Le nuove Indicazioni Nazionali 2025: cosa cambia per infanzia e primo ciclo

Il 7 luglio 2025 sono state pubblicate le nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo d’istruzione. Vediamo quali sono le novità.

di Gabriele Capasso
9 luglio 2025
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Le novità principali

Il documento (disponibile per il download completo qui) è un aggiornamento profondo e necessario, che recepisce raccomandazioni europee recenti e intende allineare la scuola italiana alle sfide culturali, sociali e tecnologiche del presente. Il testo, lungo e articolato, è però attraversato da una visione coerente: fornire a bambini e ragazzi strumenti per comprendere il mondo contemporaneo, senza appesantire i percorsi, ma integrando meglio i saperi, con attenzione all’inclusione, alla personalizzazione e alla sostenibilità.

Le novità più significative introdotte dal documento possono essere riassunte così:

  • Introduzione dell’informatica fin dalla scuola primaria, come disciplina autonoma e non solo come competenza trasversale;

  • Educazione civica e sostenibilità presenti fin dalla scuola dell’infanzia, integrate nel curricolo delle discipline;

  • Latino per l’educazione linguistica (LEL) nella scuola media, con finalità culturali e potenziamento dell’italiano;

  • Approccio STEM integrato, con maggiore attenzione alla didattica laboratoriale, al pensiero scientifico e alla parità di genere;

  • Continuità educativa 0–6, con un curricolo della scuola dell’infanzia più coerente con i nidi e il primo ciclo;

  • Personalizzazione e attenzione ai ritmi individuali, con al centro lo studente e le sue possibilità di crescita.

A queste si affiancano indicazioni più operative, come il ritorno all’insegnamento del corsivo e alla cura della calligrafia, l’uso ragionato delle tecnologie, la valorizzazione dell’educazione musicale e del disegno, e un richiamo costante alla funzione orientativa della scuola.

Un nuovo sguardo sulla scuola dell’infanzia

Il testo valorizza fortemente la scuola dell’infanzia come primo tassello di un percorso educativo unitario. Si afferma chiaramente che essa “condivide con i servizi educativi per l’infanzia una visione dell’educazione fondata sul diritto di ogni bambina e di ogni bambino alla cura, alla relazione e all’apprendimento”.

Restano centrali i cinque campi di esperienza (il sé e l’altro, il corpo e il movimento, immagini-suoni-colori, discorsi e parole, la conoscenza del mondo), ma vengono letti come base per costruire un curricolo del quotidiano, fatto di azioni concrete, gioco, relazioni, esplorazioni, ascolto, cura del tempo e degli spazi.

Cambia anche il ruolo dell’adulto, che non trasmette saperi, ma crea le condizioni per apprendere: “una figura accogliente, in ascolto, incoraggiante, partecipe, regista attento dei processi di crescita”.

Sul piano dei contenuti, la vera novità è l’introduzione dell’educazione civica fin dall’infanzia, con attività orientate al rispetto, alla convivenza, alla consapevolezza di sé e degli altri, all’educazione ambientale. Si comincia insomma a coltivare il senso di appartenenza, la cura del bene comune e la cittadinanza, in modo giocoso e coerente con l’età.

Informatica e digitale: non solo strumenti, ma pensiero

Una delle innovazioni più forti riguarda l’informatica come disciplina: entra ufficialmente nel curricolo già nella scuola primaria, in risposta alla raccomandazione europea del 23 novembre 2023. L’obiettivo è duplice: da un lato, costruire competenze digitali solide e responsabili; dall’altro, offrire le basi concettuali di una disciplina scientifica autonoma.

Come recita il testo: “Introduzione dell’informatica fin dalla scuola primaria: questo mira a fornire agli alunni le competenze necessarie per operare in un mondo sempre più digitale, fornendo le basi concettuali della disciplina scientifica che ne è alla base e comprendendo le regole fondamentali per un utilizzo sicuro e responsabile della relativa tecnologia”.

Non si tratta dunque solo di usare il computer o il tablet, ma di capire come funzionano gli algoritmi, i dati, le reti, i linguaggi. Un’alfabetizzazione digitale vera, che continua poi nella scuola media, dove si lavora su pensiero computazionale, programmazione, cybersecurity, intelligenza artificiale.

STEM e didattica laboratoriale

Un altro asse portante delle nuove Indicazioni è la valorizzazione di un approccio STEM integrato, cioè della connessione tra scienze, tecnologia, ingegneria, matematica (e informatica), senza separazioni rigide. La matematica, ad esempio, è presentata come strumento per modellizzare, misurare, descrivere e argomentare; le scienze naturali per osservare, sperimentare e comprendere il mondo.

