PDP e plusdotazione: strumenti e strategie per valorizzare il potenziale

Un bambino che divora libri, pone domande inaspettate e mostra una curiosità insaziabile: è un’immagine che molti insegnanti e genitori conoscono. Spesso, questi bambini sono etichettati come “secchioni” o “piccoli geni”, ma dietro questa percezione si nasconde una realtà più complessa e affascinante: quella della plusdotazione.

di Alpha Orienta
30 giugno 2025
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Comprendere la plusdotazione nel contesto scolastico

Un alunno plusdotato può mostrare curiosità intensa, rapidità di apprendimento, pensiero divergente, ma anche ipersensibilità, perfezionismo e difficoltà di integrazione sociale. Questi elementi rendono fondamentale un riconoscimento precoce e un intervento educativo mirato. Per valorizzare il suo potenziale è necessario un Piano Didattico Personalizzato (PDP). 

Riconoscere un bambino plusdotato non è sempre semplice e richiede l’attenzione di insegnanti, genitori e specialisti. In classe, potremmo notare una rapidità di apprendimento sorprendente, la capacità di risolvere problemi complessi, un pensiero astratto sviluppato precocemente e interessi precoci in ambiti specifici. A casa, potrebbero manifestare una curiosità insaziabile, una grande sensibilità emotiva e un perfezionismo che a volte può sfociare in ansia.

La diagnosi di plusdotazione solitamente avviene tramite test cognitivi specifici, affiancati da osservazioni qualitative da parte di psicologi esperti. È fondamentale sfatare il mito che i plusdotati siano solo “quelli bravi a scuola”. Le loro caratteristiche includono spesso:

  • Asincronia dello sviluppo: lo sviluppo intellettivo può essere molto più avanti rispetto a quello emotivo o fisico.
  • Perfezionismo: una spinta interna a eccellere che può generare stress e ansia da prestazione.
  • Sensibilità emotiva: una percezione più intensa delle emozioni proprie e altrui.
  • Bisogno di stimoli adeguati: la routine e i compiti ripetitivi possono portare a noia e demotivazione.

La noia cronica può sfociare in sottorendimento scolastico (il cosiddetto underachievement) e persino problemi comportamentali. Inoltre, la loro diversità può portarli all’isolamento sociale o renderli bersaglio di bullismo. Non dimentichiamo poi la doppia eccezionalità, ovvero quando la plusdotazione si presenta insieme ad altri BES, come DSA o ADHD, rendendo il quadro ancora più complesso e la necessità di un intervento personalizzato ancora più urgente.

Il PDP: strumento per la plusdotazione

Il PDP è un documento redatto dalla scuola per delineare gli interventi personalizzati necessari a garantire il successo formativo di alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES). Previsto dalla normativa italiana (in particolare dalla CM n. 562/2019), il PDP non è riservato solo agli studenti con diagnosi certificate (come i DSA), ma si applica anche in situazioni non certificate, come nel caso della plusdotazione. Strutturato in sezioni che includono obiettivi, strategie, strumenti compensativi e misure dispensative, il PDP costituisce una guida concreta per l’azione didattica quotidiana.

Plusdotazione e PDP: un incontro necessario

Anche se spesso trascurata, la plusdotazione può generare difficoltà scolastiche: senso di frustrazione, disinteresse, comportamenti oppositivi, o addirittura sottorendimento. In questi casi, l’attivazione di un PDP è non solo possibile, ma auspicabile.

Attraverso questo strumento preziosissimo, infatti, è possibile adattare il percorso scolastico dell’alunno plusdotato, offrendogli stimoli adeguati, ritmi personalizzati e opportunità di sviluppo coerenti con il suo profilo.

Contenuti Chiave di un PDP per studenti plusdotati

Un PDP efficace per studenti plusdotati dovrebbe prevedere:

  • Obiettivi personalizzati, orientati all’approfondimento e alla valorizzazione delle aree di interesse e talento.
  • Strategie didattiche come l’enrichment (arricchimento curricolare), l’accelerazione (anticipazione dei contenuti), il tutoring o il mentoring.
  • Strumenti compensativi, come risorse digitali avanzate o ambienti di apprendimento alternativi.
  • Misure dispensative, ad esempio la riduzione di esercizi ripetitivi o la flessibilità nella gestione dei tempi.
  • Valutazione, che tenga conto non solo del rendimento, ma anche della crescita personale e dell’engagement.

