Nel mondo del lavoro, ci sono percorsi che non si trovano sulle mappe ufficiali. Strade che si aprono non tanto per concorso o per selezione aperta, ma attraverso una telefonata, un consiglio, un messaggio ricevuto al momento giusto. Il networking è questo: l’insieme dei rapporti che possono diventare opportunità. Va immaginato come qualcosa da costruire, più che da sfruttare: difficilmente nella vita si ottiene “la pappa pronta”. In particolare più l’approccio è rispettoso, più l’inizio della propria carriera partirà col piede giusto.
Perché il networking conta davvero
Non è un’esagerazione dire che molti lavori non si trovano sui portali online. Alcuni studi stimano che fino all’80% delle offerte non vengano pubblicate. Vengono affidate a chi si conosce, o a chi conosce qualcuno che conosce qualcun altro. In Italia, più del 70% dei disoccupati dichiara di cercare lavoro attraverso amici, parenti, conoscenti. Un dato che supera la media europea e che dice molto del nostro sistema informale.
Per studenti e giovani lavoratori, questo significa una cosa semplice: imparare a costruire relazioni professionali non è un “plus”, è una necessità. Chi riesce a entrare in contatto con persone già inserite nel mondo del lavoro ha più probabilità di ricevere informazioni, consigli, segnalazioni. Ha più accesso al mercato nascosto, quello delle opportunità che non passano dai CV ma dalle chiacchierate tra colleghi.
Dove si costruiscono le reti
Ci sono tanti modi per iniziare a fare networking. Le fiere del lavoro e i career day universitari sono un primo passo concreto. Eventi come Job&Orienta a Verona, la Fiera Toscana del Lavoro o le iniziative delle singole università mettono in contatto giovani, aziende, enti. Ma spesso il vero networking avviene dopo, quando si scrive una mail a chi si è incontrato, si aggiunge il contatto su LinkedIn, si tiene viva la conversazione.
LinkedIn, appunto. In Italia ha oltre 18 milioni di utenti, ma ancora oggi è usato in modo passivo da molti. Un profilo curato, aggiornato, con una foto professionale e una bio che racconta chi sei e cosa cerchi, può essere il primo biglietto da visita. Ma serve anche partecipare: commentare post, scrivere contenuti, chiedere (con garbo) un consiglio a qualcuno che si ammira.
Poi ci sono i programmi strutturati. Come Erasmus per Giovani Imprenditori: uno scambio europeo che permette a chi vuole avviare un’attività di lavorare per alcuni mesi accanto a un imprenditore esperto in un altro Paese. Non è solo formazione: è una rete che si costruisce, una relazione professionale che resta.
Le competenze che contano
Fare networking non significa solo parlare con tante persone. Significa ascoltare, presentarsi in modo chiaro, sapersi mettere nei panni dell’altro. Le imprese italiane lo sanno bene: tra le competenze più richieste ci sono la flessibilità, la capacità di lavorare in gruppo, la comunicazione efficace.
Sono tutte doti che fanno la differenza anche nelle relazioni professionali. Chi dimostra attenzione, affidabilità, apertura, resta impresso. Chi ascolta prima di parlare, chi ringrazia dopo un incontro, chi si ricorda di ricambiare un favore, costruisce rapporti duraturi. Non è questione di tecnica, ma di cura. È una forma di rispetto.
Come iniziare, concretamente
Un buon inizio può essere questo: partecipare a un evento, online o in presenza, e parlare con almeno due persone. Poi scrivere loro il giorno dopo. Aggiungerle su LinkedIn. Mantenere il contatto. Oppure contattare un professionista di un settore che interessa, e chiedere un colloquio informativo di mezz’ora. Molti accettano, se l’approccio è sincero.
Iscriversi a un’associazione di studenti, a una Junior Enterprise, a un gruppo locale che organizza eventi. Cercare su Meetup, Facebook, Telegram i gruppi legati al proprio ambito. Offrirsi come volontari per un evento. Partecipare a un hackathon o a un workshop. Tutto questo è networking.
Il networking come orientamento
C’è una frase che riassume bene tutto: “Il talento ti fa ottenere un colloquio, ma sono le relazioni che ti fanno ottenere il lavoro”. Ma è più profondo di così. Le relazioni non servono solo a trovare un lavoro. Servono a capire meglio chi siamo, cosa ci interessa, in che direzione vogliamo andare.
Fare networking significa anche confrontarsi, scoprire strade diverse, cambiare idea. E in questo senso, è uno strumento di orientamento potentissimo. Perché ci aiuta a fare la cosa più difficile: scegliere conoscendo. Sapendo di più, su di noi e sul mondo che ci circonda.
E per chi non ha una rete? Si può cominciare da zero. Con pazienza, attenzione, coraggio. Perché ogni rete, anche la più solida, è cominciata con una sola connessione.
