I corsi triennali: cosa significa studiare economia all’università
In Italia, “l’albero genealogico” dell’area economico-aziendale si divide in due rami:
- L-18 – Scienze dell’economia e della gestione aziendale
- L-33 – Scienze economiche
L-18 converge sulla gestione di impresa e la contabilità: amministrazione, marketing, risorse umane. I corsi più diffusi si chiamano Economia Aziendale, Economia e Commercio, Management, ma le varie università possono chiamarli in modi diversi
L-33 approfondisce di più i modelli teorici sia nella micro che nella macroeconomia: economia politica, politiche pubbliche, mercati internazionali, analisi economica dei dati. I corsi possono chiamarsi Scienze Economiche, Economia e Finanza, Economia dello Sviluppo, ecc.
Sono circa 50mila ogni anno studentesse e studenti che si iscrivono a queste facoltà
Cosa si studia nei primi tre anni
Che tu scelga un percorso L-18 o L-33, le materie di base sono spesso simili: economia politica, matematica, statistica, contabilità, diritto commerciale, gestione aziendale, economia dei mercati. Si impara a leggere un bilancio, interpretare dati, fare analisi, presentare un progetto, risolvere problemi aziendali reali. Spesso ci sono anche laboratori, lavori di gruppo, simulazioni, e stage già nella triennale.

Economia: non basta capirla, serve allenarsi
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Dopo la triennale: lauree magistrali e specializzazioni
Se vuoi approfondire o specializzarti, dopo i tre anni puoi proseguire con una laurea magistrale (due anni, livello LM). Le due classi più importanti in quest’area sono:
- LM-77 – Scienze economico-aziendali: per chi vuole puntare su direzione aziendale, consulenza, controllo di gestione, marketing, HR, finanza applicata.
- LM-56 – Scienze dell’economia: per chi è più orientato all’analisi economica, alla ricerca, alle politiche pubbliche, alla finanza quantitativa.
Molti corsi sono in inglese o con moduli internazionali. In alcuni casi ci sono doppie lauree con università estere, oppure percorsi in data science, sustainability management, economia digitale. La varietà è ampia, ma la scelta va fatta con consapevolezza, sulla base dei tuoi interessi e delle competenze che vuoi rafforzare.
Le competenze: non solo numeri
Studiare economia non vuol dire solo fare conti o imparare formule. Significa sviluppare un modo di ragionare che unisce logica e creatività, teoria e pratica. Tra le competenze più richieste e valorizzate ci sono:
Competenze tecniche (hard skills)
- Analisi economica
- Contabilità, bilancio, controllo di gestione
- Statistica, econometria, data analysis
- Finanza aziendale, marketing, project management
- Conoscenza dei principali software gestionali e strumenti digitali
Competenze trasversali (soft skills)
- Pensiero critico
- Problem solving
- Lavoro in team
- Capacità comunicativa e presentazione
- Lingue straniere, in particolare l’inglese
Secondo l’indagine Unioncamere-Anpal Excelsior 2023, oltre il 90% delle aziende che assumono laureati in ambito economico richiede competenze digitali, e oltre il 70% cerca anche capacità relazionali, di autonomia e di adattamento.
Sbocchi professionali: cosa puoi fare dopo
L’area economico-aziendale offre un’ampia gamma di sbocchi, sia nel privato che nel pubblico. Alcuni esempi concreti:
- In azienda: amministrazione, finanza e controllo, marketing, vendite, HR, gestione progetti
- Nella consulenza: revisione contabile, consulenza fiscale, strategica, organizzativa
- Nel settore bancario e assicurativo: consulente, analista, gestore clienti, risk manager
- Nella pubblica amministrazione: concorsi per profili economico-gestionali, esperti contabili, funzionari
- Come libero professionista: commercialista (con Esame di Stato), consulente del lavoro
- Nell’imprenditoria: startup, progetti digitali, impresa familiare
Alcuni numeri:
- A 1 anno dalla laurea magistrale, il tasso di occupazione è del 77,1%
- A 5 anni, sale all’88,2%
- La retribuzione media netta è di circa 1.400 euro/mese dopo 12 mesi, con forti variazioni in base al settore e all’area geografica
Chi ha esperienze all’estero o ha svolto tirocini durante l’università registra tassi di occupazione superiori alla media. Anche per questo, oggi molti corsi puntano su Erasmus, stage internazionali e partnership con aziende.
Come orientarsi nella scelta
Scegliere il corso giusto non significa indovinare il futuro, ma costruire consapevolezza. Molto dipende da te: se preferisci un approccio pratico e gestionale, l’L-18 è probabilmente più adatta. Se ti appassiona l’analisi e il dato, guarda alla L-33 o ai percorsi più quantitativi. In ogni caso, il consiglio è: non scegliere solo per convenienza. Scegli un percorso che ti stimoli a crescere.

Economia? O forse qualcos’altro?
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Opportunità concrete: stage, placement, tirocini
Durante l’università, ci sono molte occasioni per avvicinarsi al mondo del lavoro:
- Stage curricolari: obbligatori in molti corsi, svolti in azienda o in enti pubblici
- Tirocini extracurriculari: dopo la laurea, anche retribuiti (es. Garanzia Giovani)
- Career service: ogni università ha un ufficio placement che pubblica offerte, organizza job day, aiuta a scrivere CV e prepararsi ai colloqui
- Bandi regionali ed europei: per esperienze all’estero, voucher formativi, tirocini in ambito green, tech, innovazione
Chi si attiva già durante il percorso ha più chance di trovare un’occupazione coerente con i propri interessi. Le aziende cercano sì competenze, ma anche persone curiose, capaci di imparare e di adattarsi.
Una storia tra tante
Tommaso, laureato magistrale in Economia e Management Internazionale all’Università di Ferrara, oggi lavora a Berlino come marketing manager in una startup:
“Durante la magistrale ho fatto uno stage Erasmus in Germania. È stata un’esperienza formativa a 360 gradi. Ho capito come muovermi in un ambiente internazionale e ho trovato subito lavoro. L’università mi ha dato le basi, ma sono state le esperienze a fare la differenza.”
Storie come la sua non sono eccezioni. Tra chi ha svolto uno stage all’estero, il 40% riceve un’offerta di lavoro dall’organizzazione ospitante.
Una scelta aperta
Studiare economia non ti incasella. Ti apre possibilità. Ti insegna a capire i fenomeni, a leggere i dati, a prendere decisioni. Ti prepara per lavorare in azienda, nel pubblico, in proprio, in Italia o all’estero. Ma soprattutto ti dà un metodo per affrontare problemi complessi e scenari in evoluzione.
Non è la scelta più facile, né la più immediata. Richiede impegno, soprattutto nelle materie quantitative. Ma per chi è curioso, rigoroso e ha voglia di costruire un percorso solido e flessibile, è una strada che può portare lontano.
E se oggi hai più dubbi che certezze, va benissimo così. L’orientamento serve proprio a questo: non a sapere tutto, ma a fare scelte più consapevoli.
Indirizzo economico: i laureati più richiesti
Secondo il rapporto Unioncamere – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior 2024, i laureati più richiesti dalle aziende sono proprio quelli del settore economico. È solo uno dei fattori che occorre tenere presenti quando si sceglie l’università, ma è comunque un dato importante da conoscere, ed è un dato che rimane costante negli anni, da tempo.