L’enfasi è sulla didattica attiva: laboratori, problemi reali, esperimenti, intersezioni tra discipline. Come si legge nel documento: “l’impostazione laboratoriale incoraggia lo sviluppo di un atteggiamento positivo verso le discipline matematico-scientifiche” e “rappresenta il fondamento per un apprendimento significativo, basato sull’attivazione di processi d’indagine”.

In più, si invita esplicitamente a narrare la storia della scienza, compreso il contributo delle donne: “mettere in luce la presenza di figure femminili che hanno dato un contributo allo sviluppo della scienza, così da avvicinare le alunne alle discipline scientifiche e tecnologiche, in cui il divario di genere è purtroppo ancora significativo”.

Educazione civica, sviluppo sostenibile e cittadinanza

L’educazione civica è rafforzata in modo trasversale: presente in tutte le discipline, connessa ai temi della cittadinanza attiva, della legalità, dell’ambiente, della salute, dell’educazione finanziaria. Già dalla scuola primaria, i bambini affrontano – con modalità adeguate – questioni legate al rispetto delle regole, alla gestione delle risorse, alla convivenza democratica.

Nel documento si sottolinea che le discipline STEM offrono strumenti per ragionare su temi ambientali e sostenibili (“esaminare in modo critico questioni ambientali, comprendendo l’importanza di preservare le risorse naturali”), mentre quelle umanistiche favoriscono la riflessione sulla Costituzione, i diritti umani, la storia della convivenza e delle istituzioni.

Tutto questo converge in una visione di educazione civica come tessuto connettivo del curricolo, non come ora isolata, ma come competenza che nasce dall’esperienza e dalla riflessione trasversale.

Il ritorno del Latino nella scuola media

Una delle novità più dibattute è l’introduzione del Latino per l’educazione linguistica (LEL) nella scuola secondaria di primo grado. Non si tratta di un’anticipazione liceale, ma di un’opzione curricolare per rafforzare la padronanza dell’italiano, scoprire le radici linguistiche e culturali comuni, esercitare logica, analisi e confronto tra lingue.

Come spiega il testo: “Il Latino per l’educazione linguistica mira a favorire l’accesso a un vasto e stimolante patrimonio di civiltà e tradizioni, rendendo possibile la percezione del rapporto di continuità […] tra le diverse culture europee”.

Il LEL è pensato per essere motivante, concreto, legato alla realtà degli studenti. Si studiano proverbi, iscrizioni, motti, parole latine ancora vive, per capire meglio anche l’italiano, l’inglese, le lingue romanze. È un approccio utilitarista e culturale insieme, senza carichi eccessivi, ma con potenziale formativo forte.

Il valore delle cose semplici: scrittura a mano, calligrafia, musica

In un contesto digitale, il documento riserva parole importanti alla scrittura manuale: “agevola lo sviluppo della coordinazione oculo-manuale, allontana i bambini dagli schermi e permette di tutelare gli spazi vitali dell’esperienza concreta”. Non si tratta solo di nostalgia, ma del riconoscimento che il gesto grafico, lento e curato, ha valore cognitivo, relazionale, affettivo.

Anche la calligrafia è valorizzata come attività espressiva e creativa, che aiuta a costruire un segno personale, come lo è la voce nel canto o il suono in uno strumento. La musica, infine, viene rilanciata non solo come disciplina, ma come esperienza educativa totale, dove si sviluppano ascolto, ritmo, relazione, attenzione, memoria, espressione.

Al centro, sempre, lo studente

A reggere tutto, c’è il principio della centralità della persona. Ogni novità introdotta ha senso solo se serve a garantire a ciascun bambino e ragazzo l’accesso al sapere, la crescita delle proprie potenzialità, la possibilità di costruirsi come cittadino libero e consapevole.

Scrive il documento: “La libertà di insegnamento comporta la responsabilità di realizzare percorsi personalizzati, per garantire a ciascuno e a ciascuna equità ed effettiva eguaglianza delle opportunità educative”.

È un principio forte, che attraversa ogni pagina. La scuola, per come viene immaginata in queste Indicazioni, non è un luogo dove si aggiungono materie o si scaricano competenze, ma uno spazio educativo condiviso, dove adulti e bambini, insegnanti e studenti, crescono insieme affrontando con coraggio la complessità del presente.

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