Area Economico-Aziendale: cosa si studia, cosa si impara, dove porta

Chi sceglie economia oggi non sta solo decidendo “cosa farà da grande”. Sta scegliendo uno strumento per capire il mondo. Perché parlare di impresa, mercato, lavoro, finanza, significa entrare nel cuore di come funzionano le cose, dai bilanci familiari alle strategie di una multinazionale.

Questo non vuol dire che sia la scelta giusta per tutti. Ma se leggere le pagine economiche di un giornale, capire cosa vuol dire “legge di bilancio” o capire come si gestiscono le entrate e uscite di un’impresa (le imprese familiari in Italia sono la maggior parte), sono alcune delle domande che ti poni, allora una facoltà di economia può aiutarti a trovare le risposte.

di Alpha Orienta
11 giugno 2025
1 MIN READ

I corsi triennali: cosa significa studiare economia all’università

In Italia, “l’albero genealogico” dell’area economico-aziendale si divide in due rami:

  • L-18 – Scienze dell’economia e della gestione aziendale
  • L-33 – Scienze economiche

L-18 converge sulla gestione di impresa e la contabilità: amministrazione, marketing, risorse umane. I corsi più diffusi si chiamano Economia Aziendale, Economia e Commercio, Management, ma le varie università possono chiamarli in modi diversi

L-33 approfondisce di più i modelli teorici sia nella micro che nella macroeconomia: economia politica, politiche pubbliche, mercati internazionali, analisi economica dei dati. I corsi possono chiamarsi Scienze Economiche, Economia e Finanza, Economia dello Sviluppo, ecc.

Sono circa 50mila ogni anno studentesse e studenti che si iscrivono a queste facoltà

Cosa si studia nei primi tre anni

Che tu scelga un percorso L-18 o L-33, le materie di base sono spesso simili: economia politica, matematica, statistica, contabilità, diritto commerciale, gestione aziendale, economia dei mercati. Si impara a leggere un bilancio, interpretare dati, fare analisi, presentare un progetto, risolvere problemi aziendali reali. Spesso ci sono anche laboratori, lavori di gruppo, simulazioni, e stage già nella triennale.

Economia: non basta capirla, serve allenarsi

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Dopo la triennale: lauree magistrali e specializzazioni

Se vuoi approfondire o specializzarti, dopo i tre anni puoi proseguire con una laurea magistrale (due anni, livello LM). Le due classi più importanti in quest’area sono:

  • LM-77 – Scienze economico-aziendali: per chi vuole puntare su direzione aziendale, consulenza, controllo di gestione, marketing, HR, finanza applicata.
  • LM-56 – Scienze dell’economia: per chi è più orientato all’analisi economica, alla ricerca, alle politiche pubbliche, alla finanza quantitativa.

Molti corsi sono in inglese o con moduli internazionali. In alcuni casi ci sono doppie lauree con università estere, oppure percorsi in data science, sustainability management, economia digitale. La varietà è ampia, ma la scelta va fatta con consapevolezza, sulla base dei tuoi interessi e delle competenze che vuoi rafforzare.

Le competenze: non solo numeri

Studiare economia non vuol dire solo fare conti o imparare formule. Significa sviluppare un modo di ragionare che unisce logica e creatività, teoria e pratica. Tra le competenze più richieste e valorizzate ci sono:

Competenze tecniche (hard skills)

  • Analisi economica
  • Contabilità, bilancio, controllo di gestione
  • Statistica, econometria, data analysis
  • Finanza aziendale, marketing, project management
  • Conoscenza dei principali software gestionali e strumenti digitali

Competenze trasversali (soft skills)

  • Pensiero critico
  • Problem solving
  • Lavoro in team
  • Capacità comunicativa e presentazione
  • Lingue straniere, in particolare l’inglese

Secondo l’indagine Unioncamere-Anpal Excelsior 2023, oltre il 90% delle aziende che assumono laureati in ambito economico richiede competenze digitali, e oltre il 70% cerca anche capacità relazionali, di autonomia e di adattamento.

Sbocchi professionali: cosa puoi fare dopo

L’area economico-aziendale offre un’ampia gamma di sbocchi, sia nel privato che nel pubblico. Alcuni esempi concreti:

  • In azienda: amministrazione, finanza e controllo, marketing, vendite, HR, gestione progetti
  • Nella consulenza: revisione contabile, consulenza fiscale, strategica, organizzativa
  • Nel settore bancario e assicurativo: consulente, analista, gestore clienti, risk manager
  • Nella pubblica amministrazione: concorsi per profili economico-gestionali, esperti contabili, funzionari
  • Come libero professionista: commercialista (con Esame di Stato), consulente del lavoro
  • Nell’imprenditoria: startup, progetti digitali, impresa familiare

Alcuni numeri:

  • A 1 anno dalla laurea magistrale, il tasso di occupazione è del 77,1%
  • A 5 anni, sale all’88,2%
  • La retribuzione media netta è di circa 1.400 euro/mese dopo 12 mesi, con forti variazioni in base al settore e all’area geografica

Chi ha esperienze all’estero o ha svolto tirocini durante l’università registra tassi di occupazione superiori alla media. Anche per questo, oggi molti corsi puntano su Erasmus, stage internazionali e partnership con aziende.

