Stretta di Trump su Harvard: accordo con Toronto per salvare gli studenti internazionali

Trump ha bloccato i visti studenteschi e i fondi federali ad Harvard, che ha reagito offrendo agli studenti internazionali la possibilità di completare gli studi in Canada. Vediamo come cambia lo scenario per chi sogna un percorso accademico negli USA — e quali alternative valutare.

di Gabriele Capasso
2 luglio 2025
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La stretta di Donald Trump sugli studenti stranieri e sulle università americane continua ad aggravarsi. L’ultima novità è che Harvard – divenuta il bersaglio principale di questa “guerra” – ha stretto un accordo con l’Università di Toronto per offrire ai suoi studenti internazionali un rifugio in Canada. Mentre le misure anti-immigrazione di Trump minacciano di bloccare il sogno di molti giovani di studiare negli Stati Uniti, le università cercano soluzioni creative per proteggere i propri studenti e programmi accademici.

Visti bloccati e controlli sui social

A fine maggio l’amministrazione Trump ha ordinato alle ambasciate e consolati statunitensi di sospendere immediatamente la programmazione di nuovi colloqui per i visti studenteschi. Per approfondire, leggi il nostro articolo su “Studiare negli Stati Uniti: Trump blocca i visti”. Il blocco riguarda i visti F, M e J – quelli per studiare, fare ricerca o partecipare a scambi culturali negli USA.

Oltre allo stop, è in vista un rafforzamento dei controlli sui social media di chi chiede un visto. I criteri sono vaghi: potrebbe bastare aver postato una bandiera palestinese o partecipato a una protesta contro la guerra a Gaza per finire sotto osservazione. Politico riporta la preoccupazione di diversi funzionari del Dipartimento di Stato riguardo alle implicazioni di questa misura.

Le università americane, che fanno grande affidamento sugli studenti internazionali – ad Harvard sono circa il 27% – rischiano di ritrovarsi con laboratori vuoti, ricerche interrotte e carriere accademiche compromesse.

Harvard nel mirino di Trump

Harvard è diventata il simbolo dello scontro tra governo e mondo accademico. Da febbraio, la Casa Bianca ha congelato oltre 2 miliardi di dollari di fondi federali destinati all’ateneo, minacciando ulteriori tagli fino a 9 miliardi. Ha revocato lo status SEVP che consente di ospitare studenti internazionali, accusando Harvard di non aver garantito un ambiente sicuro per gli studenti ebrei.

Il provvedimento del Dipartimento per la Sicurezza Interna, reso pubblico il 22 maggio, ha avuto effetto immediato. Harvard ha fatto causa, ottenendo una sospensione temporanea da parte di un giudice federale. Ma nel frattempo il presidente ha firmato una proclamazione presidenziale che sospende per sei mesi l’ingresso negli USA a qualsiasi studente diretto a Harvard.

Altri atenei sono finiti nel mirino: Columbia (400 milioni di dollari sospesi), Brown (500 milioni), Cornell (1 miliardo), Princeton (200 milioni) e molte altre università della Ivy League. Secondo una ricostruzione del Corriere della Sera, questa stretta è parte di una strategia più ampia per ridurre l’autonomia accademica delle università considerate troppo “liberal”.

Il salvagente canadese

Per rispondere alla crisi, Harvard ha firmato un accordo con l’Università di Toronto. L’intesa prevede che gli studenti della Kennedy School of Government, impossibilitati a ottenere il visto, possano completare i propri studi in Canada, alla Munk School of Global Affairs and Public Policy. Il diploma finale sarà comunque rilasciato da Harvard.

Secondo il preside Jeremy Weinstein, l’obiettivo è “continuare a garantire un programma di altissimo livello anche se non sarà possibile farlo sul nostro campus per quest’anno”. La collaborazione, scrive il Corriere, è destinata a diventare un modello di riferimento in caso di crisi prolungata.

Cosa cambia per chi sogna di studiare negli USA

Per chi oggi vuole studiare negli Stati Uniti, il contesto è profondamente mutato. Non basta più essere ammessi a un’università prestigiosa: servono pazienza, documentazione accurata e consapevolezza dei rischi politici. Le università stesse non sono più in grado di garantire continuità a causa di decisioni governative imprevedibili.

Allo stesso tempo, questa situazione ha spinto molte istituzioni a cercare soluzioni alternative. L’accordo con Toronto ne è un esempio. Altri atenei, in Canada e in Europa, stanno aprendo canali preferenziali per accogliere studenti respinti dagli USA.

Il consiglio per chi sta valutando un’esperienza di studio internazionale? Tieniti aggiornato, considera piani B in Paesi più stabili (Canada, Germania, Paesi Bassi, Scandinavia) e informati bene sui requisiti di visto e immigrazione prima di prendere una decisione definitiva. Il sogno americano non è morto, ma oggi richiede strategie più flessibili e lucide.

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