Il ruolo della scuola e della famiglia

Alla base di ogni PDP che funziona davvero c’è qualcosa di molto semplice, ma non sempre scontato: la capacità di mettersi in ascolto. Insegnanti, genitori e, quando serve, anche specialisti, diventano una piccola comunità educativa che si prende cura del cammino di un ragazzo o di una ragazza. Perché non basta compilare un modulo: serve costruire insieme un progetto che dia voce e spazio all’unicità di ogni studente.

Affinché questo accada:

  • Gli insegnanti devono essere formati e aperti a riconoscere segnali anche sottili, come la noia, la curiosità estrema o l’irrequietezza.
  • Le famiglie devono sentirsi accolte, ascoltate e coinvolte come partner attivi.
  • Gli specialisti, quando coinvolti, offrono chiavi di lettura preziose per comprendere meglio i bisogni e le potenzialità dell’alunno.
  • Il dialogo deve essere continuo, autentico e centrato sul benessere complessivo dello studente.

Quando questa rete si attiva, la scuola smette di essere un luogo rigido e diventa uno spazio di crescita condivisa, dove ogni alunno si sente visto, sostenuto e incoraggiato a dare il meglio di sé.

Le sfide e prospettive future

Tra le principali difficoltà nella gestione della plusdotazione vi è l’assenza di linee guida nazionali specifiche e una formazione docente ancora disomogenea. Tuttavia, sono sempre più numerose le scuole che attivano progetti dedicati e reti di supporto tra istituti. La sfida è quella di costruire una scuola realmente capace di riconoscere e nutrire il talento, senza lasciare indietro nessuno.

Coltivare l’eccellenza nella diversità

Guardare alla plusdotazione con occhi nuovi significa riconoscere che non si tratta di un vantaggio da gestire in automatico, ma di una specificità che merita ascolto, empatia e progettualità. Ogni bambino o ragazzo plusdotato porta con sé un mondo ricco, a volte difficile da decifrare, ma sempre degno di essere accolto e coltivato. Il PDP, in questo senso, non è solo un documento: è una promessa educativa. Una promessa che dice “ti vedo, ti ascolto, voglio aiutarti a fiorire”. Promuovere l’inclusione significa anche questo: saper dare spazio al talento, all’entusiasmo, alle domande fuori dagli schemi. Solo così la scuola può essere davvero il luogo dove ogni potenziale trova radici e ali.

Una legge ad hoc per il futuro

Il Parlamento italiano, tramite la 7ª Commissione Cultura del Senato, si appresta ad approvare la prima legge specifica per gli alunni plusdotati, colmando un vuoto normativo storico. Il provvedimento equipara la plusdotazione a un insieme di caratteristiche cognitive, emotive e relazionali che non sempre emergono in classe, provocando disorientamento, noia o isolamento tra gli studenti. La normativa prevede:

  • Rilevazione precoce degli alunni con alto potenziale, tramite scuole, famiglie e specialisti.
  • Referente scolastico per l’alto potenziale, incaricato di identificare i casi sospetti e predisporre piani didattici personalizzati (PDP) con flessibilità curricolare.
  • Possibilità di salto di classe: frequenza anticipata per singole materie o iscrizione anticipata all’anno successivo, previa verifica tramite esame di idoneit.
  • Formazione obbligatoria per il corpo docente: 20 ore iniziali, aggiornamenti annuali (almeno 15 ore) e corsi universitari dedicati nei percorsi della psicologia e dell’insegnamento.
  • Linee guida nazionali definite dopo una sperimentazione triennale e criteri diagnostici più chiari per prevenire disagi emotivi e relazionali.

Il ddl mira a valorizzare circa l’8 % della popolazione scolastica plusdotata, offrendo loro opportunità adeguate e prevenendo frustrazione, abbandono ed esclusione.

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