Nel mondo del lavoro di oggi, non basta avere un titolo di studio. Le competenze contano, ma devono essere riconoscibili. Ed è qui che entrano in gioco le certificazioni professionali: strumenti pratici per mostrare cosa sai fare davvero. Che tu stia iniziando, cercando di cambiare direzione o voglia semplicemente fare un salto in avanti, una certificazione ben scelta può aiutarti.
Cosa sono, in parole povere
Una certificazione professionale è un documento che dice: questa persona sa fare questa cosa. Può arrivare da enti pubblici, privati, multinazionali tech, associazioni di categoria. Alcune valgono legalmente, altre no, ma funzionano lo stesso, perché parlano il linguaggio delle aziende. Se hai imparato qualcosa e vuoi che il mondo lo sappia, una certificazione può darti una mano.
Quelle "ufficiali", riconosciute dallo Stato
In Italia e in Europa c’è un sistema pubblico che riconosce alcune certificazioni. Le trovi nel Repertorio Nazionale, sono collegate all’EQF (il quadro europeo delle qualifiche) e spesso passano da norme precise, come quelle UNI. Le più comuni? Tecnico della sicurezza, operatore socio-sanitario, guida turistica, elettricista, saldatore. Di solito si fa un corso, poi un esame. Se lo passi, ottieni un attestato che ha valore legale.
Anche le certificazioni linguistiche (IELTS, DELE, Goethe) e informatiche (ECDL/ICDL, Microsoft Office Specialist) rientrano tra quelle “ufficiali”. Tornano utili nei concorsi pubblici o come titoli da inserire in graduatoria.
Quelle "di mercato", ma apprezzate
Poi c’è tutto un altro mondo: certificazioni che non sono regolate dalla legge ma valgono tanto nel mondo del lavoro. Le propongono Google, Microsoft, Cisco, Amazon, PMI, Scrum.org, Meta, Adobe, Salesforce. Sono focalizzate su competenze concrete, molto richieste. Nessuno ti obbliga a farle, ma molti recruiter le guardano con attenzione.
Google ha corsi per data analyst, UX designer, project manager. Microsoft certifica chi sa usare Excel, Word, Azure. Cisco è il top per il networking. PMI rilascia la PMP, che è una delle più note per chi lavora nella gestione progetti. Alcune si fanno online, altre richiedono esami in presenza. Alcune sono gratuite, altre costano un po’.
Come si sceglie quella giusta
Non serve raccoglierne dieci a caso. Ha senso puntare su qualcosa che serve davvero per il tipo di lavoro che vuoi fare. Ti manca una competenza? Vuoi cambiare settore? Vuoi dimostrare che sai fare qualcosa che non risulta dal tuo percorso di studi? Bene, cerca una certificazione che ti aiuti a farlo.
Dai un’occhiata agli annunci di lavoro. Guarda che certificazioni hanno le persone che fanno già quel mestiere. Evita quelle sconosciute o troppo generiche. E verifica sempre: chi la rilascia? È aggiornata? Ha senso nel mercato italiano o solo all’estero? Ha una scadenza?
Quanto costa e chi paga
Alcune non costano nulla, tipo i corsi Google su Coursera se prendi l’abbonamento mensile (circa 30 euro). Altre arrivano a centinaia di euro, come la PMP o le certificazioni AWS. A volte ci sono anche spese per prepararsi: libri, simulatori, corsi intensivi.
Però spesso non devi pagarle da solo. Ci sono fondi pubblici e strumenti come Garanzia Giovani, Fondo Nuove Competenze, voucher regionali, PNRR. Anche molte aziende coprono i costi con i fondi interprofessionali. Vale la pena informarsi: magari la tua Regione o il tuo datore di lavoro ha già qualcosa pronto per te.
Ma servono davvero?
Sì, se scelte bene. Non fanno miracoli, ma aiutano. Ti aprono porte, danno credito, mostrano che sei aggiornato. Le aziende lo sanno. I dati lo confermano: secondo Unioncamere, oltre il 30% delle imprese ICT cerca candidati con almeno una certificazione tecnica. CEDEFOP dice che chi ha una qualifica professionale ha più chance di trovare lavoro.
Marta, 28 anni, laureata in filosofia, ha fatto una certificazione Google in UX design. “Ero bloccata in lavori precari. Il corso l’ho fatto da casa in pochi mesi. Ora lavoro in una startup. Quella certificazione mi ha aiutata a cambiare strada”.
Dove trovare info utili
Per quelle ufficiali: siti del MIUR, Europass, portali regionali. Per quelle private: vai dritto ai siti di chi le rilascia (Google, Microsoft, PMI, ecc.). Le piattaforme come Coursera, edX, Skillshop o Udemy sono buoni posti dove iniziare a formarsi. Anche i centri per l’impiego e gli sportelli regionali possono darti dritte.
Tirando le somme
Le certificazioni non fanno curriculum da sole, ma possono renderlo molto più interessante. Servono a raccontare in modo chiaro quello che sai fare, soprattutto se non hai ancora tanta esperienza da mostrare. In un mercato che si muove in fretta, possono essere il modo giusto per salire sul treno. Non tutte valgono per tutti. Ma se trovi quella giusta, può fare la differenza.
