansia sociale profonda circa l’impatto dei dispositivi digitali sulla salute mentale, sulle capacità cognitive e sul rendimento scolastico degli adolescenti.
È un’ansia che ha senso? E come facciamo a farla convivere con la cosiddetta cittadinanza digitale? Da un lato si proibisce, dall’altro ci si lamenta del digital divide. Come si fa a orientarsi in un contesto simile? Proviamoci.
Il telefono a scuola: dal divieto per ovvie ragioni alla "disintossicazione digitale"
La normativa italiana sull’uso dello smartphone a scuola si è evoluta, passando da una proibizione implicita a una esplicita politica di disintossicazione digitale. Vediamo in che senso.
La circolare ministeriale del 19 dicembre 2022, n. 107190, firmata dal Ministro Giuseppe Valditara, ha rafforzato il divieto generale di utilizzare il telefono cellulare in classe, richiamando la precedente circolare del 2007 dell’allora Ministro Fioroni. L’idea è stata ulteriormente rafforzata col tempo: nel 2024 è stato vietato fino alla terza media l’uso dello smartphone anche per scopi didattici. Nell’estate del 2025, il divieto (con eccezioni) è stato esteso alle scuole superiori.
La cosa interessante, però, è che la proibizione del 2007 rientrava in una casistica abbastanza ovvia: se uso il telefono in classe, non sto facendo attenzione. Quindi si faceva riferimento, genericamente, alla correttezza del comportamento da mantenere in classe.
Adesso, invece, c’è un salto di qualità: secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) l’azione sarebbe mirata alla tutela del benessere e dell’apprendimento degli studenti. L’intervento è definito addirittura “improcrastinabile” alla luce degli “effetti negativi, ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e sul rendimento”.
Il Ministro Valditara ha citato specificamente studi di organizzazioni internazionali come l’OCSE, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che evidenziano un calo del rendimento scolastico, un aumento della dipendenza e problematiche quali disturbi del sonno, della concentrazione e delle relazioni sociali legate all’uso problematico dei dispositivi elettronici.
La tecnologia, in questo contesto, viene associata a una “riduzione della neuroplasticità” e a un progressivo allontanamento dalla realtà. La retorica della “disintossicazione digitale” non è quindi una metafora passeggera, ma la base concettuale su cui si fonda una vera e propria proposta politica.
Telefono a scuola in Italia: quando è vietato e quando consentito l'uso?
Il divieto non si limita alle sole lezioni, ma si estende a tutto l’orario scolastico (e quindi, in teoria, anche nelle attività come le gite e durante gli intervalli), in tutti gli ordini e gradi scolastici, dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori.
Le regole, però, prevedono delle eccezioni nelle scuole superiori:
- l’uso è consentito se specificamente previsto per esigenze didattiche, a patto che sia in linea con il Regolamento d’istituto e con il consenso dell’insegnante;
- si ammettono deroghe per gli alunni con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) che necessitano del dispositivo come strumento compensativo, o in casi particolari legati a indirizzi tecnici specialistici
- in generale, l’uso è consentito finalità inclusive, didattiche e formative
Per rispettare il divieto, le scuole si stanno inventando soluzioni concrete e materiali, che hanno anche un costo, ovviamente. Si va dai portaoggetti in tessuto da appendere in classe (circa 15 euro a pezzo) agli gli armadietti metallici che si possono chiudere a chiave (che possono superare i 70 euro o più per ogni classe) dove gli studenti dovrebbero depositare i telefoni all’ingresso. Però, come dimostrano anche esperienze internazionali, l’applicazione di tali regole è piuttosto complicata
Telefono a scuola: perché vioetarlo? Quali sono le evidenze scientifiche?
È abbastanza problematico parlare delle evidenze scientifiche quando parliamo di tecnologia e del suo impatto sociale. Perché, sì, è vero, esistono studi che parlano delle problematiche correlate all’uso del telefono. Ma bisogna approfondire bene per evitare errori.
Questi sono i principali studi che evidenziano i problemi più evidenti:
- Distrazione e calo dell’attenzione: L’uso eccessivo dello smartphone è legato a una ridotta capacità di attenzione, soprattutto negli studenti delle scuole superiori, influenzando negativamente la concentrazione durante le lezioni (Simsek, 2023).
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Peggioramento del rendimento scolastico: L’uso prolungato dello smartphone è associato a un calo del rendimento accademico, specialmente quando si supera un certo numero di ore al giorno (Lacificar, 2018), (Spiratos & Ratanasiripong, 2023).
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Impatto psicologico e sociale: L’uso problematico dello smartphone è stato collegato a stress, depressione e riduzione dell’autostima. Inoltre, riduce l’interazione sociale reale tra studenti (Spiratos & Ratanasiripong, 2023), (Sinurat et al., 2023).
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Uso improprio in aula: Molti studenti usano il telefono per attività non scolastiche (social media, giochi, ecc.) durante le lezioni, riducendo l’efficacia dell’apprendimento (Pratiwi & Nuryanti, 2018), (Sutisna et al., 2020).
