Educazione sessuale a scuola: retromarcia indietro solo parziale, sì alle medie ma solo con consenso dei genitori

Dopo le polemiche sul disegno di legge Valditara, il Carroccio corregge la sua stessa proposta: cancellato il divieto alle scuole medie (che rimarrebbe in vigore per infanzia e scuole elementari), ma le attività resteranno subordinate al consenso informato delle famiglie.

di Gabriele Capasso
10 novembre 2025
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Un dietrofront solo parziale

La Lega ha corretto il tiro sul disegno di legge Valditara, che nelle scorse settimane aveva acceso il dibattito sull’educazione sessuale nelle scuole italiane. Dopo aver proposto — e fatto approvare in Commissione Cultura — un emendamento che vietava ogni attività di educazione sessuale e affettiva fino alla terza media, il partito ha ora presentato un nuovo testo che elimina quel divieto.
Le scuole medie potranno quindi organizzare attività su affettività, rispetto e sessualità, ma solo se i genitori avranno firmato un consenso informato. Questo significa che non ci sarà un ritorno pieno dell’educazione sessuale, bensì un permesso condizionato, con forti limitazioni operative.
Il divieto assoluto resta in vigore per infanzia e primaria, mentre alle superiori e alle medie si applicheranno le stesse regole: progetti autorizzati caso per caso, previa approvazione del collegio docenti e del consiglio d’istituto, e partecipazione solo per chi avrà il consenso familiare.

Le motivazioni della Lega

Il nuovo emendamento, firmato dalla deputata Giorgia Latini, è stato presentato alla Camera durante la discussione generale del disegno di legge. Il relatore leghista Rossano Sasso ha spiegato che la modifica serve “a fare chiarezza” e che la Lega “non vuole vietare che in classe si parli di affetto e rispetto”, ma intende “evitare ideologizzazioni e garantire la libertà educativa delle famiglie”.
Matteo Salvini ha ribadito che l’obiettivo resta “impedire la diffusione di teorie gender e schifezze del genere”, espressione che ha provocato nuove tensioni con le opposizioni e con le associazioni per i diritti civili.
La maggioranza difende il principio del consenso informato come garanzia per i genitori, mentre critici e oppositori lo considerano uno strumento di controllo politico e culturale, che rischia di disincentivare i progetti scolastici su temi delicati.

Le reazioni dell’opposizione

Dalle opposizioni arriva un giudizio solo parzialmente positivo. Irene Manzi (PD) ha parlato di “una piccola vittoria del buonsenso”, ma ha aggiunto che “l’errore di fondo resta: pensare che la scuola debba tacere su affettività, rispetto e sessualità è una visione regressiva”.
Cecilia D’Elia, senatrice democratica, ha ricordato che “educare all’affettività è prevenzione e cultura del rispetto, non un capriccio ideologico”, mentre Elisabetta Piccolotti (Alleanza Verdi e Sinistra) ha definito il consenso informato “uno strumento antiscientifico e anticostituzionale”.
Dal Movimento 5 Stelle, Stefania Ascari ha denunciato che “le classi si spaccano tra chi può seguire e chi no: un’educazione a metà, trasformata in privilegio per chi ha famiglie illuminate”.

Cosa dicono i dati

Il Ministero dell’Istruzione ha recentemente pubblicato un monitoraggio nazionale sulle attività educative promosse nelle scuole. Su oltre duemila istituti superiori analizzati, quasi il 97% ha avviato progetti su rispetto, relazioni e contrasto alla violenza di genere. In due terzi dei casi, i docenti hanno segnalato miglioramenti nei comportamenti degli studenti, con un linguaggio più consapevole e minori episodi di bullismo o violenza.
Questi numeri mostrano che le scuole stanno già lavorando in autonomia su affettività e relazioni, ma la mancanza di una cornice normativa stabile lascia il sistema disomogeneo: tutto dipende dalla disponibilità dei singoli istituti e dalla tolleranza delle comunità locali.

Un vuoto che resta

Con la modifica annunciata oggi, l’Italia rientra solo parzialmente nei binari europei: in quasi tutti i Paesi dell’Unione, l’educazione sessuale è materia obbligatoria e parte del curriculum di base, senza bisogno di autorizzazioni familiari.
Nel nostro Paese, invece, il consenso informato rischia di diventare una nuova barriera d’accesso, soprattutto per gli studenti che vivono in contesti familiari più chiusi o disinformati.
Il DDL Valditara dovrebbe arrivare al voto della Camera entro la settimana e poi passare al Senato, ma anche nella sua versione corretta lascia aperta una domanda di fondo: come garantire a tutti i ragazzi un’educazione sessuale completa, scientifica e rispettosa, senza che diventi un privilegio per pochi?

Leggi il nostro approfondimento:Il giro di vite sull’Educazione Sessuale a Scuola: cosa sta succedendo?

SULL'AUTORE
Gabriele Capasso è un giornalista, consulente e produttore di contenuti con una lunga esperienza nel giornalismo digitale. Ha lavorato per quasi vent’anni in Blogo.it, dove ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità: da managing editor dell’area sport a vicedirettore, fino a diventare direttore responsabile dal 2020 al 2025. In questi anni ha coordinato team editoriali, gestito strategie SEO, pianificazione a lungo termine e attività di formazione, con particolare attenzione all’evoluzione del giornalismo online e ai modelli di business.
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