Come orientarsi nella scelta

Scegliere il corso giusto non significa indovinare il futuro, ma costruire consapevolezza. Molto dipende da te: se preferisci un approccio pratico e gestionale, l’L-18 è probabilmente più adatta. Se ti appassiona l’analisi e il dato, guarda alla L-33 o ai percorsi più quantitativi. In ogni caso, il consiglio è: non scegliere solo per convenienza. Scegli un percorso che ti stimoli a crescere.

Economia? O forse qualcos’altro?

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Opportunità concrete: stage, placement, tirocini

Durante l’università, ci sono molte occasioni per avvicinarsi al mondo del lavoro:

  • Stage curricolari: obbligatori in molti corsi, svolti in azienda o in enti pubblici
  • Tirocini extracurriculari: dopo la laurea, anche retribuiti (es. Garanzia Giovani)
  • Career service: ogni università ha un ufficio placement che pubblica offerte, organizza job day, aiuta a scrivere CV e prepararsi ai colloqui
  • Bandi regionali ed europei: per esperienze all’estero, voucher formativi, tirocini in ambito green, tech, innovazione

Chi si attiva già durante il percorso ha più chance di trovare un’occupazione coerente con i propri interessi. Le aziende cercano sì competenze, ma anche persone curiose, capaci di imparare e di adattarsi.

Una storia tra tante

Tommaso, laureato magistrale in Economia e Management Internazionale all’Università di Ferrara, oggi lavora a Berlino come marketing manager in una startup:

“Durante la magistrale ho fatto uno stage Erasmus in Germania. È stata un’esperienza formativa a 360 gradi. Ho capito come muovermi in un ambiente internazionale e ho trovato subito lavoro. L’università mi ha dato le basi, ma sono state le esperienze a fare la differenza.”

Storie come la sua non sono eccezioni. Tra chi ha svolto uno stage all’estero, il 40% riceve un’offerta di lavoro dall’organizzazione ospitante.

Una scelta aperta

Studiare economia non ti incasella. Ti apre possibilità. Ti insegna a capire i fenomeni, a leggere i dati, a prendere decisioni. Ti prepara per lavorare in azienda, nel pubblico, in proprio, in Italia o all’estero. Ma soprattutto ti dà un metodo per affrontare problemi complessi e scenari in evoluzione.

Non è la scelta più facile, né la più immediata. Richiede impegno, soprattutto nelle materie quantitative. Ma per chi è curioso, rigoroso e ha voglia di costruire un percorso solido e flessibile, è una strada che può portare lontano.

E se oggi hai più dubbi che certezze, va benissimo così. L’orientamento serve proprio a questo: non a sapere tutto, ma a fare scelte più consapevoli.

Indirizzo economico: i laureati più richiesti

Secondo il rapporto Unioncamere – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior 2024, i laureati più richiesti dalle aziende sono proprio quelli del settore economico. È solo uno dei fattori che occorre tenere presenti quando si sceglie l’università, ma è comunque un dato importante da conoscere, ed è un dato che rimane costante negli anni, da tempo.

Indirizzi di laurea più richiesti dalle aziende
Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior, 2024
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Startup e autoimprenditorialità: come avviare un proprio progetto dopo la laurea

Terminata l’università, il primo pensiero spesso va alla ricerca di un lavoro. Ma non per tutti. C’è chi, invece, comincia a pensare a come costruirselo da sé. L’idea di avviare una startup o un piccolo progetto imprenditoriale personale dopo la laurea non è più solo per “visionari della Silicon Valley”, ma una possibilità concreta anche in Italia, se si sa dove guardare.

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Mobilità internazionale post-laurea: tirocini all’estero e programmi europei (ed extraeuropei)

Il passo successivo alla chiusura dell’ultima sessione di esami è quasi sempre il chiedersi cosa fare una volta laureati. È la classica fase sul filo del rasoio: da una parte dubbi atavici, dall’altra l’orizzonte delle possibilità. E tra queste, c’è quella di fare un’esperienza all’estero. Non è certo una fuga: è un’opportunità per collocarsi in un altro contesto, con altre regole, altre lingue, altri modi di pensare.

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Job placement universitario: servizi, bandi e supporto alla ricerca del lavoro

Hai appena finito l’università. La tesi è andata, le foto con la corona d’alloro pure. Magari hai già svuotato la stanza in affitto e inizi a ricevere la fatidica domanda: “E ora? Che fai?”. Se non hai una risposta pronta, sappi che non sei solo. Ed è qui che entra in scena il job placement universitario: uno strumento ancora poco conosciuto, ma che può fare la differenza.