Quello che emerge da questa serie di studi e che è importante ribadire, allora, è che a creare problemi sono gli usi impropri, eccessivamente prolungati dello smartphone. O quando lo si usa per fare altro durante le ore di lezione.
Questo avalla da un lato il divieto di usarli in classe se non richiesto dalle attività didattiche, ma sconfessa in gran parte l’idea della disintossicazione digitale. Anche perché questi non sono certo tutti e soli gli studi che abbiamo a disposizione.
Ci sono effetti positivi documentati dell'uso dello smarphone?
Certo che sì, anche se generalmente vengono tralasciati quando si affrontano questi argomenti. Eccone alcuni, che si possono approfondire.
- Accesso a informazioni e creatività nell’apprendimento
Gli studenti che usano lo smartphone per cercare informazioni o come strumento di supporto allo studio mostrano maggiore creatività e sviluppo cognitivo. La maggior parte degli studenti in uno studio ha utilizzato il telefono per scopi legati allo studio, sebbene vi siano anche rischi di distrazione (Sinurat et al., 2023) - Utilità educativa riconosciuta dagli studenti
Uno studio condotto in India ha rilevato che oltre la metà degli studenti considera il telefono utile per lo studio, in particolare per attività come leggere, inviare messaggi legati a compiti, o usare applicazioni educative (Saraswathi, 2017) - Apprendimento linguistico migliorato con app dedicate
Gli smartphone facilitano l’apprendimento della lingua inglese grazie a strumenti come app di ascolto, dizionari e gruppi WhatsApp per la collaborazione tra studenti (Pratiwi & Nuryanti, 2018) - Crescita nella conoscenza tecnologica e comunicazione
L’uso dello smartphone è stato associato a un miglioramento nella conoscenza tecnologica e nella comunicazione tra pari in un contesto scolastico (Viranti & Farozin, 2020) - Interazione sociale e collaborazione tra studenti
In alcune scuole superiori, gli smartphone hanno migliorato l’interazione sociale grazie alla creazione di gruppi di studio online, sebbene siano presenti anche rischi di fraintendimenti (Sutisna et al., 2020) - Supporto alla motivazione e all’autoefficacia
In uno studio condotto in Cambogia, gli studenti hanno riportato che l’uso degli smartphone migliora la loro motivazione, coinvolgimento e percezione della propria efficacia nell’apprendimento linguistico (Moeung, 2024) - Aspetti positivi: In alcuni casi, il telefono può facilitare l’apprendimento grazie ad app educative, traduttori, dizionari o accesso a risorse online. Tuttavia, questi benefici sono spesso limitati rispetto agli usi ricreativi (Moeung, 2024), (Saraswathi, 2017).
Telefono a scuola: ok, parliamone. Ma il problema è il contesto sociale
È vero, rapporti di organizzazioni come l’UNESCO e l’OCSE – quelli che cita Valditara – confermano che gli smartphone, pur non essendo in uso, possono rappresentare una fonte di distrazione continua. La sola loro presenza fisica sulla scrivania, o la ricezione di una notifica, anche se non aperta, può ridurre le prestazioni cognitive su compiti complessi. Questa distrazione non è solo dovuta a un’azione, ma un’attesa implicita che erode la capacità di concentrazione.
Ma la faccenda è un po’ più complessa.
Un’indagine molto importante è la EYES UP (Early Exposure to Screens and Unequal Performance). È stata condotta dall’Università di Milano-Bicocca e ha coinvolto migliaia di studenti delle scuole superiori in Lombardia.
I risultati hanno stabilito una chiara correlazione tra l’accesso precoce (prima dei 14 anni) a smartphone e social media e un rendimento scolastico inferiore, misurato attraverso punteggi più bassi nei test INVALSI di italiano e matematica.
Ma attenzione: il problema non è lo smartphone. È il contesto. È quella che gli autori dello studio hanno chiamato “disuguaglianza di iperconnessione”: i dati, infatti, mostrano che l’uso precoce è più diffuso tra gli studenti provenienti da contesti socio-economici svantaggiati, dove la supervisione genitoriale è meno frequente e l’uso di strumenti di controllo (come il parental control) è meno comune.
Questo sposta – o almeno, dovrebbe spostare – il dibattito da un semplice “pro/contro” lo smartphone a scuola a una questione di equità sociale.
Se però vogliamo fermarci alle misure proibitive, allora c’è una ricerca inglese pubblicata sulla rivista The Lancet che ha messo in discussione l’efficacia del solo divieto scolastico. Lo studio ha analizzato oltre 1.200 studenti e non ha trovato una correlazione significativa tra il divieto e un miglioramento del benessere mentale, del sonno, dell’attività fisica o del rendimento scolastico.
La conclusione è che il divieto “da solo non è sufficiente per affrontare gli impatti negativi” derivanti dall’uso prolungato dei dispositivi.
Il che non deve stupirci, se il problema è, appunto, il contesto.

